venerdì 31 ottobre 2014

Il Papa ai carismatici: l'unità non è uniformità ma neanche perdere identità Radio Vaticana

Il Papa ai carismatici: l'unità non è uniformità ma neanche perdere identità Radio Vaticana
La unità del sangue

Il Papa ai carismatici: l'unità non è uniformità ma neanche perdere identità

La Chiesa ha bisogno dello Spirito Santo. E' quanto affermato da Papa Francesco nel discorso ai membri dell'associazione carismatica mondiale Catholic Fraternity ricevuti in occasione della loro 16.ma Conferenza internazionale. Il Pontefice ha ribadito che l'uniformità non è cattolica ed ha messo l'accento sull'ecumenismo del sangue che unisce i tanti cristiani martiri in varie parti del mondo. A guidare i carismatici, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa. Presente anche il pastore Giovanni Traettino, amico di lunga data di Jorge Mario Bergoglio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Condividere la stessa casa come testimonianza di unità. Papa Francesco ha iniziato il suo intervento ringraziando Catholic Fraternity e i movimenti carismatici cattolici riuniti nell'ICCRS per aver scelto di condividere lo stesso ufficio nel Palazzo San Calisto in Vaticano. Un segno che il Pontefice aveva chiesto in occasione del grande incontro allo Stadio Olimpico con il Rinnovamento Carismatico. Francesco ha centrato il suo intervento sul tema dell'unità nella diversità. "L'uniformità – ha detto – non è cattolica, non è cristiana". Bisogna invece cercare "l'unità nella diversità. L'unità cattolica è diversa ma è una":

"L'unità non è uniformità, non è fare obbligatoriamente tutto insieme, né pensare allo stesso modo, neppure perdere l'identità".

"Unità nella diversità – ha soggiunto – è precisamente il contrario, è riconoscere e accettare con gioia i diversi doni che lo Spirito Santo dà ad ognuno e metterli al servizio di tutti nella Chiesa":

"L'unità è saper ascoltare, accettare le differenze, avere la libertà di pensare diversamente e manifestarlo! Con tutto il rispetto per l'altro che è il mio fratello. Non abbiate paura delle differenze!".

La Chiesa, ha soggiunto, "ha bisogno dello Spirito Santo", "ogni cristiano, nella sua vita, ha bisogno di aprire il suo cuore all'azione santificante dello Spirito Santo". E ha esortato il mondo carismatico a condividere questa esperienza, ad "essere testimoni di questo". Francesco si è quindi soffermato sulla lode che, ha detto, "ci dà vita, perché è l'intimità con Dio". Il Papa ha paragonato la preghiera alla respirazione. "Quando inspiriamo, nella preghiera – ha osservato – riceviamo l'aria nuova dello Spirito e nell'espirarlo annunciamo Gesù Cristo suscitato dallo stesso" Spirito Santo:

"Nessuno può vivere senza respirare. Lo stesso è per il cristiano: senza la lode e senza la missione non vive da cristiano. E con la lode, l'adorazione. Ma, si parla di adorare, si parla poco. 'Ma cosa si fa nella preghiera?' - 'Ma chiedo cose a Dio, ringrazio, ma si fa l'intercessione…' Ma l'adorazione, adorare Dio. Ma questo è parte di questa respirazione: la lode e l'adorazione".

Il Papa ha rammentato che è stato il Rinnovamento Carismatico che ha "ricordato alla Chiesa la necessità e l'importanza della preghiera di lode". Insieme ad essa, ha detto ancora, "la preghiera di intercessione è oggi un grido al Padre per i nostri fratelli cristiani perseguitati e assassinati e per la pace nel nostro mondo sconvolto":

"Questo si deve fare e non dimenticare che oggi il sangue di Gesù, versato dai suoi molti martiri cristiani in varie parti del mondo, ci interpella e ci spinge all'unità. Per i persecutori, noi non siamo divisi, non siamo luterani, ortodossi, evangelici, cattolici… No! Siamo uno! Per i persecutori siamo cristiani! Non interessa oltre. Questo è l'ecumenismo del sangue che oggi si vive".



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domenica 26 ottobre 2014

Amare totalmente Dio;cioè la fede; cioè servirlo; Amare il prossimo; cioè la carità; cioè trattarlo nella verità della sua situazione che è come la mia


Angelus, 26 ottobre 2014

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 26 ottobre 2014

Video

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di oggi ci ricorda che tutta la Legge divina si riassume nell'amore per Dio e per il prossimo. L'Evangelista Matteo racconta che alcuni farisei si accordarono per mettere alla prova Gesù (cfr 22,34-35). Uno di questi, un dottore della legge, gli rivolge questa domanda: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?» (v. 36). Gesù, citando il Libro del Deuteronomio, risponde: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento» (vv. 37-38). E avrebbe potuto fermarsi qui. Invece Gesù aggiunge qualcosa che non era stato richiesto dal dottore della legge. Dice infatti: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (v. 39). Anche questo secondo comandamento Gesù non lo inventa, ma lo riprende dal Libro del Levitico. La sua novità consiste proprio nel mettere insieme questi due comandamenti – l'amore per Dio e l'amore per il prossimo – rivelando che essi sono inseparabili e complementari, sono le due facce di una stessa medaglia. Non si può amare Dio senza amare il prossimo e non si può amare il prossimo senza amare Dio. Papa Benedetto ci ha lasciato un bellissimo commento a questo proposito nella sua prima Enciclica Deus caritas est, (nn. 16-18).

In effetti, il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo e agli altri, alla sua famiglia l'amore di Dio è l'amore dei fratelli. Il comandamento dell'amore a Dio e al prossimo è il primo non perché sta in cima all'elenco dei comandamenti. Gesù non lo mette al vertice, ma al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare e fare riferimento.

Già nell'Antico Testamento l'esigenza di essere santi, ad immagine di Dio che è santo, comprendeva anche il dovere di prendersi cura delle persone più deboli come lo straniero, l'orfano, la vedova (cfr Es 22,20-26). Gesù porta a compimento questa legge di alleanza, Lui che unisce in sé stesso, nella sua carne, la divinità e l'umanità, in un unico mistero d'amore.

Ormai, alla luce di questa parola di Gesù, l'amore è la misura della fede, e la fede è l'anima dell'amore. Non possiamo più separare la vita religiosa, la vita di pietà dal servizio ai fratelli, a quei fratelli concreti che incontriamo. Non possiamo più dividere la preghiera, l'incontro con Dio nei Sacramenti, dall'ascolto dell'altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite. Ricordatevi questo: l'amore è la misura della fede. Quanto ami, tu? E ognuno si dà la risposta. Com'è la tua fede? La mia fede è come io amo. E la fede è l'anima dell'amore.

In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi – Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti: non sono precetti e formule; ci consegna due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l'immagine stessa di Dio. E dovremmo domandarci, quando incontriamo uno di questi fratelli, se siamo in grado di riconoscere in lui il volto di Dio: siamo capaci di questo?

In questo modo Gesù offre ad ogni uomo il criterio fondamentale su cui impostare la propria vita. Ma soprattutto Egli ci ha donato lo Spirito Santo, che ci permette di amare Dio e il prossimo come Lui, con cuore libero e generoso. Per intercessione di Maria, nostra Madre, apriamoci ad accogliere questo dono dell'amore, per camminare sempre in questa legge dei due volti, che sono un volto solo: la legge dell'amore.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

ieri, a San Paolo del Brasile, è stata proclamata Beata madre Assunta Marchetti, nata in Italia, cofondatrice della Suore Missionarie di S. Carlo Borromeo – Scalabriniane. Era una suora esemplare nel servizio agli orfani degli emigranti italiani; lei vedeva Gesù presente nei poveri, negli orfani, negli ammalati, nei migranti. Rendiamo grazie al Signore per questa donna, modello di instancabile missionarietà e di coraggiosa dedizione nel servizio della carità. E questo è un richiamo e soprattutto una conferma di ciò che abbiamo detto prima, riguardo al cercare il volto di Dio nel fratello e nella sorella bisognosi.

Saluto con affetto tutti i pellegrini provenienti dall'Italia e da vari Paesi, incominciando dai devoti della Madonna del Mare, di Bova Marina. Accolgo con gioia i fedeli di Lugana in Sirmione, Usini, Portobuffolé, Arteselle, Latina e Guidonia; come pure quelli di Losanna (Svizzera), e Marsiglia (Francia). Un pensiero speciale rivolgo alla comunità peruviana di Roma, qui presente con la sacra Immagine – che vedo – del Señor de los Milagros.

Saluto anche i pellegrini di Schönstatt: sto guardando da qui l'icona della Madre.

Tutti ringrazio e saluto con affetto.

Per favore, pregate per me, non dimenticatevi. Vi auguro buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!


domenica 19 ottobre 2014

La vera laicità

La vera laicità è aver detto:" date a Dio quel che è di Dio "; perché se fosse stato detto solo "date a Cesare quel che è di Cesare", il potere dominante avrebbe piegato il popolo, perché laico vuol dire del popolo, al suo volere.
Io, noi , il popolo conserva ed ha conservato in passato, nelle società cristiane questa libertà perché ha introdotto Dio come apertura della esperienza umana contro ogni limite imposto dal potere.
Questo è stato possibile perché Il figlio di Dio si è mostrato nella storia in maniera inequivocabile fuori da ogni possibilità interpretativa e di strumentalizzazione!