giovedì 30 aprile 2009

il compito dei laici:oggi all'udienza con i vescovi argentini

5. La vocazione specifica dei fedeli laici li porta a cercare di configurare rettamente la vita sociale e a illuminare le realtà terrene con la luce del Vangelo. Che i laici, consapevoli degli impegni assunti nel Battesimo, e animati dalla carità di Cristo, partecipino attivamente alla missione della Chiesa, come pure alla vita sociale, politica, economica e culturale del loro Paese! In tal senso, i cattolici dovranno distinguersi fra i loro concittadini per il compimento esemplare dei loro doveri civili, così come per l'esercizio delle virtù umane e cristiane che contribuiscono a migliorare le relazioni personali, sociali e lavorative. Il loro impegno li porterà anche a promuovere in modo particolare quei valori che sono essenziali al bene comune della società, come la pace, la giustizia, la solidarietà, il bene della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, la tutela della vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, e il diritto e l'obbligo dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni morali e religiose. Desidero concludere chiedendovi di portare il mio saluto affettuoso a tutti i membri delle vostre Chiese diocesane.

martedì 21 aprile 2009

Socci: Quali radici-fondamenta da ricostruire per questo terremoto

QUELLO CHE NESSUNO DICE SU TERREMOTO E CRISI ECONOMICA
16.04.2009
Pare che un giornalista inviato in Abruzzo se ne sia uscito con un lapsus memorabile: “Finalmente all’Aquila qualcosa si muove”. Anche più di qualcosa.
Di certo il terremoto è arrivato anche nelle coscienze: degli abruzzesi e di tutti noi. Ma intellettuali e giornalisti hanno la malattia sessantottina: quel “tutto è politica” che acceca e induce a ridurre sempre tutto alla polemica politica e sociale, come se il terremoto fosse colpa del governo. Perdendo di vista le questioni di fondo, le grandi domande sul senso della vita, ritenute, marxianamente, “sovrastruttura”. Come insegna il Leopardi dello “sterminator Vesuvio”, la vera saggezza sta anzitutto nel riconoscere quello smarrimento, quella fragilità della nostra esistenza e la precarietà delle cose più solide su cui investiamo (il mitico “mattone”). Fragilità e mortalità che è la nostra vera condizione, sempre, pure senza terremoti: è la realtà che non vogliamo vedere. L’invito di Gesù a costruire la propria casa sulla Roccia anziché sulla sabbia non era relativo al regolamento edilizio e alle tecniche architettoniche (anche se – considerati i fatti – andrebbe preso alla lettera pure in quel senso). Ma era una esortazione a fondare la propria vita sulla Roccia che nessuno può spazzar via o demolire: lui stesso. Capace di vincere perfino la morte e dunque di restituirci per sempre tutti coloro che abbiamo amato e perduto. Questa è l’unica novità, ha gridato il Papa a Pasqua e ritrovare coloro che ci sono stati strappati sarà una festa senza fine. Anche la recente esplosione della crisi finanziaria ed economica aveva prodotto lo stesso senso di insicurezza e lo stesso smarrimento. E Benedetto XVI aveva ricordato che l’unico “investimento” che non va incontro a crolli, fregature e delusioni, ma frutta sempre un capitale infinito, è quello fatto da coloro che seguirono Gesù che ricevettero e ricevono quaggiù il centuplo di quello che avevano investito e poi la vita eterna. Pure Lucia Annunziata ieri sulla “Stampa” ha messo in relazione il senso di insicurezza prodotta dal terremoto con quello analogo derivato dal crollo delle Borse e dalla crisi. Scrive: “Il tremito che ha scosso l’Abruzzo… è stato nel nostro paese un momento quasi catartico di risveglio: la materializzazione dello sfascio, della fragilità, della insicurezza su cui poggiano i nostri piedi, è stata la stessa che la crisi economica filtra nella nostra coscienza. Il tremore della terra è diventato il segno di tempi più duri per tutti”. Poi l’Annunziata ha citato l’economista francese Jean-Paul Fitoussi che sente aria di rivolta popolare per la crisi e annuncia: “le fondamenta della democrazia sono in pericolo”. Ecco il problema: le fondamenta. Noi che sappiamo renderci conto che le case hanno bisogno di fondamenta stabili per non crollare al terremoto non sappiamo accorgerci che anche la nostra vita, la democrazia e la nostra civiltà hanno bisogno di fondamenta certe e stabili. E non sappiamo interrogarci su quali esse siano. Un albero senza radici muore e crolla. Quali sono le nostre radici? Qualche anno fa i cinesi si sono posti il problema di capire quali fossero stati le radici del grande sviluppo e del grande benessere che, nel corso dei secoli, è fiorito in Occidente e che è dilagato poi in tutto il mondo. I cinesi hanno interpellato gli esperti e l’Accademia delle scienze sociali della Repubblica popolare cinese, sebbene comunista, nel 2002 è arrivata a queste clamorose conclusioni: “Una delle cose che ci è stato chiesto di indagare era che cosa spiegasse il successo, anzi, la superiorità dell’Occidente su tutto il mondo. Abbiamo studiato tutto ciò che è stato possibile dal punto di vista storico, politico, economico e culturale. Inizialmente abbiamo pensato che la causa fosse che avevate cannoni più potenti dei nostri. Poi abbiamo pensato che fosse perché avevate il sistema politico migliore. Poi ci siamo concentrati sul vostro sistema economico. Ma negli ultimi vent’anni abbiamo compreso che il cuore della vostra cultura è la vostra religione: il cristianesimo. Questa è la ragione per cui l’Occidente è stato così potente. Il fondamento morale cristiano della vita sociale e culturale è ciò che ha reso possibile la comparsa del capitalismo e poi la riuscita transizione alla politica democratica. Su questo non abbiamo alcun dubbio”. La controprova è evidente: quando l’Europa ha violentemente abbandonato il cristianesimo, con le ideologie anticristiane del XX secolo, ha segato il ramo su cui stava seduta e si è buttata nel baratro e nella rovina. La stessa attuale crisi finanziaria ha ragioni morali, è stata provocata dalla secolarizzazione cioè dalla sostituzione di una vera moralità con la religione del profitto ad ogni costo, la religione del pescecane: Usura, Lussuria e Potere. Tutto questo dovrebbe far riflettere l’establishment che domina i media, sempre così animato da ostilità anticristiana. Dovrebbe riflettere chi indica come traguardi di civiltà quelle battaglie radicali che spazzano via i valori umani insegnatici dal cristianesimo (la sacralità della vita, la famiglia naturale, la sessualità fra uomo e donna). E anche coloro che di fronte al terremoto non hanno trovato di meglio che proporre di sottrarre alla Chiesa le offerte ad essa devolute dagli italiani con l’otto per mille. Sono così tanti nel nostro sistema gli sperperi, i ladrocini e le regalìe che se vogliamo trovare i fondi per la ricostruzione davvero non manca dove cercarli. Evitando di assestare un colpo sulla Chiesa, dopo che il terremoto lo ha assestato sulle “99 chiese” dell’Aquila. Anche perché il sistema dell’otto per mille e prima della congrua è nato come parziale risarcimento dei colossali espropri compiuti contro la Chiesa dallo stato risorgimentale. La Chiesa, prima dell’enorme confisca, viveva tranquillamente con quei fondi e quelle proprietà che nel corso dei secoli le erano state donate dai suoi figli. Essa è un mare, diceva il Manzoni, che redistribuisce ciò che i fiumi gli portano. Da ricostruire dunque non è solo l’Aquila, ma la nostra stessa civiltà e anche un sistema economico più corretto. Ma si può costruire solo sul fondamento saldo della nostra storia. L’albero può crescere solo se ha radici profonde. E le case se c’è una chiesa. Nella seconda guerra mondiale Londra fu distrutta dai bombardamenti tedeschi. Nel dopoguerra, il grande poeta Thomas S. Eliot, per raccogliere fondi per la ricostruzione delle chiese, scrisse una delle sue opere più straordinarie, “La Roccia”, che è la metafora di Cristo e di San Pietro. In quel poema Eliot s’interrogava proprio sul senso del tempo, sul male nella storia, sul fluire delle cose, sulla stabilità delle case e sulla costruzione della città umana. Dove c’è sempre qualcuno che dice: possiamo fare a meno della Chiesa. E dove tutto frana se il cristianesimo è sostituito dalla nuova religione fondata su “Usura, Lussuria e Potere”. Il suo Canto dei Costruttori dice: “Le braccia si tenderanno/ Con dita non piegate/ mentre le voci discuteranno/ Di denaro speso male/ e il letto senza coperta/ e la grata senza fuoco/ e il lume non alimentato?/ Fino a quando attenderemo? Una Chiesa per noi tutti e lavoro per ognuno/ e il mondo di Dio per tutti noi fino a quando esso durerà”. Anche la bella e significativa iniziativa di Libero (la ricostruzione dell’oratorio Don Bosco dell’Aquila) si può spiegare con i versi di Eliot: “costruiremo l’inizio e la fine di questa strada/ Noi costruiamo il senso”. Da giovane ho partecipato, con i campi di Comunione e liberazione, sia al soccorso del Friuli che a quello per l’Irpinia. Dove leggevamo questo bellissimo poema di Eliot, su cui dovremmo riflettere anche oggi che le fluttuazioni della City londinese o newyorkese che vollero fare a meno della Chiesa e dai suoi valori morali, come intuiva il poeta, rischiano di portare alla rovina della città.
Antonio Socci

giovedì 16 aprile 2009

la risurrezione di Gesù di Nazaret come evento reale, storico, attestato da molti e autorevoli testimoni

Udienza del (15 aprile 2009)

Cari fratelli e sorelle,
la consueta Udienza Generale del mercoledì è oggi pervasa di gaudio spirituale, quel gaudio che nessuna sofferenza e pena possono cancellare, perché è gioia che scaturisce dalla certezza che Cristo, con la sua morte e risurrezione, ha definitivamente trionfato sul male e sulla morte. "Cristo è risorto! Alleluia! ", canta la Chiesa in festa. E questo clima festoso, questi sentimenti tipici della Pasqua, si prolungano non soltanto durante questa settimana - l’Ottava di Pasqua - ma si estendono nei cinquanta giorni che vanno fino alla Pentecoste. Anzi, possiamo dire: il mistero della Pasqua abbraccia l’intero arco della nostra esistenza.
In questo tempo liturgico sono davvero tanti i riferimenti biblici e gli stimoli alla meditazione che ci vengono offerti per approfondire il significato e il valore della Pasqua. La "via crucis", che nel Triduo Santo abbiamo ripercorso con Gesù sino al Calvario rivivendone la dolorosa passione, nella solenne Veglia pasquale è diventata la consolante "via lucis". Visto dalla risurrezione, possiamo dire che tutta questa via della sofferenza è cammino di luce e di rinascita spirituale, di pace interiore e di salda speranza. Dopo il pianto, dopo lo smarrimento del Venerdì Santo, seguito dal silenzio carico di attesa del Sabato Santo, all’alba del "primo giorno dopo il sabato" è risuonato con vigore l’annuncio della Vita che ha sconfitto la morte: "Dux vitae mortuus/regnat vivus - il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa!" La novità sconvolgente della risurrezione è così importante che la Chiesa non cessa di proclamarla, prolungandone il ricordo specialmente ogni domenica: ogni domenica, infatti, è "giorno del Signore" e Pasqua settimanale del popolo di Dio. I nostri fratelli orientali, quasi a evidenziare questo mistero di salvezza che investe la nostra vita quotidiana, chiamano in lingua russa la domenica "giorno della risurrezione" (voskrescénje).
È pertanto fondamentale per la nostra fede e per la nostra testimonianza cristiana proclamare la risurrezione di Gesù di Nazaret come evento reale, storico, attestato da molti e autorevoli testimoni. Lo affermiamo con forza perché, anche in questi nostri tempi, non manca chi cerca di negarne la storicità riducendo il racconto evangelico a un mito, ad una "visione" degli Apostoli, riprendendo e presentando vecchie e già consumate teorie come nuove e scientifiche. Certamente la risurrezione non è stata per Gesù un semplice ritorno alla vita precedente. In questo caso, infatti, sarebbe stata una cosa del passato: duemila anni fa uno è risorto, è ritornato alla sua vita precedente, come per esempio Lazzaro. La risurrezione si pone in un’altra dimensione: é il passaggio ad una dimensione di vita profondamente nuova, che interessa anche noi, che coinvolge tutta la famiglia umana, la storia e l’universo. Questo evento che ha introdotto una nuova dimensione di vita, un’apertura di questo nostro mondo verso la vita eterna, ha cambiato l’esistenza dei testimoni oculari come dimostrano i racconti evangelici e gli altri scritti neotestamentari; è un annuncio che intere generazioni di uomini e donne lungo i secoli hanno accolto con fede e hanno testimoniato non raramente a prezzo del loro sangue, sapendo che proprio così entravano in questa nuova dimensione della vita. Anche quest’anno, a Pasqua risuona immutata e sempre nuova, in ogni angolo della terra, questa buona notizia: Gesù morto in croce è risuscitato, vive glorioso perché ha sconfitto il potere della morte, ha portato l’essere umano in una nuova comunione di vita con Dio e in Dio. Questa è la vittoria della Pasqua, la nostra salvezza! E quindi possiamo con sant’Agostino cantare: "La risurrezione di Cristo è la nostra speranza", perché ci introduce in un nuovo futuro.
È vero: la risurrezione di Gesù fonda la nostra salda speranza e illumina l’intero nostro pellegrinaggio terreno, compreso l’enigma umano del dolore e della morte. La fede in Cristo crocifisso e risorto è il cuore dell’intero messaggio evangelico, il nucleo centrale del nostro "Credo". Di tale "Credo" essenziale possiamo trovare una espressione autorevole in un noto passo paolino, contenuto nella Prima Lettera ai Corinzi (15,3-8) dove, l’Apostolo, per rispondere ad alcuni della comunità di Corinto che paradossalmente proclamavano la risurrezione di Gesù ma negavano quella dei morti – la nostra speranza –, trasmette fedelmente quello che egli – Paolo – aveva ricevuto dalla prima comunità apostolica circa la morte e risurrezione del Signore.
Egli inizia con una affermazione quasi perentoria: "Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!" (vv. 1-2). Aggiunge subito di aver loro trasmesso quello che lui stesso aveva ricevuto. Segue poi la pericope che abbiamo ascoltato all’inizio di questo nostro incontro. San Paolo presenta innanzitutto la morte di Gesù e pone, in un testo così scarno, due aggiunte alla notizia che «Cristo morì». La prima aggiunta è: morì «per i nostri peccati»; la seconda è: «secondo le Scritture» (v. 3). Questa espressione «secondo le Scritture» pone l’evento della morte del Signore in relazione con la storia dell’alleanza veterotestamentaria di Dio con il suo popolo, e ci fa comprendere che la morte del Figlio di Dio appartiene al tessuto della storia della salvezza, ed anzi ci fa capire che tale storia riceve da essa la sua logica ed il suo vero significato. Fino a quel momento la morte di Cristo era rimasta quasi un enigma, il cui esito era ancora insicuro. Nel mistero pasquale si compiono le parole della Scrittura, cioè, questa morte realizzata "secondo le Scritture" è un avvenimento che porta in sé un logos, una logica: la morte di Cristo testimonia che la Parola di Dio si è fatta sino in fondo "carne", "storia" umana. Come e perché ciò sia avvenuto lo si comprende dall’altra aggiunta che san Paolo fa: Cristo morì «per i nostri peccati». Con queste parole il testo paolino pare riprendere la profezia di Isaia contenuta nel Quarto Canto del Servo di Dio (cfr Is 53,12). Il Servo di Dio – così dice il Canto – "ha spogliato se stesso fino alla morte", ha portato "il peccato di molti", ed intercedendo per i "colpevoli" ha potuto recare il dono della riconciliazione degli uomini tra loro e degli uomini con Dio: la sua è dunque una morte che mette fine alla morte; la via della Croce porta alla Risurrezione.
Nei versetti che seguono, l’Apostolo si sofferma poi sulla risurrezione del Signore. Egli dice che Cristo «è risorto il terzo giorno secondo le Scritture». Di nuovo: "secondo le Scritture"! Non pochi esegeti intravedono nell’espressione: «è risorto il terzo giorno secondo le Scritture» un significativo richiamo di quanto leggiamo nel Salmo 16, dove il Salmista proclama: «Non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la corruzione» (v.10). È questo uno dei testi dell’Antico Testamento, citati spesso nel cristianesimo primitivo, per provare il carattere messianico di Gesù. Poiché secondo l’interpretazione giudaica la corruzione cominciava dopo il terzo giorno, la parola della Scrittura si adempie in Gesù che risorge il terzo giorno, prima cioè che cominci la corruzione. San Paolo, tramandando fedelmente l’insegnamento degli Apostoli, sottolinea che la vittoria di Cristo sulla morte avviene attraverso la potenza creatrice della Parola di Dio. Questa potenza divina reca speranza e gioia: è questo in definitiva il contenuto liberatore della rivelazione pasquale. Nella Pasqua, Dio rivela se stesso e la potenza dell’amore trinitario che annienta le forze distruttrici del male e della morte.
Cari fratelli e sorelle, lasciamoci illuminare dallo splendore del Signore risorto. Accogliamolo con fede e aderiamo generosamente al suo Vangelo, come fecero i testimoni privilegiati della sua risurrezione; come fece, diversi anni dopo, san Paolo che incontrò il divino Maestro in modo straordinario sulla Via di Damasco. Non possiamo tenere solo per noi l’annuncio di questa Verità che cambia la vita di tutti. E con umile fiducia preghiamo: "Gesù, che risorgendo dai morti hai anticipato la nostra risurrezione, noi crediamo in Te!". Mi piace concludere con una esclamazione che amava ripetere Silvano del Monte Athos: "Gioisci, anima mia. È sempre Pasqua, perché Cristo risorto è la nostra risurrezione!". Ci aiuti la Vergine Maria a coltivare in noi, e attorno a noi, questo clima di gioia pasquale, per essere testimoni dell’Amore divino in ogni situazione della nostra esistenza. Ancora una volta, Buona Pasqua a voi tutti!

martedì 14 aprile 2009

le difficoltà, le lotte, le prove, le sofferenze della nostra esistenza, compresa la morte, ormai non potranno più separarci da Lui





Cari fratelli e sorelle! In questi giorni pasquali sentiremo risuonare spesso le parole di Gesù: "Sono risorto e sono sempre con te". Facendo eco a questo annuncio, la Chiesa proclama con gioia: "Sì, siamo certi! Il Signore è veramente risorto, alleluia! A Lui gloria e potenza nei secoli". È tutta la Chiesa in festa che manifesta i suoi sentimenti cantando: "Questo è il giorno del nostro Signore Gesù Cristo". In effetti, risorgendo da morte, Gesù ha inaugurato il suo giorno eterno e ha aperto anche la porta per la nostra gioia. "Non morirò, - Egli dice - resterò in vita". Il Figlio dell'uomo crocifisso, pietra scartata dai costruttori, è diventato ormai il solido fondamento del nuovo edificio spirituale, che è la Chiesa, suo Corpo mistico. Il popolo di Dio, che ha il Cristo come suo capo invisibile, è destinato a crescere nel corso dei secoli, sino al pieno compimento del piano della salvezza. Allora, l'intera umanità sarà a Lui incorporata, e ogni realtà esistente sarà compenetrata della sua vittoria definitiva. San Paolo scrive: Egli sarà "il perfetto compimento di tutte le cose" (cfr. Ef 1, 23), e "Dio sarà tutto in tutti" (1Cor 15, 28). Gioisce pertanto giustamente la comunità cristiana - noi tutti - perché la risurrezione del Signore ci assicura che il piano divino della salvezza, nonostante tutte le oscurità della storia, si compirà. Ecco perché la sua Pasqua è veramente speranza per noi. E noi, risorti con Cristo mediante il Battesimo, dobbiamo ora seguirlo fedelmente in santità di vita, camminando verso la Pasqua eterna, sorretti dalla consapevolezza che le difficoltà, le lotte, le prove, le sofferenze della nostra esistenza, compresa la morte, ormai non potranno più separarci da Lui e dal suo amore. La sua risurrezione ha gettato un ponte fra il mondo e la vita eterna, sul quale ogni uomo e ogni donna può passare per giungere alla vera meta del nostro pellegrinaggio terreno. "Sono risorto e sono sempre con te". Quest'assicurazione di Gesù si realizza soprattutto nell'Eucaristia; è in ogni Celebrazione eucaristica che la Chiesa, ed ogni suo membro, sperimentano la sua presenza viva e beneficiano di tutta la ricchezza del suo amore. Nel Sacramento dell'Eucaristia, il Signore risuscitato è presente e, pieno di misericordia, ci purifica dalle nostre colpe; ci nutre spiritualmente e ci infonde vigore per sostenere le dure prove dell'esistenza e per lottare contro il peccato ed il male. È Lui il sostegno sicuro nel nostro pellegrinaggio verso l'eterna dimora del Cielo. La Vergine Maria, che ha vissuto accanto al suo divin Figlio ogni fase della sua missione terrena, ci aiuti ad accogliere con fede il dono della Pasqua e ci renda felici, fedeli e gioiosi testimoni del Signore risuscitato.

lunedì 13 aprile 2009

il giudizio di CL sul terremoto

Ancora una volta siamo stati feriti nell’intimo del nostro essere da un
evento sconvolgente. Così sconvolgente che è difficile sottrarsi alla domanda
circa il suo significato, talmente supera la nostra capacità di comprensione.
La questione è tanto radicale quanto scomoda. Non possiamo cercare di
chiuderla in fretta, desiderando di voltare pagina quanto prima per dimenticare.
Non è ragionevole restare prigionieri di una emotività che ci
soffoca, tanto meno spostare l’attenzione su eventuali responsabili.
La carità sterminata, che si è documentata in questi giorni come moto
spontaneo e che sarà necessaria soprattutto nei prossimi mesi quando ci
sarà più bisogno di aiuto, indica che la dimenticanza non è l’unica strada.
Eppure neanche questa mossa è in grado di esaurire l’urgenza della domanda,
suscitata dall’esperienza della nostra impotenza di fronte al terremoto.
Eventi come questo ci mettono davanti al mistero dell’esistenza, provocando
la nostra ragione e la nostra libertà di uomini. Sprecare l’occasione
di guardarlo in faccia ci lascerebbe ancora più smarriti e scettici. Ma per
stare davanti almistero dell’esistenza abbiamo bisogno di qualcosa di più
della nostra pur giusta solidarietà. Da soli non possiamo.
La compagnia di Cristo - che è all’origine dell’amore all’uomo proprio del
nostro popolo - si rivela ancora una volta decisiva nella nostra storia: una
compagnia che dà senso alla vita e allamorte, alle vittime, ai sopravvissuti
e a noi stessi, e sostiene la speranza.
L’imminenza della Pasqua acquista, allora, una nuova luce. «Egli che non
ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci
donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8,32).
Comunione e Liberazione

mercoledì 8 aprile 2009

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LE VITTIME DEL TERREMOTO A L’AQUILA E IN ABRUZZO

TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

ECC.MO MONSIGNOR GIUSEPPE MOLINARIARCIVESCOVO DE L’AQUILA

DRAMMATICA NOTIZIA VIOLENTO TERREMOTO CHE HA SCOSSO TERRITORIO CODESTA ARCIDIOCESI HA RIEMPITO DI COSTERNAZIONE ANIMO SOMMO PONTEFICE IL QUALE INCARICA VOSTRA ECCELLENZA TRASMETTERE ESPRESSIONE SUA VIVA PARTECIPAZIONE AT DOLORE CARE POPOLAZIONI COLPITE DA TRAGICO EVENTO (.) NELL’ASSICURARE FERVIDE PREGHIERE PER VITTIME IN PARTICOLARE PER BAMBINI SUA SANTITA’ INVOCA DAL SIGNORE CONFORTO PER LORO FAMILIARI ET MENTRE RIVOLGE AFFETTUOSA PAROLA DI INCORAGGIAMENTO AT SUPERSTITI ET QUANTI IN VARIO MODO SI PRODIGANO NELLE OPERAZIONI DI SOCCORSO INVIA A TUTTI SPECIALE BENEDIZIONE APOSTOLICA
CARDINALE TARCISIO BERTONESEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ