sabato 31 agosto 2013

meditazione

MT 25:"sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". 



la fedelta come l'inizio; la fedeltà come la natura della nostra ragione; la fedeltà come la natura che rischia di essere schiacciata dall'ombra della morte perché la natura non è la Grazia.
Mentre la grazia è il compimento è l'abbondanza come risposta alla misera misura della fedeltà . Eppure è questo incontro tra 2 libertà: la nostra fedeltà e la Sua Grazia , ciò che può colmare l'impeto di partenza;l'attacco iniziale ad una riscossa che finirebbe in velleità se nell'altra sponda non trovasse la solida terra di un Altro; la misura infinità della terra della sua Grazia .
Se il Signore non costruisce invano mettiamo pietra su pietra!

Siria. Lettera suore trappiste | Tempi.it

Lettera delle quattro suore trappiste in Siria: «Il sangue riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore»

siria-suore-tibhirinePubblichiamo una lettera che le quattro suore trappiste (qui l'intervista di tempi.it) hanno inviato al sito oraprosiria. Le quattro religiose vivono in monastero cistercense appollaiato su una collina in un villaggio maronita al confine col Libano, fra Homs e Tartous.
Rinnoviamo l'invito a firmare l'appello contro l'intervento armato e a sostenere la sottoscrizione per la popolazione lanciata dalla Custodia di terra Santa.

Oggi non abbiamo parole, se non quelle dei salmi che la preghiera liturgica ci mette sulle labbra in questi giorni: «Minaccia la belva dei canneti, il branco dei tori con i vitelli dei popoli… o Dio disperdi i popoli che amano la guerra…». «Il Signore dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte»… «ascolta o Dio la voce del mio lamento, dal terrore del nemico preserva la mia vita; proteggimi dalla congiura degli empi, dal tumulto dei malvagi. Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare… Si ostinano nel fare il male, si accordano per nascondere tranelli, dicono: "Chi li potrà vedere? meditano iniquità, attuano le loro trame. Un baratro è l'uomo, e il suo cuore un abisso". Lodate il mio Dio con i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a lui l'accordo del salmo e della lode, esaltate e invocate il suo nome. POICHE' IL SIGNORE E' IL DIO CHE STRONCA LE GUERRE. "Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e invincibile"».

siria-cristiani-giuseppe-nazzaro-aleppoGuardiamo la gente attorno a noi, i nostri operai che sono venuti a lavorare tutti come sospesi, attoniti: «Hanno deciso di attaccarci». Oggi siamo andate a Tartous… sentivamo la rabbia, l'impotenza, l'incapacità di formulare un senso a tutto questo: la gente cerca di lavorare, come può, di vivere normalmente. Vedi i contadini bagnare la loro campagna, i genitori comprare i quaderni per le scuole che stanno per iniziare, i bambini chiedere ignari un giocattolo o un gelato… vedi i poveri, tanti, che cercano di raggranellare qualche soldo, le strade piene dei rifugiati "interni" alla Siria, arrivati da tutte le parti nell'unica zona rimasta ancora relativamente vivibile… guardi la bellezza di queste colline, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare, e ci regala le due o tre noccioline americane che ha in tasca, solo per "sentirsi insieme"… E pensi che domani hanno deciso di bombardarci… Così. Perché "è ora di fare qualcosa", così si legge nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé guardando alla televisione l'efficacia del loro intervento umanitario… Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato?

La gente qui è davanti alla televisione, con gli occhi e le orecchie tesi: «Si attende solo una parola di Obama»!!!! Una parola di Obama?? Il premio Nobel per la pace, farà cadere su di noi la sua sentenza di guerra? Aldilà di ogni giustizia, di ogni buon senso, di ogni misericordia, di ogni umiltà, di ogni saggezza?

Parla il Papa, parlano Patriarchi e vescovi, parlano innumerevoli testimoni, parlano analisti e persone di esperienza, parlano persino gli oppositori del regime… E tutti noi stiamo qui, aspettando una sola parola del grande Obama? E se non fosse lui, sarebbe un altro, non è questo il problema. Non si tratta di lui, non è lui "il grande", ma il Maligno che in questi tempi si sta dando veramente da fare.

siria-suore-3Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come "la responsabilità morale di non chiudere gli occhi"… E a dispetto di tutte le nostre globalizzazioni e fonti di informazioni, sembra che nulla sia verificabile, che un minimo di verità oggettiva non esista… Cioè, non la si vuole far esistere; perché invece una verità c'è, e gli uomini onesti potrebbero trovarla, cercandola davvero insieme, se non fosse loro impedito da coloro che hanno altri interessi.

C'è qualcosa che non va, ed è qualcosa di grave… perché la conseguenza è la vita di un popolo. È il sangue che riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore.

Ma ormai, a cosa servono ancora le parole? Una nazione distrutta, generazioni di giovani sterminate, bambini che crescono con le armi in mano, donne rimaste sole, spesso oggetto di vari tipi di violenza… distrutte le famiglie, le tradizioni, le case, gli edifici religiosi, i monumenti che raccontano e conservano la storia e quindi le radici di un popolo…

Domani, dunque (o domenica ? bontà loro…) altro sangue.

Noi, come cristiani, possiamo almeno offrirlo alla misericordia di Dio, unirlo al sangue di Cristo che in tutti coloro che soffrono porta a compimento la redenzione del mondo. Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze.

A chi ha un vero amore per la Siria (per l'uomo, per la verità…) chiediamo tanta preghiera… tanta, accorata, coraggiosa…

le sorelle trappiste

da 'Azeir – Syria, 29 agosto 13


Categorie: Esteri
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Inviato da IPhone 

venerdì 30 agosto 2013

Piace a Francesco l'hobbit inquieto | Cultura | www.avvenire.it


Piace a Francesco l'hobbit inquieto | Cultura | www.avvenire.it

Un po' li ha citati lui, come nel caso di Bloy e Malègue, un po' le notizie girano e su Jorge Mario Bergoglio lo fanno vorticosamente dal 13 marzo scorso, e quindi già si conoscono alcuni dei poeti e romanzieri preferiti da Papa Francesco: oltre ai due suddetti francesi, ecco due nomi che ci saremmo potuto aspettare, Manzoni e Dostoevskij, ma anche il poeta tedesco Hölderlin, l'argentino Borges (di cui è stato amico personale) e l'inglese Chesterton. Ma ce n'è un altro, sempre inglese, che non è ancora emerso, Tolkien, l'autore di uno dei libri più letti al mondo, Il Signore degli Anelli, che evidentemente ha raggiunto e conquistato l'attuale pontefice preso «alla fine del mondo».

Proprio sessant'anni fa, nel 1953 veniva pubblicata la prima parte della più famosa trilogia letteraria,
La Compagnia dell'Anello, e venti anni dopo, esattamente il 2 settembre 1973, in Inghilterra, a Bournemouth, si spegneva l'autore del romanzo che già era diventato uno dei più grandi successi della storia della letteratura mondiale, al punto che Tolkien stesso pare abbia etichettato con l'espressione «deplorevole culto» il fenomeno di fanatismo che specie a partire dalla metà degli anni '60 (quando negli Usa il romanzo uscirà in edizione paperback) aveva contagiato tutto il mondo anglofono e non solo. A quarant'anni dalla sua morte, oggi l'opera di Tolkien è universalmente conosciuta anche grazie alla cassa di risonanza dei film che il talentuoso regista neozelandese Peter Jackson è andato realizzando, arrivando a quota quattro, ma altri due stanno arrivando, e non è facile fare il punto e dare un giudizio sulla «eredità di Tolkien» (è questo il titolo del convegno che l'associazione culturale La Contea ha organizzato per il 5 settembre a Messina).

Forse il cespite più pregiato del vasto inventario di beni che Tolkien lascia ai lettori di oggi e di domani è rappresentato proprio dall'invenzione degli Hobbit. A parte questi piccoli ometti così buffi e al tempo stesso decisivi per lo sviluppo e l'esito della storia, tutto il resto (cavalli e cavalieri, torri e stregoni, foreste e incantesimi, spade, nani e draghi) Tolkien infatti non lo inventa ma lo attinge dall'immenso bagaglio degli antichi miti e delle leggende medioevali che da raffinato filologo conosceva perfettamente, ma gli Hobbit no, non si sa, non lo sa nemmeno lui, da dove sono spuntati. E gli Hobbit sono davvero molto interessanti; sono il «tocco di
Novecento» in questa saga medioevale, sono uomini (anzi, mezzi-uomini) così comuni da essere fuori dal comune nella Terra-di-Mezzo così simile al nostro mondo; sono tutto e il contrario di tutto, forse siamo noi, lettori ad un tempo impigriti e spaesati, nostalgici non si sa bene di cosa, in quest'alba di terzo millennio. Abitano nei buchi come conigli, ma possono rivelare un coraggio da leoni, vivacchiano tra «cavoli e patate» ma vogliono incontrare «elfi e draghi», sono buffi, gretti e goffi ma tenaci e resistenti come pochi alle avversità, pieni di mille risorse ( in primis un inguaribile humour) che li rende capaci di sopravvivere ai più grandi disastri. E poi, soprattutto, sono pronti.

Readiness it's all,
la prontezza è tutto, diceva Amleto, e questo è vero per alcuni tra gli abitanti della Contea, la dolce e verde regione collinare dove vegetano pigramente quasi tutti gli Hobbit della mitica Terra-di-Mezzo. Per alcuni, non per tutti: Tolkien parla solo degli Hobbit più "trasgressivi" nel senso etimologico del termine, quelli che fanno il passo al di là, che, spezzando le abitudini, si mettono in cammino e viaggiano oltre i tranquilli confini della Contea.

Sono questi Bilbo e poi suo nipote Frodo Baggins con i quali «ritorna nella letteratura contemporanea l'immagine dell'uomo che è chiamato a mettersi in cammino e, camminando, conoscerà e vivrà il dramma della scelta tra bene e male». A parlare con cognizione di causa è proprio Jorge Mario Bergoglio, che ha dedicato queste parole a Bilbo e Frodo nell'omelia per la Pasqua del 2008, in cui ha parlato anche di altri viaggiatori, Enea, Ulisse e,
soprattutto, Abramo, che «chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava» ( Ebrei 11,8), proprio come Frodo che, animato da un « corazón inquieto », parte fedele ad una missione, ad una «vocazione», di cui però non conosce molti dettagli e non controlla l'esito finale (come è noto dirà, nel grave momento della decisione: «Prenderò io l'anello, ma non conosco la strada»).

Al cardinale Bergoglio, e oggi a Papa Francesco, sta molto a cuore questo tema dell'uomo in cammino, che si mette in strada realizzando così il benefico «
éxodo de sí mismo », proprio come dovrebbe fare una Chiesa capace di uscire dalle paludi dell'auto-referenzialità e di affidarsi ad un cammino che non è stabilito né controllato ma appunto «obbediente», che nasce cioè dall'ascolto e dall'abbandono fiducioso.
Andrea Monda

giovedì 29 agosto 2013

L'OSSERVATORE ROMANO Edizione quotidiana


 


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La necessità evocata dal presidente del Parlamento di Strasburgo

Bruxelles verso una norma comune
sull'immigrazione

Bruxelles, 28. È "doverosa" una legge europea sul tema dei migranti perché c'è un vuoto legislativo, "manca una legge che regoli veramente l'immigrazione". Così Martin Schulz, presidente del Parlamento Ue, ha voluto sottolineare come in Europa ci sia "un vuoto legislativo", e quindi manchi una legge che regoli veramente l'immigrazione. "Se abbiamo creato il libero movimento delle persone in Europa, i confini dell'Italia verso il Sud sono anche dei confini tedeschi; e la stessa cosa vale per i confini della Polonia verso Est; in altre parole - ha spiegato Schulz - il problema dei confini è automaticamente un problema di tutti i Paesi ed è per quello che non si può dire all'Italia, alla Grecia e alla Spagna che devono risolvere il problema da sole". Abbiamo bisogno di "distribuire l'onere tra i diversi Paesi" perché - ha aggiunto - "avere 20.000 profughi a Lampedusa è una catastrofe, ma avere 20.000 profughi sparsi tra 739 milioni di europei non è un problema". Intanto, dalle coste italiane non si arrestano le notizie di nuovi sbarchi e soccorsi. Un barcone in difficoltà con a bordo 191 migranti, tra i quali donne e bambini, è stato soccorso questa mattina al largo di Siracusa in un'operazione alla quale hanno preso parte la nave "Foscari" della Marina Militare, due motovedette della Guardia Costiera e due della Guardia di Finanza. I profughi sono stati trasbordati sulle unità che in questo momento stanno facendo rotta verso il porto. Tra i migranti, in prevalenza siriani, c'è anche una neonata partorita a bordo durante la traversata.



(©L'Osservatore Romano 29 agosto 2013) 

Il carisma spiega

MC 6
 il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio

da : L.Giussani, "un evento reale nella vita dell' uomo"
- quello che caratterizza tutta la natura della nostra esperienza di movimento, la caratteristica dell'esperienza di Comunione e Liberazione è nell' affermare , fino se si potesse a dar la testa (che sarebbe più facile che evitare i peccati), che il Verbo si è fatto carne e abita , ha posto la sua tenda, la sua casa, tra di noi e il Suo volto è diventato sensibile , fisicamente sensibile, ed è la nostra compagnia.(pag 290)

mercoledì 28 agosto 2013

anche tutta la realtà religiosa cristiana dice di non attaccare!!


Siria: il patriarca Gregorio III condanna un eventuale attacco Usa

"Ascoltiamo l'appello del Papa per la pace in Siria. Se i Paesi occidentali vogliono creare una vera democrazia devono costruirla con la riconciliazione, con il dialogo fra cristiani e musulmani, non con le armi. L'attacco pianificato dagli Stati Uniti è un atto criminale, che mieterà altre vittime, oltre alle migliaia di questi due anni di guerra. Ciò farà crollare la fiducia del mondo arabo verso il mondo occidentale". È quanto afferma all'agenzia AsiaNews Gregorio III Laham, patriarca greco-cattolico di Antiochia, di tutto l'Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti. L'appello giunge a poche ore dalle voci di un attacco imminente degli Stati Uniti contro Damasco. L'operazione è appoggiata da altri Paesi: Francia, Gran Bretagna, Turchia e Lega Araba. In questi giorni il prelato ha diffuso in tutte le parrocchie della Siria l'appello pronunciato lo scorso 25 agosto da Papa Francesco. "La voce dei cristiani - afferma il patriarca - è quella del Santo Padre. In questo momento occorre essere pragmatici. La Siria ha bisogno di stabilità e non ha senso un attacco armato contro il governo". Gregorio III si domanda: "Quali sono le parti che hanno condotto la Siria a questa linea rossa? Chi ha portato la Siria a questo punto di non ritorno? Chi ha creato questo inferno in cui vive da mesi la popolazione?". "Ogni giorno - spiega - in Siria entrano estremisti islamici provenienti da tutto il mondo con l'unico intento di uccidere e nessun Paese ha fatto nulla per fermarli, anzi gli Stati Uniti hanno deciso di inviare ancora più armi". Il prelato sottolinea che l'attacco pianificato dagli Usa colpirà soprattutto la popolazione siriana e non è meno grave dell'uso di armi chimiche. Secondo il patriarca, i Paesi occidentali continuano a sostenere un opposizione che non esiste, che non ha alcuna autorità sul campo. "I lavori per la conferenza di Ginevra 2 - sottolinea - sono fermi. La parola dialogo è ormai dimenticata. Per mesi i Paesi occidentali hanno perso tempo a discutere, mentre la gente moriva sotto le bombe di Assad e per gli attacchi degli estremisti islamici di al-Qaeda". Gregorio III avverte che una eventuale vittoria degli islamisti darà vita a un Paese diviso in piccole enclavi, confinando i cristiani in un ghetto. "La nostra comunità si riduce ogni giorno. I giovani fuggono, le famiglie abbandonano le loro case e i loro villaggi". Per il prelato "la scomparsa dei cristiani è un pericolo non solo per la Siria, ma per tutta l'Europa". "La nostra presenza - afferma - è la condizione essenziale per avere un islam moderato, che esiste grazie ai cristiani. Se noi andiamo via, non potrà esservi in Siria alcuna democrazia. Tale tesi è sostenuta anche dagli stessi musulmani, che temono la follia islamista. In molti affermano che non si può vivere dove non vi sono i cristiani". (R.P.)

Non ancora azioni militari!

Una vera decisione deve essere davvero ragionata considerando tutti i fattori in ballo!
 da questi ultimi articoli raccolti che ci sembrano più obbiettivi ci pare che la soluzione operativa di distruggere particolari siti deve ancora non essere òpresa perché le indagini sono ancora in corso da parte dell' Onu e margini di una trattativa  diplomatica ancora possibili!

L'OSSERVATORE ROMANO Edizione quotidiana


Fuoco incrociato sulle ispezioni dell'Onu in Siria

Damasco, 27. Mentre l'avvio dell'ispezione dell'Onu sul presunto uso di armi chimiche in Siria viene segnato da spari, per fortuna senza vittime, di cecchini non identificabili, i toni si fanno sempre più drastici. Così che l'azione delle Nazioni Unite appare sottoposta a una sorta di fuoco incrociato, reale e diplomatico. Infatti diversi attori internazionali sembrano ormai considerare l'ispezione non più determinante, sebbene il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, abbia dichiarato che già sono stati recuperati "elementi di grande valore".
L'intervento armato di alcuni Paesi si profila così come una possibilità concreta. Forte preoccupazione per una simile deriva del già drammatico conflitto siriano viene espressa da alcuni Governi, oltre che dalla società civile e dalle comunità religiose. Sembra ormai declinare, però, anche il residuo impegno a organizzare la già più volte rinviata conferenza di pace, la cosiddetta Ginevra 2, per la quale si erano spesi congiuntamente Russia e Stati Uniti. Questi hanno annullato il previsto incontro di domani all'Aja con i russi motivando la decisione con "le consultazioni in corso per trovare una risposta appropriata dopo l'attacco con armi chimiche in Siria, il 21 agosto". Il vice ministro degli Esteri russo, Ghennadi Gatilov, ha espresso rammarico per la decisione, definita incresciosa e unilaterale, ricordando che "l'elaborazione dei parametri per la soluzione politica in Siria sarebbe molto utile proprio ora in cui su questo Paese incombe un'azione militare".
In precedenza, il segretario di Stato, John Kerry, aveva dichiarato che a Washington non hanno dubbi sul fatto che il presidente siriano Bashar Al Assad sia responsabile di un attacco con gas nervino alla periferia di Damasco il 21 agosto. Kerry ha aggiunto che il presidente Barack Obama sta valutando risposte. La stampa statunitense parla di un attacco aereo - definito limitato, come sempre si fa in questi casi - contro basi militari siriane, che dovrebbe anche svolgere una funzione deterrente, mantenendo però gli Stati Uniti estranei alla guerra civile in Siria.
La Russia continua ad ammonire sulle conseguenze "estremamente gravi" di un simile sviluppo. Per il ministro degli esteri, Serghei Lavrov, sarebbe una "grossolana violazione" del diritto internazionale, mentre il presidente Vladimir Putin ha ribadito che non ci sono prove che l'attacco del 21 agosto sia attribuibile ad Assad.

da Avvenire: Mauro: fuori dalla Siria anche con l'ok dell'Onu

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Grazie per aver usufruito del nostro servizio.

il carisma spiega

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: "Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti". Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

da : L.Giussani, "un evento reale nella vita dell' uomo"

-" la vera fatica è la memoria"..<<la storia-dice Peguy- consiste nel passare lungo l'avvenimento.La memoria consiste essenzialmente, essendo dentro l'avvenimento, prima di tutto nel non uscirne, nel restarvi,nel risalilrlo internamente>> (pag 269)





martedì 27 agosto 2013

il carisma spiega

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: 
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull'anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà

da : L.Giussani, "un evento reale nella vita dell' uomo"

- ..Anzitutto la certezza che non bisogna inventarsi niente per riconoscere Cristo..la certezza che Cristo c'è già , ti ha preso.. (pag 255)
- che la su Presenza si impone durante la giornata, che ci si alza al mattino attendendo quello che Cristo, attraverso l'oggi,ci proporrà. Perciò l'unica urgenza è quella di rimanere, è quella di una fedeltà a questo luogo concreto , per quello che è, per gli amici che hai.. (pag 256)
-La santità  è riconoscere che c'è ! Ed è razionale dire che c'è perché-riconoscendo che c'è - cambia , cambia le persone..(pag 256) 



domenica 25 agosto 2013

il carisma spiega

 Dal Vangelo secondo Luca cap 13

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». 
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!". 
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».



Da: "un evento reale nella vita dell'uomo":

-..questa letizia che nasce in me quando sorprendo Cristo presente nella compagnia mi fa l'occhio veramente più limpido e il cuore più leggero. E allora è tolta la paura..(pag. 241)
-..l'appartenenza realmente cambia se è vissuta..(pag 242)
-..la difficoltà che provo è il voler prescindere dalle modalità con cui l'avvenimento mi ha raggiunto è il riconoscere dove sta la verità ma essere incapace di voler bene , di amare questa verità nelle cose quotidiane , quando vado a lezione , nel rapporto con la famiglia, con glia amici d'appartamento..

venerdì 23 agosto 2013

"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

ovvero


( Giussani, Un evento reale nella vita dell'uomo )Ovvero:" quello che ci lega insieme in questo flusso non è la nostra adesione , ma qualcosa che ci è già successo" (pag 227), "L' attenzione ,la passione per la pena che ci fa l'altro è una conseguenza" (pg 229)

martedì 20 agosto 2013

Egitto: «Non è colpo di Stato. Errori di Morsi e Fratelli musulmani» | Tempi.it


Samir Khalil: «In Egitto nessun colpo di stato. Morsi stava cercando di "fratellizzare" il paese»

islamisti-egitto-morsiL'Egitto e i giovani di piazza Tahrir si sono ribellati a Morsi e al suo tentativo di «fratellizzare» il paese. E l'hanno rovesciato, così come a suo tempo hanno fatto con Mubarak. È questa l'analisi del gesuita Samir Khalil Samir, intervistato oggi sull'Avvenire a commento degli scontri e uccisioni degli ultimi giorni al Cairo, che hanno visto ancora una volta numerosi attentati a chiese e cristiani cadere tra le vittime.

QUAL È IL VERO EGITTO? «Ventidue milioni. Quasi un quarto degli egiziani, in gran parte giovani, ha firmato un documento per chiedere le dimissioni di Morsi», fa notare Samir Khalil che si domanda: «Come si fa a ignorare lo scontento profondo di quelli stessi cittadini che a Piazza Tahrir hanno sconfitto Mubarak? Perché si vuole ostinare a liquidare la crisi a Il Cairo come un colpo di Stato militare?».
A sostegno della sua interpretazione dei fatti, il gesuita, fermamente convinto che non ci sia «incompatibilità tra religione musulmana e democrazia» («L'islam sa essere democratico e l'ha dimostrato per oltre un secolo – tra Otto e Novecento – proprio in Egitto», ha detto), porta una considerazione: i Fratelli musulmani non rappresentino la religione del Corano né tantomeno la «società civile». «Non lo dico io. Lo affermano gli imam della moschea di al-Azhar, l'istituzione cardine del mondo musulmano sunnita», dichiara padre Samir.

IL FALLIMENTO DI MORSI. Prosegue Samir Khalil nelle sue argomentazioni: «Primo, non sono stati i Fratelli a fare la rivoluzione anti-Mubarak ma i giovani di Tahrir. Gli islamisti sono rimasti cauti al principio, solo poi sono intervenuti. Ed essendo gli unici organizzati hanno sbaragliato le altre componenti laiche alle elezioni. Nonostante ciò, il partito di Morsi ha vinto per un soffio». In secondo luogo, il «governo dei Fratelli si è rilevato un fallimento», soprattutto da un punto di vista economico: la priorità di Morsi, infatti, «è stata quella di "fratellizzare" il Paese invece che di creare occupazione e migliorare le condizioni dei più svantaggiati». Così ha perso consenso e ora l'opinione pubblica si è ribellata.
Che cosa intenda Samir Khalil con l'espressione «fratellizzare» è semplice: «Attraverso una serie di norme ad hoc, i Fratelli hanno cercato di occupare ogni spazio di potere. I loro uomini sono stati messi in posizioni-chiave, (…) hanno cambiato i programmi scolastici in modo da inserire elementi coranici in quasi tutte le discipline. Il giro di vite ha colpito anche la tv», dove è stato chiesto a tutte le donne di indossare il velo. E anche l'Opera del Cairo è stata accusata di portare sul palco «danze oscene».

LA VIA PER LA DEMOCRAZIA. Se è pur vero che la repressione dell'esercito in questi giorni è stata brutale («il bagno di sangue è senza dubbio un errore», spiega Samir), tuttavia «dobbiamo chiederci che cosa l'ha provocato: i sit-in a Piazza Ramses paralizzavano la capitale. Le manifestazioni popolari per domandarne lo smantellamento erano quotidiane».
Se una soluzione è possibile? Sì, secondo Samir Khalil Samir, che però distingue: «Nel breve periodo, il governo deve lavorare per preparare con serietà elezioni realmente democratiche» e affinché i partiti abbiano il tempo «di organizzarsi per competere». Meglio se «incoraggiando» e «costringendo» le componenti più democratiche dei Fratelli ad «adeguarsi alle regole della democrazia. Coi fatti però, non con le parole». Nel lungo periodo, invece, «si deve agire su cultura ed educazione. Fin quando nel Paese, ci sarà il 40 per cento di alfabetismo, gli estremisti avranno gioco facile».


pensiero del giorno


Mt 19 «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

il volto delle circostanze ti chiama a un giudizio, a una affettività a una disponibilità, a una operosità che la compagnia ti suggerisce e quanto più tu le obbedisci e la vivi tanto più il volto delle circostanze è l'occasione per la crescita della tua persona . (Giussani, "Un evento reale nella vita dell' uomo";pag 190)  

lunedì 19 agosto 2013

Aldo Trento: la mia depressione, i sacramenti e la compagnia | Tempi.it


Convivo con il "male di vivere" grazie ai sacramenti, alla preghiera e ai volti amici

Aldo TrentoCiao, qui è sera e sono di nuovo in crisi perché le "battute" degli altri su di me, mi descrivono e mi determinano: e io mi piego a quelle. In casa certi rapporti si sono logorati. Sono un po' di ghiaccio e scivolo continuamente nel lasciarmi misurare dal giudizio degli altri. Fra poco però, finalmente, avrò anch'io un medico che mi aiuterà. Sinceramente cerco di avere un giudizio più libero e sereno, di distogliere l'attenzione dalle mie misure, ma se Lui non si ripropone dall'esterno… è come se fossi appeso a un filo: che tristezza! A volte quasi disperazione. Ieri in un'omelia, un prete diceva che in Cristo tutto di noi è già "compreso", soprattutto il dolore (spirituale in primis); ma che alcuni nostri mali Lui poteva non averli patiti e in questo senso Paolo usa l'espressione «… ciò che manca ai patimenti di Cristo». Questo dà "significato" anche ai miei dolori. Io offro, ma nel contempo rimango molto affranto e quasi disperato. Ma tu Padre Aldo come fai? 
Nicolás

Padre Aldo, aiutami. Da qualche mese sto frequentando e conoscendo persone psichicamente labili e depresse: spesso mi ritrovo a piangere per e con loro. La vita urge. Quando li vedo e li ascolto, la realtà in tutta la sua drammaticità mi investe. Come guardarli? Come stare davanti a loro? Oggi uno di questi, Giancarlo, mi ha detto: «Non voglio farti compassione». Ma cosa dovrei fare se non chiedere a Gesù di donarmi il Suo stesso sguardo di compassione e di amore? So che mi puoi capire. Aiutami, fammi compagnia: da sola non ci riesco. Ho davanti a me vite spezzate, di tutte le età. Vite che sognavano il meglio e si ritrovano con niente, dimenticate dai propri cari e determinate dalle scelte di altri. Vite che spesso non sperano più. «Il mondo "morde" ma io non sono stato capace di fare lo stesso», mi ha detto ancora Giancarlo. Già, il mondo è crudele e non perdona. Solo Dio perdona e salva l'umano. Che richiamo forte alla vita! Ho chiesto a Dio la grazia che tutto questo mi ferisca e non mi lasci tiepida e indifferente. Così è avvenuto, e ora mi ritrovo a domandarmi cos'altro debba fare se non pregare per loro. E prego anche per me, perché rimanendo unita e radicata in Cristo possa vivere la mia vita in pienezza. Solo così, nello stare con loro, un po' del buon profumo di Dio li potrà raggiungere e conquistare. Non a me, o Signore, ma al Tuo nome da' Gloria. Amen. 
Miriam

Caro padre Aldo, mi chiamo Adriana e vengo dal Centroamerica. Appartengo al movimento di Comunione e Liberazione fin dai tempi dell'università. Sono sempre stata una persona che si deprime con facilità e sono stata assistita da molti psicologi ma la depressione continuamente torna e con lei, sempre più spesso, anche la voglia di morire. Ne ho parlato con un'amica che mi ha indicato uno psichiatra che l'aveva aiutata a superare una crisi. Mi ha prescritto il Prozac, un farmaco ben specifico per malattie psichiche. Il dottore ha cercato di "addolcire la pillola", dicendomi che avrei dovuto incominciare con mezza pastiglia al giorno. Ho paura. Non è possibile uscirne solo con l'aiuto dello Spirito Santo? Non è sufficiente fare seriamente il lavoro di Scuola di Comunità per vincere la depressione? Dato che lei ha raccontato in alcuni incontri e interviste la sua situazione, volevo sottoporle questi miei dubbi. A me non piacerebbe dover prendere antidepressivi per tutta la vita.  
Adriana

aldo-trento-clinica-paraguayCrisi economica o crisi antropologica? Mancanza di lavoro o mancanza di un senso per il quale valga la pena di vivere? Tutti i giorni ricevo lettere come quelle di Nicolás, Miriam e Adriana. Non solo, ma in qualunque posto vada, trovo persone che mi avvicinano pretendendo una risposta ai loro quesiti esistenziali. Occorre subito rilevare che alla dittatura del relativismo e dell'efficientismo non interessa quello che già alcune decadi fa denunciava Teilhard de Chardin: «La peggior malattia dell'uomo moderno non è la Tbc, ma la perdita del senso della vita».

Senza che vi sia la certezza di una rotta chiara nella vita, perché si dovrebbe lavorare? Senza la certezza che esiste una meta e una strada per raggiungerla, perché mai un uomo dovrebbe lottare contro la malattia e tutto quello che ostacola il benessere personale? Cantava l'amico Claudio Chieffo: «Cammina l'uomo quando sa bene dove andare». Tuttavia il cinismo di oggi ha talmente schiacciato l'uomo, che il positivismo è diventato la modalità con cui avvicinarsi a quanto accade.

In questi giorni sono stato, per ragioni mediche, a Milano. I giornali raccontavano con una banalità impressionante il suicidio di una ragazza. Non una provocazione sul perché, ma soltanto la macabra e morbosa descrizione dell'accaduto. Quello che un tempo sarebbe stato un pugno nello stomaco ora è diventato una cosa "normale", incapace di risvegliare la ragione e il cuore. Queste tre lettere, invece, sono un grido. Nicolás domanda come fare a convivere con i problemi. «Tibi sufficit gratiam meam», risponde una voce a san Paolo, che per tre volte grida al Signore di liberarlo da una spina dolorosa piantata nel fianco. Caro amico, il tuo non è un problema che io possa risolvere. Non si tratta di quello che faccio. Mai come in questi 24 anni in Paraguay si è manifestata la mia debolezza, la mia miseria. L'unica cosa dipesa dalla mia libertà è stata la grazia della pazienza nel gridare. Concretamente: vivere intensamente la realtà, sostenuto dai sacramenti, dalla preghiera e dalla compagnia giornaliera di un viso amico. È l'unica cosa che dipende da noi, anche dentro la tristezza, l'angoscia o la disperazione che possono afferrarci fino a oscurare la ragione.

Quante volte ho pensato di finire in un manicomio o di farla finita! Tuttavia quando pensavo di non riuscire più a sopportare "oltre", la misericordia divina, mediante la Vergine Maria, mi afferrava per i capelli rimettendomi nuovamente in moto. Il problema è che ci sia qualcuno che ci aiuti a riconoscere e ad accettare questa malattia come una modalità attraverso la quale il Mistero vuole purificarci, anche attraveso un progetto che solo Lui conosce. In me la cosa è stata evidente, perché non avrei mai neanche lontanamente pensato che Dio si sarebbe servito della mia povera persona per manifestare la sua misericordia ai poveri, ai malati, ai bambini, agli anziani.
Quello che hai sentito nell'omelia è vero e quanto più lo sperimenterai tanto più sarai ricolmo di gioia, sapendo che in questo modo stai partecipando alle sofferenze di Gesù per il suo corpo che è la Chiesa.

La paura delle medicine
Cara Adriana, chi non avrebbe la tua stessa reazione quando il medico ti chiede di usare degli psicofarmaci? Ricordo la paura che mi ha preso il giorno in cui il medico mi prescrisse l'Alprazolam. Poi però l'ho anche ringraziato perché mi ha aiutato. Non dimenticare mai che la fede e la ragione camminano sempre insieme. La fede esalta l'umano e tutto quello che l'intelligenza scopre. Nel mio ospedale il cuore di tutto è l'Eucaristia. Ma questa passione per Cristo ci spinge anche a dare ai pazienti la morfina e altri farmaci. Dopo 24 anni continuo a prendere i miei farmaci e presumo che dovrò usarli fino alla fine dei miei giorni. Dov'è il problema? Una cosa è certa più del sole: senza l'incontro col Servo di Dio don Luigi Giussani e il lavoro personale, i farmaci non sarebbero serviti a niente. Lui conosceva la mia disperazione, ma non mi ha mai suggerito alcun rimedio. La sua medicina è stata la sua compagnia, la sua stima e l'aver avuto fiducia in me, mandandomi in Paraguay insieme a un sacerdote che nemmeno conoscevo.

Per finire, cara Miriam, che grazia grande ti dona Dio, facendoti lavorare coi malati mentali! L'unica cosa di cui necessitano è di essere amati come sono. Lo vedo nella clinica San Riccardo Pampuri e nelle casette per anziani. Convivere e pregare con loro è l'urgenza fondamentale per te e per tutti. Stare in loro compagnia è una grande possibilità per la tua umanità, così da non permettere al borghesismo e al cinismo di afferrarti. Ma senza riconoscere in queste persone Cristo che soffre, è inevitabile che il cuore diventi di pietra.
paldo.trento@gmail.com

14/2013


domenica 18 agosto 2013

una sintesi impressionante del bisogno di guardare Cristo per poterci guardare!

Il messaggio del Santo Padre al Meeting di Rimini

Il saluto di Papa Francesco
Eccellenza Reverendissima,
con gioia trasmetto il cordiale saluto del Santo Padre Francesco a Vostra Eccellenza, agli organizzatori e a tutti i partecipanti del Meeting per l'amicizia tra i Popoli, giunto alla sua XXXIV edizione. Il tema scelto - «Emergenza Uomo» - intercetta la grande urgenza di evangelizzazione di cui più volte il Santo Padre ha parlato, nella scia dei Suoi Predecessori, e ha suscitato in Lui profonde considerazione che di seguito riporto.
L'uomo è la via della Chiesa: così il beato Giovanni Paolo II scriveva nella sua prima Enciclica, Redemptor hominis (cfr n. 14). Questa verità rimane valida anche e soprattutto nel nostro tempo in cui la Chiesa, in un mondo sempre più globalizzato e virtuale, in una società sempre più secolarizzata e priva di punti di riferimento stabili, è chiamata a riscoprire la propria missione, concentrandosi sull'essenziale e cercando nuove strade per l'evangelizzazione.
L'uomo rimane un mistero, irriducibile a qualsivoglia immagine che di esso si formi nella società e il potere mondano cerchi di imporre. Mistero di libertà e di grazia, di povertà e di grandezza. Ma che cosa significa che l'uomo è "via della Chiesa"? E soprattutto, che cosa vuol dire per noi oggi percorrere questa via?
L'uomo è via della Chiesa perché è la via percorsa da Dio stesso. Fin dagli albori dell'umanità, dopo il peccato originale, Dio si pone alla ricerca dell'uomo. «Dove sei?» - chiede ad Adamo che si nasconde nel giardino (Gen 3,9). Questa domanda, che compare all'inizio del Libro della Genesi, e che non smette di risuonare lungo tutta la Bibbia e in ogni momento della storia che Dio, nel corso dei millenni, ha costruito con l'umanità, raggiunge nell'incarnazione del Figlio la sua espressione più alta. Afferma sant'Agostino nel suo commento al Vangelo di Giovanni: «Rimanendo presso il Padre, [il Figlio] era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato via» (I, 34, 9). È dunque Gesù Cristo «la via principale della Chiesa», ma poiché Egli «è anche la via a ciascun uomo», l'uomo diventa «la prima e fondamentale via della Chiesa» (cfr Redemptor hominis, 13-14).
«Io sono la porta», afferma Gesù (Gv 10,7): io sono, cioè, il portale d'accesso ad ogni uomo e ad ogni cosa. Senza passare attraverso Cristo, senza concentrare sui di Lui lo sguardo del nostro cuore e della nostra mente, non capiremmo nulla del mistero dell'uomo. E così, quasi inavvertitamente, saremo costretti a mutuare dal mondo i nostri criteri di giudizio e di azione, e ogni volta che ci accosteremo ai nostri fratelli in umanità saremo come quei"ladri e briganti" di cui parla Gesù nel Vangelo (cfr Gv 10,8). Anche il mondo infatti è, a suo modo, interessato all'uomo. Il potere economico, politico, mediatico ha bisogno dell'uomo per perpetuare e gonfiare se stesso. E per questo spesso cerca di manipolare le masse, di indurre desideri, di cancellare ciò che di più prezioso l'uomo possiede: il rapporto con Dio. Il potere teme gli uomini che sono in dialogo con Dio poiché ciò rende liberi e non assimilabili.
Ecco allora l'emergenza-uomo che il Meeting per l'Amicizia tra i Popoli pone quest'anno al centro della sua riflessione: l'urgenza di restituire l'uomo a se stesso, alla sua altissima dignità, all'unicità e preziosità di ogni esistenza umana dal concepimento fino al termine naturale. Occorre tornare a considerare la sacralità dell'uomo e nello stesso tempo dire con forza che è solo nel rapporto con Dio, cioè nella scoperta e nell'adesione alla propria vocazione, che l'uomo può raggiungere la sua vera statura. La Chiesa, alla quale Cristo ha affidato la sua Parola e i suoi Sacramenti, custodisce la più grande speranza, la più autentica possibilità di realizzazione per l'uomo, a qualunque latitudine e in qualunque tempo. Che grande responsabilità abbiamo! Non tratteniamo per noi questo tesoro prezioso di cui tutti, consapevolmente o meno, sono alla ricerca. Andiamo con coraggio incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, ai bambini e agli anziani, ai "dotti" e alla gente senza alcuna istruzione, ai giovani e alle famiglie. Andiamo incontro a tutti, senza aspettare che siano gli altri a cercarci! Imitiamo in questo il nostro divino Maestro, che ha lasciato il suo cielo per farsi uomo ed essere vicino ad ognuno. Non solo nelle chiese e nelle parrocchie, dunque, ma in ogni ambiente portiamo il profumo dell'amore di Cristo (cfr 2Cor 2,15). Nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle carceri; ma anche nelle piazze, sulle strade, nei centri sportivi e nei locali dove la gente si ritrova. Non siamo avari nel donare ciò che noi stessi abbiamo ricevuto senza alcun merito! Non dobbiamo avere paura di annunciare Cristo nelle occasioni opportune come in quelle inopportune (cfr 2 Tm 4,2), con rispetto e con franchezza.
È questo il compito della Chiesa, è questo il compito di ogni cristiano: servire l'uomo andando a cercarlo fin nei meandri sociali e spirituali più nascosti. La condizione di credibilità della Chiesa in questa sua missione di madre e maestra è, però, la sua fedeltà a Cristo. L'apertura verso il mondo è accompagnata, e in un certo senso resa possibile, dall'obbedienza alla verità di cui la Chiesa stessa non può disporre. "Emergenza uomo", allora, significa l'emergenza di tornare a Cristo, di imparare da Lui la verità su noi stessi e sul mondo, e con Lui e in Lui andare incontro agli uomini, soprattutto ai più poveri, per i quali Gesù ha sempre manifestato predilezione. E la povertà non è solo quella materiale. Esiste una povertà spirituale che attanaglia l'uomo contemporaneo. Siamo poveri di amore, assetati di verità e giustizia, mendicanti di Dio, come sapientemente il servo di Dio Mons. Luigi Giussani ha sempre sottolineato. La povertà più grande infatti è la mancanza di Cristo, e finché non porteremo Gesù agli uomini avremo fatto per loro sempre troppo poco.
Eccellenza, mi auguro che questi brevi pensieri possano essere di aiuto per coloro che prendono parte al Meeting. Sua Santità Francesco assicura a tutti la Sua vicinanza nella preghiera e il Suo affetto; auspica che gli incontri e le riflessioni di questi giorni possano accendere nei cuori di tutti i partecipanti un fuoco che alimenti e sostenga la loro testimonianza del Vangelo nel mondo. E di cuore invia a Lei, ai responsabili, agli organizzatori della manifestazione, come pure a tutti i presenti, una particolare Benedizione Apostolica.
Unisco anch'io un cordiale saluto e mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio

dell'Eccellenza Vostra Reverendissima
dev.mo nel Signore
Tarcisio Card. Bertone
Segretario di Stato di Sua Santità

lunedì 12 agosto 2013

SIA BENEDETTO FRANCESCO ! – lo Straniero

SIA BENEDETTO FRANCESCO !

E' ormai la mania dei media: attribuire a papa Francesco idee opposte a quelle di Benedetto XVI, soprattutto sui temi più cari al mainstream giornalistico, cioè gay, donne, Chiesa, ambiente, capitalismo, povertà.

Lo si è visto dopo la famosa conferenza stampa sull'aereo. Il salotto radical-chic è così convinto che Francesco stia rovesciando l'insegnamento del predecessore che ieri perfino uno che non sa nulla di cristianesimo – come Claudio Sabelli Fioretti – su un magazine di "Repubblica" lo rappresentava come "uno straordinario folle che potrà finalmente mettere in crisi la Chiesa".

Visto l'andazzo, al di qua e al di là dell'Atlantico, Pat Archbold nel suo blog, sul sito americano del "National Catholic Register", si è divertito a farsi beffe del pigro conformismo liberal, secondo cui Francesco dice il contrario di Ratzinger.

 

LO SCHERZO DI PAT

 

Ha scritto che – ebbene sì – il Papa si schiera con i gay. Ecco le parole che lo provano:

"È deplorabile che le persone omosessuali siano state e siano oggetto di odio violento nei discorsi o nelle azioni. Un simile trattamento merita la condanna da parte dei pastori della Chiesa ogni qual volta si verifichi".

Ha proseguito affermando che il Papa spara a zero sui ricchi ed esalta la causa dei poveri. Eccone la prova:

"Se ci rifiutiamo di condividere ciò che abbiamo con il povero e l'affamato, rendiamo il nostro possesso un falso dio. Quante voci nella nostra società materialista ci dicono che la felicità si trova nell'accumulare proprietà e lussi! Ma questo è rendere il possesso un falso dio. Invece di portare la vita, essi portano la morte".

Non solo. Egli demolisce l'idea teocratica del papato ed è un papa umile. Ecco  la dimostrazione: "L'autorità del Papa non è illimitata". "I signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere".

E l'insegnamento del Papa finalmente riconosce il giusto posto della donna nella Chiesa:

"È importante dal punto di vista teologico e antropologico che la donna sia al centro della cristianità. Attraverso Maria, e le altre donne sante, l'elemento femminile è posto al centro della religione cristiana".

Infine il Papa preferisce ai "bigotti" la carità: "Se nella mia vita trascuro completamente l'attenzione agli altri, tutto preso dalla brama di essere 'devoto' e di compiere i miei 'doveri religiosi', allora la mia relazione con Dio sarà arida. Diventerà più 'appropriata', ma senza amore".

E poi è ambientalista ("Ascoltate la voce della terra…") e condanna il capitalismo ("La prevalenza di una mentalità egoista e individualistica che trova espressione anche in un capitalismo sregolato").

Parrebbe evidente da questi pronunciamenti che Francesco è l'opposto del predecessore e di tutti gli altri papi. C'è solo un piccolo problema, ha spiegato il sarcastico americano: tutte le citazioni  che avete letto non sono di Francesco, ma di Benedetto XVI.

Quel Ratzinger che i media non hanno mai ascoltato e quindi non conoscono. Come quei cattolici – di destra e di sinistra – che contrappongono lui e Francesco.

 

BENEDETTO RIVOLUZIONARIO

 

Sentite queste fiammeggianti parole:

"Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c'è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!".

Parole di Francesco? No, di Ratzinger. Come pure queste che – se fossero pronunciate oggi da Francesco – susciterebbero gli anatemi dei tradizionalisti:

"Al di sopra del papa, come espressione della pretesa vincolante dell'autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell'autorità ecclesiastica. L'enfasi sull'individuo, a cui la coscienza si fa innanzi come supremo e ultimo tribunale, e che in ultima istanza è al di là di ogni pretesa da parte di gruppi sociali, compresa la Chiesa ufficiale, stabilisce inoltre un principio che si oppone al crescente totalitarismo".

Vi piace la tenerezza di Francesco che preferisce i sofferenti ai potenti? Sentite questa perla:

"Le vie di Dio sono diverse: il suo successo è la croce… non è la Chiesa di chi ha avuto successo ad impressionarci, la Chiesa dei papi o dei signori del mondo, ma è la Chiesa dei sofferenti che ci porta a credere, è rimasta durevole, ci dà speranza. Essa è ancora oggi segno del fatto che Dio esiste e che l'uomo non è solo un fallimento, ma può essere salvato".

Di nuovo sono parole di Ratzinger. Che possono sorprendere solo chi non lo ha mai ascoltato.

 

CHIESA POVERA

 

Come ha osservato Andrea Gagliarducci, gli stessi che oggi si entusiasmano quando papa Francesco chiede "una chiesa povera per i poveri" o spiega che "le istituzioni (come lo Ior) servono, ma fino a un certo punto" o quando fulmina la "mondanizzazione" e "l'autoreferenzialità" della Chiesa, ignorano gli strali di papa Benedetto contro "carrierismo e clericalismo", contro "una Chiesa soddisfatta di se stessa, che si accontenta in questo mondo, è autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo. Non di rado dà così all'organizzazione e all'istituzionalizzazione" proseguiva Benedetto "un'importanza maggiore che non alla sua chiamata, all'essere aperta verso Dio e ad un aprire il mondo verso il prossimo".

In quel fondamentale discorso a Friburgo, Benedetto concludeva: "Liberata dai fardelli e dai privilegi materiali e politici, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo".

 

FRANCESCO RATZINGERIANO

 

Ovviamente si può fare anche il gioco inverso. Per mancanza di spazio farò un paio di esempi recenti.

Il "Corriere della sera" del 6 agosto – in un servizio che magnificava la vita "childfree", cioè libera dal generare figli – ha preteso di arruolare pure Francesco in questa moda perché – stando al giornale – il papa ritiene che i pastori della Chiesa "non hanno diritto di intromettersi nella vita privata di nessuno".

Ma il vaticanista Magister giudicando "molto fantasiosa" questa idea ha ricordato che – appena pochi giorni prima, il 27 maggio – Francesco nella sua omelia riportata dall' "Osservatore romano", ha tuonato proprio contro quella "cultura del benessere che ci fa poco coraggiosi, ci fa pigri, ci fa anche egoisti…" e come esempio ha riprodotto il dialogo di una coppia che decide di non avere un figlio per non rinunciare alle comodità.

Un altro esempio è la lettera che papa Francesco ha fatto recapitare il 9 agosto ai "Cavalieri di Colombo", riuniti in Texas. Sembra Ratzinger. Infatti li esorta a continuare la "testimonianza dell'autentica natura del matrimonio e della famiglia, della santità e della dignità inviolabile della vita umana, e della bellezza e verità della sessualità umana".

Bisogna sapere che questa organizzazione negli Usa è al centro di polemiche per la sua vigorosa opposizione alle leggi sulle unioni omosessuali.

Alla fine la verità è quella che Benedetto XVI – secondo il giornale tedesco "Bild" del 5 giugno – ha confidato a due amici, il cardinale Paul Cordes e il teologo psichiatra Manfred Lutz, che gli hanno fatto visita nel suo eremo vaticano: "Dal punto di vista teologico siamo perfettamente d'accordo". Parlava di lui e Francesco.

La loro è la stessa Chiesa e la stessa fede. Benedetto doveva ridare ragioni ai cristiani, mentre Francesco cerca di parlare alle 99 pecorelle che sono fuori dall'ovile, per farle incontrare con Cristo e la sua misericordia. Tutto qua.

 

Antonio Socci

 

Da "Libero", 11 agosto 2013

Vedi Facebook: "Antonio Socci pagina ufficiale"

 

 

 



Inviato da IPhone 

sabato 10 agosto 2013

Papa Francesco è progressista? | Tempi.it


Eh sì, papa Francesco è proprio un progressista

Papa Francesco rienta in VaticanoLa stampa italiana, soprattutto quella di un certo orientamento, si ostina a presentare Papa Francesco come una specie di Che Guevara di bianco vestito, a volte anche tirando in ballo esplicitamente il terribile rivoluzionario comunista cubano in paragoni a dir poco temerari (un paio di esempi? Eccone uno ed eccone un altro). Ebbene, il ridicolo vizietto di leggere in ogni parola del Santo Padre un ammiccamento al bel mondo radical chic, quando non una devastante rottura rispetto al magistero millenario della Chiesa, non affligge solo i giornali del nostro paese. Si tratta di una piaga globale. E così, stanco di questo continuo fraintendere volutamente il significato degli interventi del Pontefice, Pat Archbold si è inventato per il suo blog nel sito americano National Catholic Register un giochino divertente per smascherare l'ipocrisia di tanti commentatori "liberal". Ve lo riproponiamo quasi integrale qui sotto in una nostra traduzione. Astenersi lettori privi di senso dell'ironia.

La stampa ci dice che Papa Francesco, nelle parole e nei fatti, non è niente meno che il totale ripudio del pontificato di Papa Benedetto. (…) Papa Francesco sta cambiando tutto della Chiesa, e le sue osservazioni sono critiche dirette ai cattolici tradizionali dappertutto.

Il Washington Post l'ha messa in questi termini: «Nella Chiesa cattolica sta accedendo qualcosa di inaspettato e di straordinario. Papa Francesco sta salvando la fede da quelli che si asserragliano in cattedrali dorate e brandiscono la dottrina come una spada. L'edificio del cattolicesimo-fortezza – dove i cattolici progressiti, i cattolici gay, le donne cattoliche e altri che amano la Chiesa ma spesso si sentono messi ai margini dalla gerarchia – sta iniziando a sgretolarsi».

Ora, molti di noi fedeli praticanti tradizionali hanno provato a interpretarlo come in continuità con Papa Benedetto, ma penso che sia giunto il tempo di affrontare i fatti. Il Papa è liberal e io ho le citazioni che lo provano!

Il Papa (…) promuove l'omosessualità.
«È deplorabile che le persone omosessuali siano state e siano oggetto di odio violento nei discorsi o nelle azioni. Un simile trattamento merita la condanna da parte dei pastori della Chiesa ogni qual volta si verifichi».

È tutto rivolto ai poveri.
«Se ci rifiutiamo di condividere ciò che abbiamo con il povero e l'affamato, rendiamo il nostro possesso un falso dio. Quante voci nella nostra società materialista ci dicono che la felicità si trova nell'accumulare proprietà e lussi! Ma questo è rendere il possesso un falso dio. Invece di portare la vita, essi portano la morte».

È manifestamente umile e non è attaccato alla poltrona.
«L'autorità del Papa non è illimitata».
«I signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere».

Esalta il ruolo della donna nella Chiesa.
«È importante dal punto di vista teologico e antropologico che la donna sia al centro della cristianità. Attraverso Maria, e le altre donne sante, l'elemento femminile è posto al centro della religione cristiana».

Ne ha anche per i neo-pelagiani che pensano di potersi guadagnare il paradiso con la devozione invece che con la carità.
«Se nella mia vita trascuro completamente l'attenzione agli altri, tutto preso dalla brama di essere "devoto" e di compiere i miei "doveri religiosi", allora la mia relazione con Dio sarà arida. Diventerà più "appropriata", ma senza amore».

Si preoccupa per l'ambiente.
«Ascoltate la voce della terra…».

Addirittura odia il capitalismo.
«La prevalenza di una mentalità egoista e indivualistica che trova espressione anche in un capitalismo sregolato».

Dunque è tempo di affrontare i fatti. È chiaro che c'è una radicale divergenza tra lui e i papi precedenti, in particolare il suo predecessore.

A essere sincero, devo precisare che potrebbe esserci un piccolo problema nella mia analisi. Tutte le citazioni riportate sopra sono di Papa Benedetto. Tutte.


Re: Pesaro, il Papa telefona al fratello del benzinaio ucciso | Tempi.it




I gesti possono essere espressione di un avvenimento, espressione di un amore, di una passione, o essere semplicemente ridotti a cose da fare: inve- ce di generare continuamente il rapporto, di essere espressione del rapporto e facilitare l'incrementarsi del rapporto, diventano solo cose da fare(Esercizi CL 2013:pag 74) 

Perde il fratello e scrive al Papa. Francesco lo chiama: «Ho pianto per la sua lettera»

Udienza generale di Papa Francesco«Pronto Michele, sono papa Francesco». Quando ha alzato il telefono mercoledì verso l'ora di pranzo Michele Ferri, uomo disabile di Pesaro, non poteva credere che dall'altra parte dell'apparecchio c'era proprio Jorge Mario Bergoglio. Eppure la voce era proprio la sua. Il Pontefice lo ha chiamato per rispondere a una lettera che lo stesso Michele gli aveva spedito ormai un mese fa. Una missiva piena di domande provocate dal dolore per la perdita del fratello Andrea, rimasto vittima la notte tra il 3 e il 4 giugno di una rapina finita nel sangue presso le pompe di benzina che gestiva in città. «Mi ha detto che ha pianto quando ha letto la lettera che gli avevo scritto», racconta Ferri su Facebook.

TRE CHIAMATE PERSE. «Non avrei mai scritto una lettera ad altri Papi ma a lui me la sentivo e l'ho fatto», sono le parole di Michele riportate dalla testata on line Vivere Pesaro. «Pensa che ha dovuto chiamarmi per ben tre volte, ma martedì non avevo il cellulare con me. Avrei pensato a tutto ma non certamente che mi chiamasse personalmente». Non solo, come racconta ancora Michele, il Santo Padre ha chiamato anche la madre dei fratelli Ferri: «Gli avrei voluto chiedere tante altre cose ma l'emozione era tanta. L'unica cosa che sono riuscito e chiedergli, è stata quella di poter chiamare mia madre, dopo naturalmente una mia telefonata che la preavvisava, per preservarla da un'emozione troppo forte».

«È DI UN'UMANITÀ UNICA». Sul contenuto della telefonata, Michele ha preferito mantenere il riserbo: è un fatto personale, dice la moglie rispondendo al citofono ai giornalisti. «Questo Papa è di una umanità unica – chiude l'uomo – e per la prima volta qualcuno è riuscito ad infonderci tanta speranza e serenità, soprattutto a consolare la mamma».




martedì 6 agosto 2013

Ancora memoria..

Da l'inesorabile presenza in un evento reale nella vita dell'uomo i libri di Luigi Giussani l'equipe: "La casa e il luogo della memoria.. Questo cartello dovrebbe essere collocato in tutte le case cioè in tutte le famiglie che nascono dalla vita del movimento in tutte le sedi del movimento per usare un termine orribile... Mi sono dilungato ma volevo semplicemente sottolineare il fatto che la nostra compagnia e preghiera."


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Fare memoria di Cristo è essere innamorati e solo questo è libertà

Esercizi spirituali 2013 comunione e liberazione , pagina 67" .. Come questo può essere vissuto nel quotidiano?" Come l'avvenimento di Cristo può essere vissuto nel quotidiano come l'avvenimento di Cristo può essere vissuto nella fatica quotidiana?"
Risposta: "quando ci stacchiamo dall'esperienza cominciamo complicarci... Questa è la prevalenza dell'intellettualismo.. Se uno si innamora per lui innamorarsi non vuol dire adesso mi dedico alla contemplazione del suo volto non faccio nulla... Proprio perché è successo quella presenza investe talmente la vita che la domanda è opposta: come potete fare tutto vivere il quotidiano senza sentire in voi l'urgenza di lei ho di lui? Questa urgenza che sorprendo in me è la memoria di lui... Il problema è che Cristo non ci manca!.. Se non fate questo come potete essere liberi in mezzo tutti problemi del giorno?!


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