domenica 28 febbraio 2010

Dare un significato alla Influenza Suina


L'INSEGNAMENTO DELLA SUINA

Siamo al termine dell’emergenza dell’influenza suina, ed e’ tempo di riflessione. Possiamo quindi leggere con attenzione e discernimento i dati disponibili; questo perche’ senza dati non e’ possibile impostare un ragionamento che abbia il vero come obiettivo, anche se non e’ detto che i dati raccontino il vero nella sua interezza. A volte i dati sono uno strumento di osservazione, mentre la verità va scavata in fondo ad essi.A distanza di circa 40 settimane dall’inizio della pandemia, 212 Paesi risultano essere stati colpiti dal virus influenzale H1N1. I morti nel mondo sono circa 16.000, 10 volte meno della stima dei morti causati dall’influenza stagionale.In Italia si sono infettati circa 4.500.000-5.000.000 di persone (vale a dire un italiano su 12). Le sindromi respiratorie acute che hanno richiesto assistenza respiratoria sono state 455 (1 caso su 10.000) e i morti 228 (1 caso su 20.000 infettati). Viene riportato che l’influenza stagionale causa circa 6000-8000 morti all’anno in Italia, cifra di non facile acquisizione, data la difficoltà di reperire dati oggettivi che confermino questa stima, tuttavia largamente superiore alla mortalità della “pandemia” suina di quest’anno; essa e’ inoltre enormemente inferiore alle potenzialità letali dell’influenza aviaria. Per dare un riferimento, e’ in corso da tempo una epidemia, fortunatamente lenta e circoscritta, di influenza aviaria in Egitto: su 99 casi con diagnosi accertata di influenza aviaria H5N1, la mortalità e’ del 30%: un tasso crudo (ossia non corretto per altri parametri) di mortalità simile della pandemia “suina” avrebbe in teoria prodotto, solo in Italia, la morte di circa 1 milione e mezzo di persone. I vaccini somministrati in Italia sono stati circa 1.000.000, a fronte dei 24 milioni di dosi totali originariamente ordinati alla Novartis, con cui il Governo italiano ha siglato un contratto per circa 184 milioni di euro di spesa (cfr Corriere della Sera del 22/02/2010). Questa cifra e’ parte di un business mondiale presunto essere di vari miliardi di euro, che si somma alla cifra (inferiore, ma dello stesso ordine di grandezza) stanziata per l’acquisto del vaccino contro l’influenza stagionale. A fronte di tali cifre spese per il vaccino, sia la Roche sia la Glaxo Smith Kline, distributori dei due farmaci antiinfluenzali Tamiflu e Relenza, hanno dichiarato un netto incremento delle vendite nel 2009, in parte legate proprio a questi due farmaci.In sostanza, la spesa sanitaria mondiale per la pandemia influenzale e’ risultata comunemente e costantemente elevata (con l’eccezione, tra i Paesi sviluppati, della Polonia, che ha sempre rifiutato di acquistare il vaccino, scommettendo sulla benignità della malattia) per una malattia di fatto risultata essere piuttosto lieve. A causa di questa discrepanza, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e’ stata messa sotto tiro (anche dalla Commissione Europea), per la supposta leggerezza nella dichiarazione dello stato di pandemia, per i possibili rischi di conflitto di interesse (nei confronti delle aziende farmaceutiche) di alcuni dei suoi membri e consulenti, e per la valutazione, ritenuta da alcuni impropria, dell’andamento degli eventi.Ha sbagliato l’Italia? Credo di no. E’ stato applicato il principio di precauzione, che nello specifico ha suggerito di prepararsi al peggio, supportati in questo dalla posizione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che non era possibile ignorare.Comunque, senza voler fare recriminazioni per ciò che è stato fatto, è chiaro che per tutti noi che operiamo nel campo della salute, il problema emerso con la suina è stata la necessità di imparare a guardare, a interpretare e a gestire un fenomeno che ci si presenta davanti in modo non ben definito nella nostra realtà, senza esasperarlo né minimizzarlo. Gli strumenti ci sono. Infatti non è rispondendo a partire dalla propria soggettività – drammatica oppure ottimistica di previsione – che si danno risposte efficaci. La prevenzione, la conoscenza, e l’intelligenza possono aiutare. - Prevenzione: perché un monitoraggio più attento e temporalmente corretto avrebbe forse permesso alle autorità internazionali di evidenziare il “focus” del problema (gli allevamenti intensivi di maiali in territorio messicano, molti su commissione di aziende statunitensi). Un attento e continuo monitoraggio andrà fatto nel futuro in tutti quegli allevamenti, soprattutto (ma non solo) in Asia orientale, in cui la promiscuità animale e umana crea il “pabulum” ideale per la ricombinazione e la creazione di ceppi influenzali pericolosi per l’uomo. Alcune decine di milioni di euro spesi oggi per tale monitoraggio possono permettere di risparmiare miliardi domani. - Conoscenza: osservare e dare maggiore importanza alla realtà nei Paesi già interessati dalla suina, con la contemporanea raccolta di dati a livello mondiale, insieme ad un’analisi critica della letteratura e dell’esperienza, avrebbe forse permesso di valutare in tempo reale i passi iniziali e quelli avanzati dell’epidemia, compresi gli esiti di morbilità e di mortalità, ridimensionando il fenomeno in termini di concretezza non mediatica - Intelligenza: la messa a punto di modelli matematici (bioinformatici) oggi permette di identificare le vie di diffusione del contagio, come quella legata alla trasmigrazione giornaliera di milioni di persone tramite il traffico aereo: una patologia infettiva per via respiratoria ad incubazione breve trova per questa via il modo migliore per diffondersi a livello intercontinentale. Il nostro essere coadiutori della realtà ci pone quotidianamente nella condizione di utilizzare questi strumenti per fare del nostro meglio, coniugando le necessità della Sanità pubblica a quelle della singola persona, ricordando che ogni morte e’ una sconfitta della medicina, e rimane tale anche quando statisticamente irrilevante.
Editoriale a cura di C.F. Perno* e di C. Isimbaldi**