lunedì 30 novembre 2009

l'attesa ..dell'Avvento

L'omelia del Papa durante la celebrazione dei primi vespri nella basilica di San Pietro
L'attesa di Dio dà senso al presente

La speranza segna il cammino dell'umanità, ma per i cristiani essa è animata dalla certezza che Dio è presente e ci accompagna. Lo ha sottolineato Benedetto XVI presiedendo i primi vespri della prima domenica di Avvento, sabato pomeriggio 28 novembre, nella basilica Vaticana. Cari fratelli e sorelle, con questa celebrazione vespertina entriamo nel tempo liturgico dell'Avvento. Nella lettura biblica che abbiamo appena ascoltato, tratta dalla Prima Lettera ai Tessalonicesi, l'apostolo Paolo ci invita a preparare la "venuta del Signore nostro Gesù Cristo" (5, 23) conservandoci irreprensibili, con la grazia di Dio. Paolo usa proprio la parola "venuta", Parusìa, in latino adventus, da cui il termine Avvento. Riflettiamo brevemente sul significato di questa parola, che può tradursi con "presenza", "arrivo", "venuta". Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l'arrivo di un funzionario, la visita del re o dell'imperatore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto. I cristiani adottarono la parola "avvento" per esprimere la loro relazione con Gesù Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera "provincia" denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui, quanti credono nella sua presenza nell'assemblea liturgica. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi. Il significato dell'espressione "avvento" comprende quindi anche quello di visitatio, che vuol dire semplicemente e propriamente "visita"; in questo caso si tratta di una visita di Dio: Egli entra nella mia vita e vuole rivolgersi a me. Tutti facciamo esperienza, nell'esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal "fare". Non è forse vero che spesso è proprio l'attività a possederci, la società con i suoi molteplici interessi a monopolizzare la nostra attenzione? Non è forse vero che si dedica molto tempo al divertimento e a svaghi di vario genere? A volte le cose ci "travolgono". L'Avvento, questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in silenzio per capire una presenza. È un invito a comprendere che i singoli eventi della giornata sono cenni che Dio ci rivolge, segni dell'attenzione che ha per ognuno di noi. Quanto spesso Dio ci fa percepire qualcosa del suo amore! Tenere, per così dire, un "diario interiore" di questo amore sarebbe un compito bello e salutare per la nostra vita! L'Avvento ci invita e ci stimola a contemplare il Signore presente. La certezza della sua presenza non dovrebbe aiutarci a vedere il mondo con occhi diversi? Non dovrebbe aiutarci a considerare tutta la nostra esistenza come "visita", come un modo in cui Egli può venire a noi e diventarci vicino, in ogni situazione? Altro elemento fondamentale dell'Avvento è l'attesa, attesa che è nello stesso tempo speranza. L'Avvento ci spinge a capire il senso del tempo e della storia come "kairós", come occasione favorevole per la nostra salvezza. Gesù ha illustrato questa realtà misteriosa in molte parabole: nel racconto dei servi invitati ad attendere il ritorno del padrone; nella parabola delle vergini che aspettano lo sposo; o in quelle della semina e della mietitura. L'uomo, nella sua vita, è in costante attesa: quando è bambino vuole crescere, da adulto tende alla realizzazione e al successo, avanzando nell'età, aspira al meritato riposo. Ma arriva il tempo in cui egli scopre di aver sperato troppo poco se, al di là della professione o della posizione sociale, non gli rimane nient'altro da sperare. La speranza segna il cammino dell'umanità, ma per i cristiani essa è animata da una certezza: il Signore è presente nello scorrere della nostra vita, ci accompagna e un giorno asciugherà anche le nostre lacrime. Un giorno, non lontano, tutto troverà il suo compimento nel Regno di Dio, Regno di giustizia e di pace. Ma ci sono modi molto diversi di attendere. Se il tempo non è riempito da un presente dotato di senso, l'attesa rischia di diventare insopportabile; se si aspetta qualcosa, ma in questo momento non c'è nulla, se il presente cioè rimane vuoto, ogni attimo che passa appare esageratamente lungo, e l'attesa si trasforma in un peso troppo grave, perché il futuro rimane del tutto incerto. Quando invece il tempo è dotato di senso, e in ogni istante percepiamo qualcosa di specifico e di valido, allora la gioia dell'attesa rende il presente più prezioso. Cari fratelli e sorelle, viviamo intensamente il presente dove già ci raggiungono i doni del Signore, viviamolo proiettati verso il futuro, un futuro carico di speranza. L'Avvento cristiano diviene in questo modo occasione per ridestare in noi il senso vero dell'attesa, ritornando al cuore della nostra fede che è il mistero di Cristo, il Messia atteso per lunghi secoli e nato nella povertà di Betlemme. Venendo tra noi, ci ha recato e continua ad offrirci il dono del suo amore e della sua salvezza. Presente tra noi, ci parla in molteplici modi: nella Sacra Scrittura, nell'anno liturgico, nei santi, negli eventi della vita quotidiana, in tutta la creazione, che cambia aspetto a seconda che dietro di essa ci sia Lui o che sia offuscata dalla nebbia di un'incerta origine e di un incerto futuro. A nostra volta, noi possiamo rivolgergli la parola, presentargli le sofferenze che ci affliggono, l'impazienza, le domande che ci sgorgano dal cuore. Siamo certi che ci ascolta sempre! E se Gesù è presente, non esiste più alcun tempo privo di senso e vuoto. Se Lui è presente, possiamo continuare a sperare anche quando gli altri non possono più assicurarci alcun sostegno, anche quando il presente diventa faticoso. Cari amici, l'Avvento è il tempo della presenza e dell'attesa dell'eterno. Proprio per questa ragione è, in modo particolare, il tempo della gioia, di una gioia interiorizzata, che nessuna sofferenza può cancellare. La gioia per il fatto che Dio si è fatto bambino. Questa gioia, invisibilmente presente in noi, ci incoraggia a camminare fiduciosi. Modello e sostegno di tale intimo gaudio è la Vergine Maria, per mezzo della quale ci è stato donato il Bambino Gesù. Ci ottenga Lei, fedele discepola del suo Figlio, la grazia di vivere questo tempo liturgico vigilanti e operosi nell'attesa. Amen! (©L'Osservatore Romano - 30 novembre 1 dicembre )

giovedì 26 novembre 2009

Chiesto in Italia lo stop alla pillola Ru486

Pare chiaro dove stanno le forze che difendono esplicitamente i valori cristiani....!!



Chiesto in Italia lo stop alla pillola Ru486

Roma, 26. La commissione Sanità del Senato italiano ha approvato, con il voto favorevole del Partito della libertà e della Lega e quello contrario del Partito democratico, il documento finale dell'indagine conoscitiva condotta sulla pillola abortiva Ru486. Nel documento si chiede di fermare la procedura di immissione in commercio della pillola in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità dell'uso della Ru486 con la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. I voti a favore del documento sono stati 14, fra i quali quello del presidente della commissione, Antonio Tomassini, i contrari otto. (©L'Osservatore

Per i laici del Vietnam

Messaggio del Papa ai vescovi vietnamiti per l'anno giubilare [stralcio]


Il mio affetto paterno va anche a tutti i fedeli laici vietnamiti. Essi sono presenti nel mio ricordo e nella mia preghiera quotidiana. Possano impegnarsi più profondamente e attivamente nella vita e nella missione della Chiesa.

lunedì 23 novembre 2009

i laici partecipi della regalità di Cristo

Il cardinale Tarcisio Bertone ad Assisi
I laici partecipi della regalità di Cristo

Si è arricchita di diversi significati la celebrazione presieduta, domenica 22 novembre ad Assisi dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, nel decimo anniversario della riapertura al culto della basilica papale di San Francesco. Innanzitutto il ricordo di quel tragico terremoto del 1997 a causa del quale la basilica venne gravemente danneggiata. Quindi la poderosa opera di ricostruzione, in virtù della quale nel giro di poco meno di due anni, è stato restituito al culto un gioiello di architettura sacra. Infine la celebrazione della regalità di Cristo alla quale i laici, in forza del battesimo, sono chiamati a partecipare e a testimoniare nella vicinanza ai più poveri e agli emarginati. Motivi che il cardinale Bertone ha riassunto nella sua omelia. Dopo aver infatti salutato i presenti - dal custode del sacro Convento, padre Giuseppe Piemontese, e all'intera comunità dei Frati minori conventuali, al Legato Pontificio cardinale Attilio Nicora, al neo-eletto presidente della Conferenza episcopale umbra monsignor Vincenzo Paglia, all'arcivescovo-vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, e ad altre autorità religiose e civili - il cardinale ha preso lo spunto dalle letture dell'ultima domenica dell'Anno liturgico, e si è soffermato sulla regalità di Cristo, la quale, "trasmessa a noi attraverso la Croce, continua a manifestarsi al mondo di oggi mediante la comunità dei redenti". I laici, ha ricordato il porporato, proprio per questo loro identificarsi in Cristo, come insegna il concilio Vaticano ii, "sono chiamati ad operare per la promozione della persona umana, per animare di spirito evangelico le realtà temporali, e dare così testimonianza concreta che Cristo Re è liberatore e salvatore di tutto l'uomo e di tutti gli uomini". "Servire - ha concluso - è regnare, recita un'antica e sintetica formula usata per l'insegnamento catechistico. Cristo Re ha regnato sul legno della croce, dopo aver dato l'esempio ai discepoli con il gesto della lavanda dei piedi; san Francesco ha regnato amando sorella povertà, rivestito del solo saio ed animato da un sincero amore per il suo Signore e per i poveri", dunque anche "noi, cari fratelli e sorelle" "continuiamo il nostro cammino di fede per condividere, al di là della morte, la stessa corona di gloria". Successivamente il cardinale ha unito la sua voce al "grido di sofferenza" del vescovo Sorrentino per la situazione dei lavoratori della ditta Merloni, che rischiano il licenziamento. Rivolgendo parole di solidarietà a una loro rappresentanza, in basilica per partecipare alla messa, il cardinale ha chiesto ai responsabili un impeto di intelligenza creativa per affrontare con coraggio una situazione tanto grave e una povertà che si radica sempre di più tra le popolazioni. Propri0 in considerazione di queste sfide, il porporato, incontrando, al termine della messa, un gruppo di giornalisti, ha rinnovato ai politici italiani lo stesso appello che qualche giorno fa il cardinale Bagnasco aveva rilanciato a conclusione dell'assemblea della Conferenza episcopale italiana. In questo momento di crisi, ha detto in sostanza il segretario di Stato, è necessario l'impegno di tutti per affrontare le emergenze sociali create dai gravi problemi economici e sociali che affliggono il Paese. Tra le emergenze il cardinale ha anche ricordato quelle legate ai disastri naturali che hanno colpito di recente il Paese, in particolare l'Abruzzo. A proposito della situazione nelle zone terremotate di questa regione, egli ha ricordato le tante promesse fatte, anche da capi di Stato e di Governo, durante i lavori del g8 a Coppito, e anche successivamente nel corso di alcuni incontri in Vaticano. Promesse, ha detto, che ancora aspettano di divenire realtà. Molte di quelle promesse si riferivano alla ricostruzione delle chiese andate completamente distrutte.
(©L'Osservatore Romano - 23-24 novembre 2009)
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venerdì 20 novembre 2009

La Via della Bellezza

Grazie Santità per queste grandissime parole!



BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VIMercoledì, 18 novembre 2009

La Cattedrale dall'architettura romanica a quella gotica, il retroterra teologico
Cari fratelli e sorelle!
Nelle catechesi delle scorse settimane ho presentato alcuni aspetti della teologia medievale. Ma la fede cristiana, profondamente radicata negli uomini e nelle donne di quei secoli, non diede origine soltanto a capolavori della letteratura teologica, del pensiero e della fede. Essa ispirò anche una delle creazioni artistiche più elevate della civiltà universale: le cattedrali, vera gloria del Medioevo cristiano. Infatti, per circa tre secoli, a partire dal principio del secolo XI si assistette in Europa a un fervore artistico straordinario. Un antico cronista descrive così l’entusiasmo e la laboriosità di quel tempo: “Accadde che in tutto il mondo, ma specialmente in Italia e nelle Gallie, si incominciasse a ricostruire le chiese, sebbene molte, per essere ancora in buone condizioni, non avessero bisogno di tale restaurazione. Era come una gara tra un popolo e l’altro; si sarebbe creduto che il mondo, scuotendosi di dosso i vecchi cenci, volesse rivestirsi dappertutto della bianca veste di nuove chiese. Insomma, quasi tutte le chiese cattedrali, un gran numero di chiese monastiche, e perfino oratori di villaggio, furono allora restaurati dai fedeli” (Rodolfo il Glabro, Historiarum 3,4).
Vari fattori contribuirono a questa rinascita dell’architettura religiosa. Anzitutto, condizioni storiche più favorevoli, come una maggiore sicurezza politica, accompagnata da un costante aumento della popolazione e dal progressivo sviluppo delle città, degli scambi e della ricchezza. Inoltre, gli architetti individuavano soluzioni tecniche sempre più elaborate per aumentare le dimensioni degli edifici, assicurandone allo stesso tempo la saldezza e la maestosità. Fu però principalmente grazie all’ardore e allo zelo spirituale del monachesimo in piena espansione che vennero innalzate chiese abbaziali, dove la liturgia poteva essere celebrata con dignità e solennità, e i fedeli potevano sostare in preghiera, attratti dalla venerazione delle reliquie dei santi, mèta di incessanti pellegrinaggi. Nacquero così le chiese e le cattedrali romaniche, caratterizzate dallo sviluppo longitudinale, in lunghezza, delle navate per accogliere numerosi fedeli; chiese molto solide, con muri spessi, volte in pietra e linee semplici ed essenziali. Una novità è rappresentata dall’introduzione delle sculture. Essendo le chiese romaniche il luogo della preghiera monastica e del culto dei fedeli, gli scultori, più che preoccuparsi della perfezione tecnica, curarono soprattutto la finalità educativa. Poiché bisognava suscitare nelle anime impressioni forti, sentimenti che potessero incitare a fuggire il vizio, il male, e a praticare la virtù, il bene, il tema ricorrente era la rappresentazione di Cristo come giudice universale, circondato dai personaggi dell’Apocalisse. Sono in genere i portali delle chiese romaniche a offrire questa raffigurazione, per sottolineare che Cristo è la Porta che conduce al Cielo. I fedeli, oltrepassando la soglia dell’edificio sacro, entrano in un tempo e in uno spazio differenti da quelli della vita ordinaria. Oltre il portale della chiesa, i credenti in Cristo, sovrano, giusto e misericordioso, nell’intenzione degli artisti potevano gustare un anticipo della beatitudine eterna nella celebrazione della liturgia e negli atti di pietà svolti all’interno dell’edificio sacro.
Nel secoli XII e XIII, a partire dal nord della Francia, si diffuse un altro tipo di architettura nella costruzione degli edifici sacri, quella gotica, con due caratteristiche nuove rispetto al romanico, e cioè lo slancio verticale e la luminosità. Le cattedrali gotiche mostravano una sintesi di fede e di arte armoniosamente espressa attraverso il linguaggio universale e affascinante della bellezza, che ancor oggi suscita stupore. Grazie all’introduzione delle volte a sesto acuto, che poggiavano su robusti pilastri, fu possibile innalzarne notevolmente l’altezza. Lo slancio verso l’alto voleva invitare alla preghiera ed era esso stesso una preghiera. La cattedrale gotica intendeva tradurre così, nelle sue linee architettoniche, l’anelito delle anime verso Dio. Inoltre, con le nuove soluzioni tecniche adottate, i muri perimetrali potevano essere traforati e abbelliti da vetrate policrome. In altre parole, le finestre diventavano grandi immagini luminose, molto adatte ad istruire il popolo nella fede. In esse - scena per scena – venivano narrati la vita di un santo, una parabola, o altri eventi biblici. Dalle vetrate dipinte una cascata di luce si riversava sui fedeli per narrare loro la storia della salvezza e coinvolgerli in questa storia.
Un altro pregio delle cattedrali gotiche è costituito dal fatto che alla loro costruzione e alla loro decorazione, in modo differente ma corale, partecipava tutta la comunità cristiana e civile; partecipavano gli umili e i potenti, gli analfabeti e i dotti, perché in questa casa comune tutti i credenti erano istruiti nella fede. La scultura gotica ha fatto delle cattedrali una “Bibbia di pietra”, rappresentando gli episodi del Vangelo e illustrando i contenuti dell’anno liturgico, dalla Natività alla Glorificazione del Signore. In quei secoli, inoltre, si diffondeva sempre di più la percezione dell’umanità del Signore, e i patimenti della sua Passione venivano rappresentati in modo realistico: il Cristo sofferente (Christus patiens) divenne un’immagine amata da tutti, ed atta a ispirare pietà e pentimento per i peccati. Né mancavano i personaggi dell’Antico Testamento, la cui storia divenne in tal modo familiare ai fedeli che frequentavano le cattedrali come parte dell’unica, comune storia di salvezza. Con i suoi volti pieni di bellezza, di dolcezza, di intelligenza, la scultura gotica del secolo XIII rivela una pietà felice e serena, che si compiace di effondere una devozione sentita e filiale verso la Madre di Dio, vista a volte come una giovane donna, sorridente e materna, e principalmente rappresentata come la sovrana del cielo e della terra, potente e misericordiosa. I fedeli che affollavano le cattedrali gotiche amavano trovarvi anche espressioni artistiche che ricordassero i santi, modelli di vita cristiana e intercessori presso Dio. E non mancarono le manifestazioni “laiche” dell’esistenza; ecco allora apparire, qua e là, rappresentazioni del lavoro dei campi, delle scienze e delle arti. Tutto era orientato e offerto a Dio nel luogo in cui si celebrava la liturgia. Possiamo comprendere meglio il senso che veniva attribuito a una cattedrale gotica, considerando il testo dell’iscrizione incisa sul portale centrale di Saint-Denis, a Parigi: “Passante, che vuoi lodare la bellezza di queste porte, non lasciarti abbagliare né dall’oro, né dalla magnificenza, ma piuttosto dal faticoso lavoro. Qui brilla un’opera famosa, ma voglia il cielo che quest’opera famosa che brilla faccia splendere gli spiriti, affinché con le verità luminose s’incamminino verso la vera luce, dove il Cristo è la vera porta”.
Cari fratelli e sorelle, mi piace ora sottolineare due elementi dell’arte romanica e gotica utili anche per noi. Il primo: i capolavori artistici nati in Europa nei secoli passati sono incomprensibili se non si tiene conto dell’anima religiosa che li ha ispirati. Un artista, che ha testimoniato sempre l’incontro tra estetica e fede, Marc Chagall, ha scritto che “i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell'alfabeto colorato che era la Bibbia”. Quando la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia, incontra l’arte, si crea una sintonia profonda, perché entrambe possono e vogliono parlare di Dio, rendendo visibile l’Invisibile. Vorrei condividere questo nell’incontro con gli artisti del 21 novembre, rinnovando ad essi quella proposta di amicizia tra la spiritualità cristiana e l’arte, auspicata dai miei venerati Predecessori, in particolare dai Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II. Il secondo elemento: la forza dello stile romanico e lo splendore delle cattedrali gotiche ci rammentano che la via pulchritudinis, la via della bellezza, è un percorso privilegiato e affascinante per avvicinarsi al Mistero di Dio. Che cos’è la bellezza, che scrittori, poeti, musicisti, artisti contemplano e traducono nel loro linguaggio, se non il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne? Afferma sant’Agostino: “Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell’aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l’ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell'acqua, che camminano sulla terra, che volano nell'aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole chi l’ha creata, se non la Bellezza Immutabile?” (Sermo CCXLI, 2: PL 38, 1134).
Cari fratelli e sorelle, ci aiuti il Signore a riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente ed affascinante, per giungere ad incontrare ed amare Dio.
Saluti:
Chers frères et soeurs, C’est avec plaisir que je vous accueille ce matin chers pèlerins de langue française. Je salue particulièrement les membres de la Conférence des Évêques latins dans les Régions arabes. Que la beauté de la création et des œuvres d’art, si nombreuses à Rome, vous aide tous à rencontrer et à aimer Dieu! Avec ma Bénédiction Apostolique!
My dear brothers and sisters, I am pleased to greet all the English-speaking pilgrims present at today’s audience, especially the board members of the World Union of Catholic Women’s Organizations. Upon you all I cordially invoke God’s abundant blessings!
Liebe Brüder und Schwestern! Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Gäste. Die vielen Zeugnisse großer christlicher Kunst, die wir hier in Rom und in unserer Heimat sehen, laden uns ein, Gott für die Macht seiner Liebe zu danken, mit der er uns Menschen auch durch die Schönheit nahekommt. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Aufenthalt in der Ewigen Stadt.
Queridos hermanos y hermanas: Saludo cordialmente a los fieles de lengua española. En particular, al grupo de la Caja de Ahorros, de Burgos, con su Arzobispo Monseñor Francisco Gil Hellín, y a la Caravana “por la paz y la liberación de los secuestrados”, de Colombia, así como a los peregrinos de España, México y de otros Países Latinoamericanos. Os invito a cultivar en vuestro espíritu el gusto por el arte religioso, para saber descubrir en él un reflejo del esplendor y hermosura de Cristo, el Hijo de Dios hecho carne. Muchas gracias.
Queridos irmãos e irmãs A minha saudação a todos peregrinos de língua portuguesa, com uma bênção particular para o grupo vindo do Brasil. Que Nossa Senhora vos acompanhe e ampare na caminhada da vida e no crescimento cristão, conservando a vós e a quantos vos são queridos na perene amizade de Deus.
Saluto in lingua polacca:
Witam polskich pielgrzymów. Przybyliście do grobów Apostołów Piotra i Pawła, aby umacniać swą wiarę i pogłębiać miłość do Chrystusa i do Kościoła. Dziś jest ku temu szczególna okazja: dziś przypada rocznica poświęcenia Bazylik św. Piotra w Watykanie i św. Pawła za Murami. Nawiedzając te miejsca, wnikajcie w tajemnice nauczania i męczeństwa pierwszych Świadków, aby kształtowały wasze chrześcijańskie życie. Niech Bóg wam błogosławi!
Traduzione italiana:
Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Siete giunti alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, per consolidare la vostra fede e approfondire l’amore per Cristo e per la Chiesa. Oggi è un’occasione particolare: si celebra l’anniversario della dedicazione delle Basiliche di San Pietro in Vaticano e di San Paolo fuori le Mura. Visitando questi luoghi scrutate i misteri dell’insegnamento e del martirio dei primi Testimoni, affinché modellino la vostra vita cristiana. Dio vi benedica!
Saluto in lingua slovacca:
Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z Bratislavy. Bratia a sestry, v týchto dňoch si pripomínate dvadsiate výročie pádu totalitného režimu vo vašej vlasti a návratu slobody občianskej i náboženskej. Ďakujme Bohu za tento dar a nezabúdajme na našich bratov a sestry vo svete, ktorí trpia. S láskou žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana:
Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli di Bratislava.Fratelli e sorelle, in questi giorni ricordate il ventesimo anniversario della caduta del regime totalitario nella vostra Patria ed il ritorno della libertà civile e religiosa. Ringraziamo Dio per questo dono e non dimentichiamo i nostri fratelli e sorelle nel mondo che soffrono. Con affetto benedico voi ed i vostri cari.Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua ungherese:
Isten hozta az ezeréves Pécsi Egyházmegye küldöttségét, akik Mayer Mihály Püspök Atya vezetésével érkeztek. Szent Péter Apostol és Szent Mór Püspök, az egyházmegye védőszentjeinek közbenjárására a mindenható Isten áldását kérem Kedves Mindnyájukra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!
Traduzione italiana:
Do il benvenuto ai Rappresentanti della millenaria Diocesi di Pécs, i quali sono arrivati con il loro Vescovo, Mons. Mihály Mayer. Chiedendo la protezione dei Santi Patroni diocesani San Pietro Apostolo e San Mauro Vescovo, imploro la benedizione dell'Onnipotente su tutti voi.Sia lodato Gesù Cristo!
* * *
Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, sono lieto di rivolgere il mio benvenuto ai Signori Cardinali, ai Vescovi e a tutti i membri dell’Assemblea Plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, presieduta dal Cardinale Ivan Dias. La vostra presenza mi offre l’opportunità di rinnovare a ciascuno l’espressione della mia viva gratitudine per il generoso impegno con il quale operate a favore della diffusione del messaggio evangelico. Affido alla protezione di Maria Santissima, Regina degli Apostoli, questa vostra Plenaria, invocando la sua materna assistenza su quanti sono coinvolti nell’azione missionaria in ogni angolo della terra. Saluto i sacerdoti dell’Arcidiocesi di Taranto, accompagnati dal loro Pastore Mons. Benigno Papa, e li esorto a cercare con sollecitudine “le cose di lassù” (Col, 3,1) per essere testimoni sempre più credibili del primato di Dio. Saluto i rappresentanti della Federazione Italiana degli Addetti al Culto ed esprimo il mio cordiale compiacimento per l’opera importante che essi svolgono nella preparazione e nella cura degli spazi liturgici, come pure dei Beni culturali custoditi nelle chiese.
Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Nell'odierna Liturgia celebriamo la Dedicazione della Basilica di San Pietro in Vaticano e di quella di San Paolo sulla via Ostiense. Questa festa ci offre l'occasione di porre in luce il significato ed il valore della Chiesa. Cari giovani, amate la Chiesa e cooperate con entusiasmo alla sua edificazione. Cari malati, vivete l'offerta della vostra sofferenza come un contributo prezioso alla crescita spirituale delle comunità cristiane. E voi, cari sposi novelli, siate nel mondo un segno vivo dell'amore di Cristo.
APPELLO
Dopodomani si terrà presso le Nazioni Unite la Giornata Mondiale di Preghiera e di Azione per i Bambini, in occasione del 20° anniversario dell’adozione della Convenzione sui diritti del fanciullo. Il mio pensiero va a tutti i bambini del mondo, specialmente a quanti vivono in condizioni difficili e soffrono a causa della violenza, degli abusi, della malattia, della guerra o della fame.
Vi invito ad unirvi alla mia preghiera e, al tempo stesso, faccio appello alla Comunità internazionale affinché si moltiplichino gli sforzi per offrire un’adeguata risposta ai drammatici problemi dell’infanzia. Non manchi il generoso impegno di tutti affinché siano riconosciuti i diritti dei fanciulli e rispettata sempre più la loro dignità.

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

lunedì 9 novembre 2009

Lo sport: occasione di sviluppo integrale

Messaggio del Papa a un seminario su sport, educazione e fede
L'attività agonistica va stimolata senza ricorrere al doping

Attraverso lo sport "sacerdoti, religiosi e laici possono diventare veri e propri educatori e maestri di vita dei giovani". Lo ha scritto Benedetto XVI nel messaggio indirizzato al cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, in occasione del seminario internazionale di studi, svoltosi a Roma dal 6 al 7 novembre su iniziativa della sezione Chiesa e sport del dicastero.

Al Venerato Fratello StanisLaw Card. RyLko Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici
Con vero piacere, invio un cordiale saluto a Lei, al Segretario, ai collaboratori del Pontificio Consiglio per i Laici, ai rappresentanti degli Organismi Cattolici che operano nel mondo dello sport, ai responsabili delle associazioni sportive internazionali e nazionali e a tutti coloro che prendono parte al Seminario di studi sul tema: "Sport, educazione, fede: per una nuova stagione del movimento sportivo cattolico", organizzato dalla Sezione "Chiesa e sport" di codesto Dicastero. Lo sport possiede un notevole potenziale educativo soprattutto in ambito giovanile e, per questo, occupa grande rilievo non solo nell'impiego del tempo libero, ma anche nella formazione della persona. Il Concilio Vaticano ii lo ha voluto annoverare tra i mezzi che appartengono al patrimonio comune degli uomini e che sono adatti al perfezionamento morale ed alla formazione umana (cfr. Gravissimum Educationis, n. 4). Se questo è vero per l'attività sportiva in generale, tanto più lo è per quella svolta negli oratori, nelle scuole e nelle associazioni sportive, con lo scopo di assicurare una formazione umana e cristiana alle nuove generazioni. Come ho avuto modo di ricordare recentemente, non va dimenticato che "lo sport, praticato con passione e vigile senso etico, specialmente per la gioventù, diventa palestra di un sano agonismo e di perfezionamento fisico, scuola di formazione ai valori umani e spirituali, mezzo privilegiato di crescita personale e di contatto con la società" (cfr. Discorso ai partecipanti dei Mondiali di Nuoto, 1° agosto 2009). Attraverso le attività sportive, la comunità ecclesiale contribuisce alla formazione della gioventù, fornendo un ambito adatto alla sua crescita umana e spirituale. Infatti, quando sono finalizzate allo sviluppo integrale della persona e gestite da personale qualificato e competente, le iniziative sportive si rivelano occasione proficua in cui sacerdoti, religiosi e laici possono diventare veri e propri educatori e maestri di vita dei giovani. È pertanto necessario che, in questa nostra epoca - in cui si avverte urgente l'esigenza di educare le nuove generazioni -, la Chiesa continui a sostenere lo sport per i giovani, valorizzando appieno anche l'attività agonistica nei suoi aspetti positivi, come, ad esempio, nella capacità di stimolare la competitività, il coraggio e la tenacia nel perseguire gli obbiettivi, evitando, però, ogni tendenza che ne snaturi la natura stessa con il ricorso a pratiche persino dannose per l'organismo, come avviene nel caso del doping. In un'azione formativa coordinata, i dirigenti, i tecnici e gli operatori cattolici devono considerarsi sperimentate guide per gli adolescenti, aiutandoli a sviluppare le proprie potenzialità agonistiche senza trascurare quelle qualità umane e quelle virtù cristiane che rendono la persona completamente matura. In tale prospettiva, trovo quanto mai utile che questo terzo Seminario della Sezione "Chiesa e sport" del Pontificio Consiglio per i Laici, incentri la sua attenzione sulla specifica missione e sulla identità cattolica delle associazioni sportive, delle scuole e degli oratori gestiti dalla Chiesa. Auspico di cuore che esso aiuti a cogliere le molte e preziose opportunità che lo sport può offrire alla pastorale giovanile e, mentre auguro un incontro fruttuoso, assicuro la mia preghiera invocando sui partecipanti e su coloro che sono impegnati a promuovere una sana attività sportiva, in modo particolare nelle Istituzioni cattoliche, la guida dello Spirito Santo e la protezione materna di Maria. Con tali sentimenti, invio di cuore a tutti la mia Benedizione Apostolica. Dal Vaticano, 3 Novembre 2009

venerdì 6 novembre 2009

Il Governo italiano decide il ricorso contro la sentenza della Cortedi Strasburgo

Chapeau a questo governo che si è reso sensibile su questo tema!!
Roma, 6. Il Governo italiano presenterà ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha disposto la rimozione del crocifisso nelle aule scolastiche. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, riunito oggi a palazzo Chigi, confermando quanto riferito dal giudice Nicola Lettieri, che difende l'Italia davanti alla Corte di Strasburgo. Lo si apprende da fonti governative secondo le quali a occuparsi della questione sarà il ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini. (©L'Osservatore Romano - 7 novembre 2009)

lunedì 2 novembre 2009

Teologia Monastica e Teologia scolastica:udienza di Mercoledì

[stralci]


Il Sinodo dei Vescovi dell’anno scorso sulla “Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” ha richiamato l’importanza dell’approccio spirituale alle Sacre Scritture
per entrare nel cuore della Sacra Scrittura, la si deve leggere nello spirito in cui è stata scritta e creata.


un invito anche per noi a nutrire la nostra esistenza della Parola di Dio, ad esempio, mediante un ascolto più attento delle letture e del Vangelo specialmente nella Messa domenicale

E’ importante inoltre riservare un certo tempo ogni giorno alla meditazione della Bibbia, perché la Parola di Dio sia lampada che illumina il nostro cammino quotidiano sulla terra.