domenica 6 dicembre 2009

Ai vescovi Brasiliani : L'educazione e scuola cattolica

Pubblichiamo il testo integrale del discorso del Papa ai presuli della Conferenza episcopale del Brasile (Regio­ne Sul 3 e Sul 4), a Roma per la visita «ad limina».


V enerati fratelli nell’episcopato, do il benvenu­to e saluto tutti e ciascuno di voi, nel ricevervi collegialmente nell’ambito della vostra visita ad limina. Ringrazio monsignor Murilo Krieger per le parole di devota stima che mi ha rivolto a nome di tut­ti voi e del popolo affidato alle vostre cure pastorali nel­le Regioni ecclesiastiche Sul 3 e 4, esponendo anche le vostre sfide e le vostre speranze. Nell’ascoltare queste cose, sento levarsi dal mio cuore azioni di rendimento di grazie al Signore per il dono della fede misericordio­samente concesso alle vostre comunità ecclesiali e da esse zelantemente conservato e coraggiosamente trasmesso, in ob­bedienza al mandato che Gesù ci ha lasciato di portare la sua Buo­na Novella a ogni creatura, cer­cando di pervadere di umanesimo cristiano la cultura attuale. R iguardo alla cultura, il pen­siero si volge a due ambi­ti classici in cui essa si for­ma e comunica – l’università e la scuola –, fissando l’attenzione principalmente sulle co­munità accademiche che sono nate all’ombra dell’u­manesimo cristiano e che s’ispirano a esso, onorando­si del nome di «cattoliche». Ora «è proprio nel riferi­mento esplicito e condiviso da tutti i membri della co­munità scolastica – sia pure in grado diverso – alla vi­sione cristiana, che la scuola è 'cattolica', poiché i prin­cipi evangelici diventano in essa norme educative, mo­tivazioni interiori e insieme mete finali» (Congregazio­ne per l’Educazione cattolica, L a scuola cattolica, n. 34). Possa essa, in una convinta sinergia con le famiglie e con la comunità ecclesiale, promuovere quella unità fra fede, cultura e vita che costituisce l’obiettivo fon­damentale dell’educazione cristiana. Anche le scuole statali, secondo diverse forme e modi, possono essere aiutate nel loro compito educativo dal­la presenza di professori credenti – in primo luogo, ma non esclusivamente, i professori di religione cattolica – e di alunni formati cristianamente, come pure dalla collaborazione delle famiglie e della stessa comunità cri­stiana. In effetti, una sana laicità della scuola non im­plica la negazione della trascendenza, e neppure una mera neutralità dinanzi a quei requisiti e valori mora­li che si trovano alla base di un’autentica formazione della persona, includendo l’educazione religiosa. L a scuola cattolica non può essere pensata né vi­vere separata dalle altre istituzioni educative. Es­sa è al servizio della società: svolge una funzione pubblica e un servizio di pubblica utilità, non riserva­to solo ai cattolici, ma aperto a tutti coloro che deside­rano usufruire di una proposta educativa qualificata. Il problema della sua equiparazione giuridica ed econo­mica alla scuola statale potrà essere correttamente im­postato solo se partiamo dal riconoscimento del ruo­lo primario delle famiglie e da quello sussidiario delle altre istituzioni educative. Nell’articolo 26 della Di­chiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo si legge: «I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del gene­re di istruzione da impartire ai loro figli». L’impegno plurisecolare della scuola cattolica va in questa dire­zione, spinto da una forza ancora più radicale, ossia dalla forza che fa di Cristo il centro del processo edu­cativo. Questo processo, che ha inizio nelle scuole primaria e secondaria, si realizza in modo più alto e specializzato nelle università. La Chiesa è stata sempre solidale con l’università e con la sua vocazione di condurre l’uomo ai più alti livelli della conoscenza della verità e del do­minio del mondo in tutti i suoi aspetti. Mi compiaccio di esprimere la mia viva gratitudine ecclesiale alle di­verse congregazioni religiose che fra di voi hanno fon­dato e sostenuto rinomate università, ricordando loro tuttavia che queste non sono proprietà di chi le ha fon­date o di chi le frequenta, ma espressione della Chiesa e del suo patrimonio di fede. I n tal senso, amati fratelli, vale la pena ricordare che, lo scor­so agosto, ha compiuto venti­cinque anni l’Istruzione Libertatis nuntius della Congregazione per la dottrina della fede, su alcuni a­spetti della teologia della libera­zione; in essa si sottolineava il pe­ricolo che comportava l’accetta­zione acritica da parte di alcuni teologi di tesi e metodologie provenienti dal marxismo. Le sue conseguenze più o meno visibili fatte di ribel­lione, divisione, dissenso, offesa, anarchia, si fanno an­cora sentire, creando nelle vostre comunità diocesane grande sofferenza e una grave perdita di forze vive. Sup­plico quanti in qualche modo si sono sentiti attratti, coinvolti e toccati nel proprio intimo da certi principi ingannatori della teologia della liberazione, di con­frontarsi nuovamente con la suddetta Istruzione, ac­cogliendo la luce benigna che essa offre a mani tese; a tutti ricordo che «la 'regola suprema della propria fe­de' (della Chiesa) ... proviene dall’unità che lo Spirito ha posto tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il magistero della Chiesa in una reciprocità tale per cui i tre non possono sussistere in maniera indipendente» (Giovanni Paolo II, Fides et ratio , n. 55). Che, nell’am­bito degli organismi e comunità ecclesiali, il perdono offerto e accolto in nome e per amore della Santissima Trinità, che adoriamo nei nostri cuori, ponga fine alla sofferenza dell’amata Chiesa che peregrina nelle terre della Santa Croce. V enerati fratelli nell’episcopato, nell’unione con Cristo ci precede e ci guida la Vergine Maria, tanto amata e venerata nelle vostre diocesi e in tutto il Brasile. In Lei troviamo, pura e non deformata, la vera essenza della Chiesa e così, attraverso di Lei, im­pariamo a conoscere e ad amare il mistero della Chie­sa che vive nella storia, ci sentiamo profondamente parte di essa, diveniamo a nostra volta «anime eccle­siali », imparando a resistere a quella «secolarizzazione interna» che minaccia la Chiesa e i suoi insegnamenti. Mentre chiedo al Signore di effondere l’abbondanza della sua luce su tutto il mondo brasiliano della scuo­la, affido i suoi protagonisti alla protezione della Vergi­ne Santissima e imparto a voi, ai vostri sacerdoti, ai re­ligiosi e alle religiose, ai laici impegnati, e a tutti i fede­li delle vostre diocesi, una paterna benedizione apo­stolica. Benedetto XVI L’identità e il ruolo della scuola cattolica nelle parole di Ratzinger ai vescovi del Brasile. Poi il «no» rinnovato a «certi principi ingannatori» della teologia della liberazione