mercoledì 28 luglio 2010

Eccellenza della sanità lombarda

Bellissimo questo articolo che pone i giusti distinguo al calderone di considerazioni ed accuse per le quali chiunque se non educato a ragionare è tentato a non osservare il positivo!

Cronaca
IL CASO/ La vera colpa della sanità lombarda? Non essere gestita dagli eredi del ’68
Giulio Sapelli
martedì 27 luglio 2010
Caro direttore,

ci sono due figure retoriche che dominano l’italiano universo linguistico e quindi la politica e le relazioni sociali. La prima si presenta come non condivisione della memoria. La seconda come metonimia, ossia il prender la parte e farne il tutto, distruggendo così ogni possibilità di analisi sociale condotta con probità scientifica. La recente polemica contro la sanità lombarda riflette questo universo distorsivo dell’esserci nel mondo e via via si configura come una vera e propria antologia della falsificazione analitica.

Architrave di essa è il riferimento continuamente positivo al sessantotto, topos classico di un esteso ceto che oggi occupa i gangli del potere di una parte del nostro sistema sociale: chi si è schierato contro di esso è continuamente insultato e svillaneggiato ancora oggi. E si trattava, a quel tempo, da un lato, di uno sparuto gruppo di comunisti riformisti che furono dispersi e derisi. Invece, dall’altro lato, un nutrito gruppo di giovani guidati da un prete povero e carismatico, con Gioventù Studentesca apriva la via alla speranza che potesse sempre esistere una logica argomentativa non fondata sulla violenza fisica e verbale.

Da quella testimonianza cristiana sarebbero nate Comunione e Liberazione e poi la Compagnia delle Opere che invera il sogno di un aggregato d’imprese - e sono migliaia - che non siano solo capitalistiche, ma anche no profit, cooperative e che abbiano sempre al centro la persona e non il profitto come fine. In questo contesto culturale è cresciuto via via un formidabile e benefico assetto di government che ha avuto come epicentro la Regione Lombardia con il presidente Formigoni il quale non ha affatto tradito l’originaria ispirazione sociale del cattolicesimo lombardo, ma l’ha inverata pienamente, pur tra errori, debolezze, autocritiche.

Proprio nella sanità l’azione amministrativa, quindici, venti anni or sono, manifestava la sua debolezza nei confronti dei cittadini. La filosofia dell’umanesimo cristiano vivificata dal rapporto con la cultura della common law nordamericana rinverdì, invece, il sino ad allora dimenticato principio della sussidiarietà e della competizione tra pubblico e privato. E oggi le code non ci sono più come un tempo, le spese sono diminuite, i bilanci sono a posto, la cura del malato è al centro dell’operare, la sanità lombarda è la migliore al mondo, con quella dei paesi scandinavi.

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Certo i direttori delle unità sanitarie sono scelti anche tra affidabili membri della componente culturale del presidente, ma ci sono persone come il carissimo e grande sindaco indimenticabile Carlo Tognoli che hanno operato con libertà e sino a quando hanno voluto. In ogni caso non facciamo i nicodemisti: è vero che uno sforzo di trovare affidabilità in persone non direttamente omologabili con l’originario messaggio potrebbe essere compiuto con più coraggio. Il sistema ne guadagnerebbe, grazie alla libera diversità.

Ma non è questo il problema che si è posto nella polemica. Si è usata, invece, in modo sconvolgente, la metonimia: un’operazione coraggiosa e straordinaria di polizia, anti mafia, anti camorra, anti ’ndrangheta sotto la diretta responsabilità di un eccellente ministro degli Interni come Maroni colpisce anche - e come non potrebbe, in democrazia e in una società densa e differenziata e permeabile alle infiltrazioni criminali - alcuni esponenti che hanno rapporti con le cuspidi del potere politico.

Ebbene, la parte si trasforma con spregiudicatezza, allora, in tutto. È il sistema sanitario lombardo in quanto tale, infatti, a essere chiamato alla sbarra con una violenza ideologica e linguistica inaudita. E pensare che i processi non sono neppure iniziati. C’è un imbarbarimento: è innegabile.

Rimane un senso di grande tristezza. All’età di sessantatre anni mi guardo indietro e vedo che gli sforzi per inverare una società dell’argomentazione anziché dell’insulto, di diffondere una conoscenza scientifica e non propagandistica dei malesseri corruttivi, sono stati vani dinanzi all’accecamento ideologico.

Si vuole un esempio? Non si può esser d’accordo con l’inevitabile risultato analitico universalmente riconosciuto che corruzione e malaffare e clientelismo conducono al disastro economico e sociale in ogni settore della società e poi confrontare questa teoria con lo stato ottimo di salute della sanità lombarda… la contraddizione è evidente.

Pare, tuttavia, che la condivisione dell’analisi sia impossibile e solo la guerra ideologica sia la strada che si vuol intraprendere - ancora una volta - nell’Italia di oggi. E in Lombardia: nella regione più ricca al mondo e che vorremmo invece fosse, in guisa condivisa, anche la più civile.

Il vero Tesoro!!..anche per i laici


Nulla anteporre a Cristo: il pensiero del Papa sulle parabole della perla preziosa e del tesoro nascostoLa “perla preziosa” e il “tesoro nascosto nel campo” sono due celebri immagini delle parabole di Gesù. Il Vangelo della liturgia di oggi le ripropone alla meditazione dei fedeli e lo stesso Benedetto XVI, durante il suo Pontificato, le ha utilizzate in diversi discorsi per mettere in luce l’importanza del lasciare tutto per Cristo. Alcune riflessioni del Papa ritornano in questo servizio di Alessandro De Carolis: Capire dove sta il vantaggio economico di una certa operazione è una valutazione che l’uomo di ogni epoca ha sempre eseguito con grande disinvoltura. Nella sua perfetta conoscenza della natura umana, Gesù non esita a paragonare il divino al denaro per colpire l’immaginazione di chi lo ascolta e così spiegare in cosa consista, diremmo oggi, il “business” del Vangelo, quale sia la ricchezza del Regno che Lui è venuto ad annunciare sulla terra. “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo…” o è simile a “una perla preziosa”: in entrambi i casi, i due che si imbattono in queste ricchezze vendono tutto ciò che hanno per assicurarsele. Scene chiare, dirette, di comprensione immediata: la ricchezza dell’amore di Dio è così esorbitante da essere, per ogni uomo, un irrinunciabile “affare”. E certamente come quel mercante della parabola, ha spiegato il Papa, si comportò duemila anni fa San Paolo, che ebbe della ricchezza del Vangelo una rivelazione folgorante:“Egli aveva compreso che quanto fino ad allora gli era parso un guadagno in realtà di fronte a Dio era una perdita e aveva deciso perciò di scommettere tutta la sua esistenza su Gesù Cristo. Il tesoro nascosto nel campo e la perla preziosa nel cui acquisto investire tutto il resto non erano più le opere della Legge, ma Gesù Cristo, il suo Signore”. (Udienza generale 19 novembre 2008)I Santi e le Sante sono stati i mercanti che lungo la storia della Chiesa sono andati di fretta a cedere i loro averi, ovvero le proprie aspirazioni e ambizioni, per darsi tutti e tutte a Cristo. E chi oggi si consacra nel sacerdozio o nella vita religiosa contribuisce a rendere carne viva quelle antiche parabole con la misura, ha notato una volta Benedetto XVI, che chiede “tutto il cuore”, “tutta l’anima” e “tutte le forze”:“Cercate in ogni modo di manifestare la vostra appartenenza a Cristo, il tesoro nascosto per il quale avete lasciato tutto. Fate vostro il ben noto motto programmatico di San Benedetto: 'Niente sia anteposto all'amore di Cristo'”. (Discorso ai religiosi della Diocesi di Roma, 10 dicembre 2005)Un invito, quello del Papa, che vale altrettanto per la vita di coppia e di famiglia. Anche un matrimonio cristiano è come un campo che custodisce una ricchezza nascosta, che alimenta il rapporto tra i coniugi, aiutandoli a superare – se in confidano in Dio – errori, stanchezza, difficoltà:“Questo può farlo solo Dio (…) per accostare le coppie, ascoltarle, aiutarle a riscoprire il tesoro nascosto del matrimonio, il fuoco rimasto sepolto sotto la cenere. E’ Lui che ravviva e torna a far ardere la fiamma; non certo allo stesso modo dell’innamoramento, bensì in maniera diversa, più intensa e profonda: sempre però la stessa fiamma”. (Discorso all’associazione Retrouvaille, 26 settembre 2008)Nei racconti di Gesù c’è una persona che non ha lo stesso “fiuto” per gli affari mostrato dall’uomo del campo o dal mercante della perla. E’ il giovane ricco del Vangelo, che preferisce tenersi i propri beni sonanti a quelli dello spirito promessigli dal Maestro. Ai giovani di Sulmona, qualche settimana fa, Benedetto XVI ha detto invece:“Per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa. Avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa. Avete capito che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il 'centuplo' e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore. (Sulmona, discorso ai giovani, 4 luglio 2010)Questa pagina del Vangelo, oltre alla sua carica ideale, si presta anche a una riflessione sul valore della ricchezza in sé. Fa porre una domanda: quale deve essere il nostro rapporto con i beni materiali? Questo è il pensiero del Papa:“La ricchezza, pur essendo in se un bene, non va considerata un bene assoluto. Soprattutto non assicura la salvezza, anzi potrebbe persino comprometterla seriamente. E’ saggezza e virtù non attaccare il cuore ai beni di questo mondo, perché tutto passa, tutto può finire bruscamente. Il tesoro vero che dobbiamo ricercare senza sosta per noi cristiani sta nelle ‘cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra del Padre’”. (Angelus, 5 agosto 2007)