venerdì 20 luglio 2012

LA VERA CRITICITA' DEL SSR LOMBARDO

Oggi il Sistema Sanitario Lombardo è nell'occhio del ciclone, per presunti illeciti che hanno riguardato alcuni prestigiosi soggetti privati (Istituto San Raffaele e Fondazione Maugeri) nei loro rapporti con la Regione, fatti su cui sta indagando la Magistratura. Per chiunque la prima difficoltà nel giudicare è data dal metodo usato dai giornali: chi legge viene a conoscenza di indiscrezioni e fatti (ancora da provare che si tratti di illeciti) come se questa fosse la realtà della Regione Lombardia. Si vuol far giudicare chi legge senza dati alla mano. I dati macroscopici del sistema sanitario lombardo sono positivi, in termini di rapporto spesa sanitaria/PIL, di finanziamento pro capite, di bilanci e fondo di solidarietà, di attrattività regionale, di attenzione ad aspetti quali qualità e appropriatezza. 
("La sanità di Formigoni è un "disastro" ecco tutti i numeri", Tempi.it – 27/04/2012) 
In realtà si sta giocando una partita politica, senza alcuna esclusione di colpi.
E'il momento di  tentare un giudizio critico sull'esperienza condotta in Lombardia negli ultimi 15 anni, soprattutto ora, mentre la crisi economica ripropone all'attenzione di tutti il problema della sostenibilità del SS nazionale e del sistema di welfare così come l'abbiamo conosciuto: il Fondo Sanitario Nazionale verrà decurtato di 3 mld €  nel 2012,  di 5.5 mld € nel 2013 in un panorama che prevede che solo tre Regioni (Lombardia, Umbria e Marche) si presentino a fine  2012 con un bilancio della sanità in ordine.
La sfida che attende tutti i Sistemi Regionali sarà difficile: mantenere il livello dei servizi offerti a costi più contenuti.     
I "principi" cardine del SSR, che hanno fatto del cosiddetto "modello lombardo", un sistema efficace di organizzazione dei servizi sanitari alla persona, riconosciuto da tutti,  erano e sono semplici, e forse vale la pena di ricordarne l'originalità (e l'assoluta attualità) rispetto al panorama nazionale.
1) la libertà di scelta del luogo di cura da parte del cittadino
2) il coinvolgimento dei soggetti privati (circa il 30% a tutt'oggi) nel Sistema Sanitario Regionale a condizioni dettate da precisi criteri di accreditamento
3) la distinzione dei ruoli tra Aziende Ospedaliere ed ASL, quest'ultime con il compito di acquistare e controllare la qualità delle prestazioni offerte
I risultati ottenuti, non solo a livello economico, ma anche e soprattutto in campo sanitario (valga per tutti, come esempio, il livello raggiunto nel trattamento delle patologie oncologiche, in quelle cardiovascolari ed il sistema di emergenza-urgenza), sono evidenti a tutti, soprattutto ai Pazienti.
Sono il frutto di un approccio culturale non ideologico, che ha cercato di tradurre nell'organizzazione dei servizi alla persona, il principio della responsabilità (libertà di scelta, aziendalizzazione), un concetto di "pubblico" non ridotto a statale ("sistema misto" in un'ottica sussidiaria), coinvolgendo soggetti già presenti nella ricchissima tradizione di assistenza della società lombarda. La vera sfida per la Lombardia si gioca ora paradossalmente nel proseguire un percorso iniziato, rimanendo attaccati ai principi "cardine" della Legge 31, avendo il coraggio  di portarla a compimento, attraverso un dialogo da riaprire con il mondo professionale. 
La sfida imposta dalla riduzione delle risorse disponibili, richiederà un ripensamento dell'offerta   ospedaliera in una logica di "rete", la necessità (non prorogabile) di recuperare ad un ruolo vero le ASL, un nuovo modello per la medicina territoriale.
Questa è la sfida per la politica dei prossimi anni: occorrono persone capaci di raccoglierla e in grado di dare continuità al lavoro fatto sinora, ammesso che la battaglia politica in corso lo permetta.


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Pensiamo che il giudizio delle Gelmini sia giust

«Alle prossime elezioni il Pdl sarà più attrezzato per prendere in mano l'agenda Monti ma dobbiamo anche fare autocritica, perché la nostra missione liberale è ancora incompiuta». Dichiara così Mariastella Gelmini (nella foto) atempi.it, che l'ha incontrata a Cesenatico, dove l'ex ministro dell'Istruzione ha partecipato al primo incontro di Dedalo 2012, evento organizzato dai giovani di Azione universitaria e che si concluderà domani.

Onorevole Gelmini, ha detto che occorre sostenere Mario Monti ma che il Governo del 2013 dovrà essere politico. Ha poi aggiunto che una scelta tecnica avverrà solo nel caso in cui le forze vincitrici non avranno i numeri sufficienti per governare. Significa che il Pdl è pronto a ereditare l'agenda Monti?
Nelle prossime elezioni, il centrodestra sarà più attrezzato per prendere in mano l'agenda Monti, che si traduce in meno spesa pubblica, meno Stato, meno debito e quindi meno tasse. È la ricetta liberale che Berlusconi da quando è sceso in campo ha cercato di applicare. Nello stesso tempo dobbiamo essere in grado di fare dell'autocritica, perché fino ad oggi siamo riusciti solo in parte a realizzare la missione liberale. Il rilancio del Pdl passa da questa riflessione, perché non si può solo dire meno tasse ma occorre attuare le condizioni per diminuire la pressione fiscale: concertazione, federalismo fiscale, applicare i costi standard, ecc. Tutte cose facili a dirsi, meno a farsi. Questa seria riforma va fatta poi dentro una visione cattolica: centralità della persona, della famiglia, della vita, in una visione europea. Sicuramente tale sfida non la può raccogliere la foto di Vasto con Bersani, Di Pietro e Vendola.



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