domenica 1 febbraio 2009

Obama deve restituire il favore

Interessante l'articolo sulla questione etica e finanza della presidenza Obama che deve fare i conti con il fatto che deve restituire il favore dei finanziamenti avuti dai colossi biotech che lo hanno sostenuto in campagna elettorale !

Etica & finanza (29 gennaio 2009) Gli embrioni, Obama e gli affari di Wall Street
di Giulia Lantini
Barack Obama è presidente. E la California va alla cassa. Tra le decisioni attese dal nuovo inquilino della Casa Bianca, infatti, spicca la rimozione del veto ai finanziamenti federali per la ricerca sulle staminali embrionali, posto da George W. Bush nel 2001. Una promessa fatta in campagna elettorale, che Obama vorrebbe saldare attraverso un voto democratico del Congresso ma che in caso di inerzia di quest’ultimo passerà tramite un decreto presidenziale. Una sorta di rassicurazione che è arrivata proprio mentre venerdì scorso l’autorità americana che vigila sui farmaci (la Food and drug administration, Fda) dava il via libera ai primi test clinici su un farmaco a base di staminali embrionali, quello per la cura delle lesioni del midollo dell’azienda biotech californiana Geron. Ovvero una delle principali società americane attive nella ricerca sulle staminali embrionali – un ramo di attività che entro il 2012 potrebbe generare un mercato globale da 32,3 miliardi di dollari – che aveva presentato la richiesta la scorsa primavera e attendeva il responso fin da settembre.
Forse è un caso che l’insediamento di Obama e il via libera dell’Fda siano arrivati quasi in contemporanea. Quel che è certo è che tra i primi beneficiari di questi due eventi ci sono e ci saranno in futuro non solo Geron, quotata a Wall Street, ma anche i principali finanziatori della corsa di Obama alla Casa Bianca: lo Stato della California e la sua principale università. Secondo i dati dell’osservatorio indipendente «Center for responsive politics» infatti la California, caposaldo della ricerca sugli embrioni – tanto da stanziare nel 2004 ben 3 miliardi di dollari in 10 anni in aperta polemica con Bush –, figura al primo posto nella classifica degli Stati Usa che hanno finanziato la campagna elettorale dell’ex senatore dell’Illinois con 75,91 milioni di dollari, il 20% del totale, contro l’8% (28,36 milioni di dollari) dello Stato di provenienza di Obama. L’Università della California, dal canto suo, è in cima alla lista dei sostenitori del candidato democratico, con donazioni per 1,12 milioni di dollari. Nella stessa classifica al quinto posto troviamo l’Università di Harvard con 779.460 dollari, al nono la Stanford University con 558.184 dollari e al diciannovesimo l’Università di Chicago con 456.209 dollari. Non sono cifre strabilianti, ma saltano all’occhio per gli immaginabili vantaggi che la California e le istituzioni accademiche citate otterranno dall’apertura presidenziale sulla quota destinata alle staminali embrionali dai fondi (608 milioni di dollari nel 2007) che il National Institute of Health devolve ogni anno alla ricerca scientifica.
«Negli Stati Uniti il legame tra le aziende biotech e le università è molto forte – spiega ad Avvenire l’analista finanziario Alessandro Faccioli, esperto di biotecnologie per WM Consulting –, molto più che in Europa. L’università è il cuore del biotech, e un taglio dei fondi pubblici alla ricerca può bloccare tutta la filiera: funziona come una sorta di volano al contrario. E infatti negli ultimi 8 anni anche le università erano rimaste senza fondi: negli anni di Bush il settore ha dovuto ricorrere a finanziamenti privati», molto difficili da reperire perché privi di una garanzia di restituzione. Quanto alla California, Stato che si candida oggi a divenire polo mondiale nella ricerca nel campo delle staminali embrionali, sono evidenti i vantaggi che potrà trarre dall’elargizione di fondi federali, sia in termini economici che occupazionali, fattori non da poco coi tempi che corrono. Tanto più che la rimozione del veto-Bush, dovrebbe riportare in patria le filiali che le aziende biotech, per ridurre al minimo i rischi delle restrizioni statunitensi, avevano aperto in Asia negli scorsi anni.
L’aveva fatto la stessa Geron (con l’apertura della controllata TA Therapeutics di stanza a Hong Kong) che in questi anni ha speso 45 milioni di dollari di fondi propri per finanziare il progetto appena autorizzato dall’Fda. Soldi che ora può tranquillamente recuperare anche solo sul mercato finanziario, viste le reazioni della Borsa alla notizia. Venerdì scorso infatti il titolo dell’azienda, che la scorsa estate languiva intorno ai 3 dollari per azione, poi saliti a 4 a fine settembre sulle attese per la vittoria di Obama, ha registrato il più alto picco degli ultimi 5 anni: + 36% a 7,09 dollari per azione. E nel giro di tre giorni è arrivato a toccare gli 8 dollari, stabilizzandosi poi a quota 7,24 (+50% circa). Un fulmineo guadagno, che ha portato in positivo il saldo borsistico dell’ultimo anno (+ 59,82%). Una performance che spicca ancor di più se confrontata con le fortissime perdite registrate dalle piazze finanziarie mondiali nel 2008, anno in cui soltanto il principale indice americano, il Dow Jones, ha perso il 32%. Grazie all’effetto-Obama, Geron – che dalla nascita a oggi non ha mai prodotto utili – può ora scambiare le sue azioni con denaro contante. Non solo. Le attese del mercato sono altissime: «La società ha un’infinità di brevetti e una tecnologia avanzatissima – spiega Faccioli –: tutti dovranno passare dalla Geron. Se nei prossimi 8-10 anni il farmaco sperimentato dovesse andare sul mercato, l’azienda (che oggi vale 573 milioni di dollari) potrebbe arrivare a valere oltre 100 miliardi». Cioè quanto un colosso come la farmaceutica Pfizer o poco meno dell’attuale leader di mercato, Johnson & Johnson (157 miliardi circa).
Intanto i benefici borsistici di Geron hanno iniziato a riflettersi anche sulle altre società del settore. Come la (californiana) Advanced Cell Technology di Robert Lanza, già nota per le mancate promesse sulle tecniche per prelevare staminali da un embrione senza danneggiarlo, che da giovedì 22 gennaio a lunedì 26 è passata da una quotazione di 0,09 dollari a 0,29 dollari (+ 222%), o la Cord Blood America che dal 22 gennaio a martedì 27 ha messo a segno un balzo del 167%. Più in generale, a Wall Street si è scatenata una vera e propria caccia alle future stelle del biotech. La prima preda è CV Therapeutics, su cui la giapponese Astellas Pharma ha lanciato un’offerta da 1 miliardo di dollari. Che secondo il mercato potrebbe lievitare del 30%. Tutto "grazie" a Obama.