domenica 31 ottobre 2010

Guardini:Uomo del dialogo alla ricerca della verità


discorso del Papa ai partecipanti alla conferenza su Romano Guardini ricevuti in udienza venerdì 29 ottobre
Uomo del dialogo alla ricerca della verità
Pubblichiamo qui di seguito il testo del discorso rivolto, venerdì mattina, 29 ottobre, da Benedetto XVI ai partecipanti a un convegno su Romano Guardini, ricevuti in udienza nella Sala Clementina. Il Papa sintetizzandone il percorso umano, spirituale e teologico aveva descritto Guardini come un uomo di dialogo che ha osservato il mondo con uno sguardo comprensivo alla ricerca della verità di Dio e dell'uomo.



Eccellenze, Illustrissimo Signor Presidente Prof. von Pufendorf, Illustri Signore e Signori, Cari amici! È per me una gioia poter dare il benvenuto qui, nel Palazzo Apostolico, a voi tutti venuti a Roma in occasione del Convegno della Fondazione Guardini sul tema "Eredità spirituale e intellettuale di Romano Guardini". In particolare, ringrazio Lei, caro Professore von Pufendorf, per le cordiali parole che mi ha rivolto all'inizio di questo nostro incontro, nelle quali ha espresso l'intera "lotta" attuale, che ci lega a Guardini e, al tempo stesso, ci richiede di portare avanti l'opera della sua vita. Nel discorso di ringraziamento in occasione della celebrazione del suo 80° genetliaco, nel febbraio 1965 all'Università "Ludwig-Maximilian" di Monaco, Guardini descrive il compito della sua vita, quale egli lo intende, come un modo "di interrogarsi, in un continuo scambio spirituale, cosa significhi una Weltanschauung cristiana" (Stationen und Rückblicke, S. 41). La visione, questo sguardo complessivo sul mondo, è stato per Guardini non uno sguardo dall'esterno come di un mero oggetto di ricerca. Egli non intendeva nemmeno la prospettiva della storia dello spirito, che esamina e pondera quanto altri hanno detto o scritto sulla forma religiosa di un'epoca. Tutti questi punti di vista erano insufficienti secondo Guardini. Negli appunti sulla sua vita, egli affermava "Ciò che immediatamente mi interessava, non era la questione di cosa qualcuno avesse detto sulla verità cristiana, ma di cosa sia vero" (Berichte über mein Leben, S. 24). Ed era questa impostazione del suo insegnamento che colpì noi giovani, perché noi non volevamo conoscere uno "spettacolo pirotecnico" delle opinioni esistenti dentro o fuori della Cristianità: noi volevamo conoscere ciò che è. E lì c'era uno che senza timore e, al tempo stesso, con tutta la serietà del pensiero critico, poneva questa questione e ci aiutava a pensare insieme. Guardini non voleva conoscere qualcosa o molte cose, egli aspirava alla verità di Dio e alla verità sull'uomo. Lo strumento per avvicinarsi a questa verità, era per lui la Weltanschauung - come la si chiamava a quel tempo - che si realizza in uno scambio vivo con il mondo e con gli uomini. Lo specifico cristiano consiste nel fatto che l'uomo si sa in una relazione con Dio che lo precede e alla quale non può sottrarsi. Non è il nostro pensare il principio che stabilisce il metro di misura, ma Dio che supera il nostro metro di misura e non può essere ridotto ad alcuna entità creata da noi. Dio rivela sé stesso come la verità, ma essa non è astratta, bensí si trova nel concreto-vivente, infine, nella forma di Gesù Cristo. Chi, però, vuole vedere Gesù, la verità, deve "invertire la rotta", deve uscire dall'autonomia del pensiero arbitrario verso la disposizione all'ascolto, che accoglie ciò che è. E questo cammino a ritroso, che egli ha compiuto nella sua conversione, ha plasmato l'intero suo pensiero e l'intera sua vita come un continuo uscire dall'autonomia verso l'ascolto, verso il ricevere. Tuttavia perfino in un autentico rapporto con Dio l'uomo non sempre comprende ciò che Dio dice. Egli ha bisogno di un correttivo, e questo consiste nello scambio con gli altri, che nella Chiesa vivente di ogni tempo ha trovato la sua forma attendibile, che congiunge tutti gli uni con gli altri. Guardini era un uomo del dialogo. Le sue opere sono quasi senza eccezione sorte da un colloquio, perlomeno interiore. Le lezioni del Professore di filosofia della religione e di Weltanschauung cristiana all'Università di Berlino negli anni 20 rappresentavano soprattutto incontri con personalità della storia del pensiero. Guardini leggeva le opere di questi autori, li ascoltava, imparava da loro come vedevano il mondo ed entrava in dialogo con loro, per sviluppare in dialogo con essi ciò che egli, in quanto pensatore cattolico, aveva da dire al loro pensiero. Questa abitudine egli la continuò a Monaco, ed era anche la peculiarità dello stile delle sue lezioni, il fatto che egli fosse in dialogo con i Pensatori. La sua parola chiave era: "Vedete..." perché voleva guidarci a "vedere" ed egli stesso stava in un comune dialogo interiore con gli uditori. Questa era la novità rispetto alla retorica dei vecchi tempi: che egli non cercasse affatto alcuna retorica, bensì parlasse in modo del tutto semplice con noi e, insieme a ciò, parlasse con la verità e ci inducesse al dialogo con la verità. E questo è un ampio spettro di "dialoghi" con autori come Socrate, Sant'Agostino o Pascal, con Dante, Hölderlin, Mörike, Rilke e Dostojevskij. Egli vedeva in loro dei mediatori viventi, che scoprono in una parola del passato il presente, permettendo di vederlo e viverlo in modo nuovo. Essi ci donano una forza, che può condurci di nuovo a noi stessi. Dall'apertura dell'uomo per il vero segue, per Guardini, un ethos, una base per il nostro comportamento morale verso il nostro prossimo, come esigenza della nostra esistenza. Poiché l'uomo può incontrare Dio, può anche agire bene. Per lui vale questo primato dell'ontologia sull'ethos, dall'essere, dall'essere stesso di Dio rettamente compreso e ascoltato segue dunque il retto agire. Egli diceva: "Una prassi autentica, cioè un agire corretto, sorge dalla verità, e per questa si deve lottare" (ibid., S. 111). Un tale anelito verso il vero e il protendersi verso ciò che è originario ed essenziale, Guardini lo notava anzitutto anche presso i giovani. Nei suoi dialoghi con la gioventù, particolarmente al Castello di Rothenfels, che allora grazie a Guardini era diventato il centro del movimento giovanile cattolico, il sacerdote ed educatore portò avanti gli ideali del movimento giovanile quali l'autodeterminazione, la responsabilità propria e l'interiore disposizione alla verità; egli li purificò e li approfondì. Libertà. Sì, ma libero è solo - ci diceva - colui che "è completamente ciò che deve essere secondo la sua natura. [...] Libertà è verità" (Auf dem Wege, S. 20). La verità dell'uomo è per Guardini essenzialità e conformità all'essere. Il cammino porta alla verità quando l'uomo esercita "l'obbedienza del nostro essere nei confronti dell'essere di Dio" (ibid., S. 21). Ciò avviene ultimamente nell'adorazione, che per Guardini appartiene all'ambito del pensiero. Nell'accompagnare la gioventù, Guardini cercò anche un nuovo accesso alla liturgia. La riscoperta della liturgia era per lui una riscoperta dell'unità fra spirito e corpo nella totalità dell'unico essere umano, poiché l'atto liturgico è sempre allo stesso tempo un atto corporale e spirituale. Il pregare viene dilatato attraverso l'agire corporale e comunitario, e così si rivela l'unità di tutta la realtà. La liturgia è un agire simbolico. Il simbolo come quintessenza dell'unità tra lo spirituale e il materiale va perso dove ambedue si separano, dove il mondo viene spaccato in modo dualistico in spirito e corpo, in soggetto e oggetto. Guardini era profondamente convinto che l'uomo è spirito in corpo e corpo in spirito e che, pertanto, la liturgia e il simbolo lo conducono all'essenza di se stesso, in definitiva lo portano, tramite l'adorazione, alla verità. Tra i grandi temi di vita di Guardini il rapporto tra fede e mondo è di permanente attualità. Guardini vedeva soprattutto nell'Università il luogo della ricerca della verità. L'Università può esserlo, però, solo quando è libera da ogni strumentalizzazione e tornaconto per fini politici e di altro tipo. Oggi, in un mondo di globalizzazione e frammentazione, è ancora più necessario che venga portato avanti questo proposito, un proposito che sta molto a cuore alla Fondazione Guardini e per la cui realizzazione è stata creata la cattedra Guardini. Di nuovo esprimo il mio cordiale ringraziamento a tutti i presenti per essere venuti. Possa la frequentazione dell'opera di Guardini affinare la sensibilità per i fondamenti cristiani della nostra cultura e società. Volentieri imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica. (©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2010)

Essere grandi, ovvero crescere nell’amicizia di Gesù





Centomila giovani dell’Azione Cattolica in Piazza San Pietro. Il Papa: solo in Gesù troviamo il vero amore e la vera libertàUna festa della fede, un momento di gioia ed entusiasmo: è quanto si è vissuto stamani in Piazza San Pietro invasa da centomila giovani dell’Azione Cattolica convenuti, da tutta l’Italia, a Roma per incontrare Benedetto XVI. Un evento incentrato sul tema “C’è di più. Diventiamo grandi insieme” che ha visto il momento culminante nel dialogo tra il Papa e i ragazzi su temi forti come l’amore, l’educazione e la testimonianza evangelica nella vita quotidiana. Il servizio di Alessandro Gisotti: CantiAbbiate il coraggio, “l’audacia di non lasciare nessun ambiente privo di Gesù”: è la sfida impegnativa che il Papa ha lanciato stamani ai centomila giovani dell’Azione Cattolica, in un clima di grande affetto e gioia. La parola del Papa, ha detto il presidente dell’associazione, Franco Miano, “ci aiuta ad avere fiducia e a credere anche nei momenti più difficili che la speranza continua ad essere l’orizzonte più degno dell’uomo”. Dal canto suo, l’assistente spirituale dell’Azione Cattolica, mons. Domenico Sigalini, ha osservato che “non è vero che le Chiese sono abbandonate dai giovani” e che i ragazzi di oggi “non vogliono mediocrità o adattamenti, ma sogni e voli alti”. Anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dell’episcopato italiano, ha messo l’accento sulle grandi speranze che la Chiesa ripone nei giovani ai quali, ha detto, gli adulti sono chiamati a dare il buon esempio. Quindi, ha messo l’accento sul ruolo del Papa per i giovani:"Il Santo Padre ci parla di Gesù, ci indica il suo vero volto, ci garantisce di essere sulla strada giusta: stretti al Papa, sentiamo il calore e la gioia della Chiesa, la famiglia dei figli di Dio. Cari ragazzi e giovani dell’Azione Cattolica, siate amici di Gesù, amate la Chiesa, dite al Santo Padre il vostro affetto". E’ stata dunque la volta dell’atteso dialogo tra Benedetto XVI e i ragazzi. Il Papa ha risposto a tre domande di giovani ed educatori dell’Azione Cattolica, partendo dal tema dell’incontro “C’è di più”. Benedetto XVI ha rilevato che crescere in altezza non significa diventare davvero grandi. Ed ha confidato un ricordo personale:“Io quando sono stato ragazzo, alla vostra età, nella mia classe ero uno dei più piccoli e tanto più ho avuto il desiderio di essere un giorno molto grande e non solo grande di misura, ma volevo fare qualcosa di grande, di più della mia vita, anche se non conoscevo questa parola ‘C’è di più’”. Quindi, ha sottolineato cosa vuol dire davvero essere grandi, ovvero crescere nell’amicizia di Gesù. Un insegnamento che anche gli adulti non devono dimenticare:“Così Gesù ha insegnato agli adulti che anche voi siete 'grandi' e che gli adulti devono custodire questa grandezza, che è quella di avere un cuore che vuole bene a Gesù”. Essere “grandi” allora, ha soggiunto, “vuol dire amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei Sacramenti, nella Santa Messa”. Ed ha ribadito che “amore di Dio” è sempre “amore degli amici”, specie di quelli in difficoltà. E il significato autentico della parola amore è stato anche il tema forte della seconda domanda, alla quale il Papa ha risposto mettendo in guardia dai messaggi sbagliati che spesso la società propone ai giovani:“E’ proprio vero: voi non potete e non dovete adattarvi ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà. Molto 'amore' proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, ma vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti”. “Certo – ha riconosciuto il Santo Padre – costa anche sacrificio vivere in modo vero l’amore”, ma si è detto sicuro che i giovani dell’Azione Cattolica non hanno “paura della fatica di un amore impegnativo e autentico” giacché è “l’unico che dà in fin dei conti la vera gioia!”. Anzi, ha proseguito il Papa, “c’è una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene: se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù”. Il Papa ha infine risposto ad un’educatrice dell’Azione Cattolica, soffermandosi su cosa vuol dire essere educatori:“Direi che essere educatori significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù e far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre”. “Voi – è stata la sua esortazione – siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più giovani”. Ed ha aggiunto: “Non potete essere autosufficienti, ma dovete far sentire l’urgenza dell’educazione delle giovani generazioni a tutti i livelli”. Al momento dei saluti, il Papa ha risposto con affetto al grande entusiasmo dei ragazzi:“Anche io sono pieno di gioia! Mi sento ringiovanito (applausi). Grazie a tutti voi di cuore!” (applausi)