martedì 22 marzo 2011

Mt 23: "chi si abbassa sarà innalzato"

Confrontiamoci con l'evidenza che siamo educati ,plasmati,purificati!
Per essere migliorati.Bisogna lasciarsi fare da questo.
per consentirlo basta abbassare il capo della vanità ,della ipocrisia ,del dire e non fare ,dell' essere ammirati . Tutto è per il fine Suo unico fine nostro!

venerdì 18 marzo 2011

Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.


"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli" Mt 5

Cosa supera quella Giustizia?
Cosa supera quel Muro di Giustizia?
Cosa supera quel Muro del Pianto di Giustizia

E' una Giustizia che piange, è una Giustizia davanti ad un Muro.

Cosa supera questo Muro del Pianto?

E' la Fede nella Giustizia di Dio che supera il Muro del Pianto.
E' la Fede che alza lo sguardo sopra il Muro del Pianto,
Questo sguardo che può vedere il diradarsi delle nubi di pianto,
questo sguardo che può vedere il mostrarsi di una luce dalle nubi di pianto, nubi come Muri del Pianto.

E' la Fede che può alzare lo sguardo sopra il muro arrabbiato di una Giustizia di pianto.






lunedì 14 marzo 2011

I Domenica di Quaresima quella del combattimento spirituale

Il Papa all'Angelus: lottare contro il peccato e salvare il peccatore



Il Papa, oggi all’Angelus in Piazza San Pietro, ricordando l’odierna Prima Domenica di Quaresima, ha invitato a cercare la vera libertà, riscoprendo il senso del peccato, “causa profonda di ogni male”. La vera lotta è contro lo spirito del male: bisogna opporsi al peccato, dunque, e salvare il peccatore. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

La Quaresima costituisce nella Chiesa un itinerario spirituale di preparazione alla Pasqua. “Si tratta – ha affermato il Papa - di seguire Gesù che si dirige decisamente verso la Croce, culmine della sua missione di salvezza”:

“Se ci domandiamo: perché la Quaresima? perché la Croce?, la risposta, in termini radicali, è questa: perché esiste il male, anzi, il peccato, che secondo le Scritture è la causa profonda di ogni male” .

“Ma questa affermazione – ha proseguito - non è affatto scontata, e la stessa parola ‘peccato’ da molti non è accettata, perché presuppone una visione religiosa del mondo e dell’uomo”:

“In effetti è vero: se si elimina Dio dall’orizzonte del mondo, non si può parlare di peccato. Come quando si nasconde il sole, spariscono le ombre; l’ombra appare solo se c’è il sole; così l’eclissi di Dio comporta necessariamente l’eclissi del peccato. Perciò il senso del peccato – che è cosa diversa dal 'senso di colpa' come lo intende la psicologia – si acquista riscoprendo il senso di Dio”.

“Di fronte al male morale – ha spiegato Benedetto XVI - l’atteggiamento di Dio è quello di opporsi al peccato e salvare il peccatore”:

“Dio non tollera il male, perché è Amore, Giustizia, Fedeltà; e proprio per questo non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Per salvare l’umanità, Dio interviene: lo vediamo in tutta la storia del popolo ebraico, a partire dalla liberazione dall’Egitto. Dio è determinato a liberare i suoi figli dalla schiavitù per condurli alla libertà. E la schiavitù più grave e più profonda è proprio quella del peccato”.

Per questo Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo: “per liberare gli uomini dal dominio di Satana, ‘origine e causa di ogni peccato’. Lo ha mandato nella nostra carne mortale – ha sottolineato il Papa - perché diventasse vittima di espiazione, morendo per noi sulla croce”:

“Contro questo piano di salvezza definitivo e universale, il Diavolo si è opposto con tutte le forze, come dimostra in particolare il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto, che viene proclamato ogni anno nella Prima Domenica di Quaresima. Infatti, entrare in questo Tempo liturgico significa ogni volta schierarsi con Cristo contro il peccato, affrontare – sia come singoli, sia come Chiesa – il combattimento spirituale contro lo spirito del male”.

Esercizi di Quaresima:Prendere coscienza del personale cammino di santità

Seconda giornata di esercizi spirituali quaresimali in Vaticano. L'intervista al predicatore, padre Léthel



Benedetto XVI e la Curia Romana sono impegnati oggi nella seconda giornata di esercizi spirituali della Quaresima. Una giornata caratterizzata da temi mariani, ma non solo, in rapporto a Giovanni Paolo II. Il titolo della prima delle tre riflessioni proposte dal predicatore – il carmelitano scalzo padre François-Marie Léthel – recita così “La grande scienza dei santi” (S. Luigi Maria de Monfort) in Cielo come in Terra: Scientia beata, scientia fidei, scientia amoris (dalla Fides et Ratio alla Novo Millennio Ineunte). La seconda meditazione riguarderà il Totus Tuus cristocentrico e mariano di Karol Wojtyła, come filo conduttore di tutta la sua vita (Gv 19, 25-27 e Lettera ai Religiosi e alle Religiose delle Famiglie Monfortane dell’8 dicembre 2003), mentre La terza meditazione tratterà dello splendore della carità, della fede e della speranza vissute da Giovanni Paolo II con Maria Santissima. Durante la settimana di esercizi spirituali, che termineranno sabato prossimo, sono sospese tutte le udienze del Papa, compresa l'udienza generale del mercoledì. Amedeo Lomonaco ha chiesto a padre Léthel con quale spirito si sia preparato per questi esercizi spirituali:RealAudioMP3

R. - Mi sono immerso nella preghiera, ho detto di sì. Il grande avvenimento era la Beatificazione di Giovanni Paolo II, e dunque dovevo impostare questo corso di esercizi come una preparazione spirituale alla Beatificazione di Giovanni Paolo II. Per me, dunque, questa è una missione, una cosa che viene da Dio. Mi sento molto piccolo dinanzi a questo, ma mi affido al Signore ed anche alla Madonna.

D. – Perché ha scelto come tema degli esercizi “La luce di Cristo nel cuore della Chiesa, Giovanni Paolo II e la teologia dei Santi”?

R. - Da tanti anni studio i Santi. Questo tema della santità è da sempre stato al centro di tutta la mia ricerca teologica. I Santi sono i grandi testimoni della santità della Chiesa e dunque, attraverso la loro testimonianza, la loro riflessione, la loro esperienza, risplende la luce di Cristo. Giovanni Paolo II è il Papa della santità e la sua Beatificazione è il riconoscimento ufficiale della sua santità. E’ il Papa che ha proclamato più Santi e Beati. E’ il Pontefice che ha presentato i Santi non solo come esempi di perfezione cristiana, ma anche come teologi nel senso più alto, come conoscitori di Dio. Li ha presentati come portatori, nel mondo di oggi, di questa luce di Cristo.

D. - Come si svilupperanno le sue meditazioni?

R. - Già la Tipografia vaticana ha preparato, per i partecipanti, un libretto molto bello ed ha messo sulla copertina un dipinto del Beato Angelico, che rappresenta il girotondo dei Santi. I Santi del cielo si danno la mano l’un l’altro. Per me quest’immagine è l’icona di questi esercizi. Si parte quindi da Giovanni Paolo II: è lui che, nella grazia della sua Beatificazione, guida questo girotondo e dà immediatamente la mano ai due Santi più legati a lui. Innanzitutto a San Luigi Maria Grignion di Montfort, che ha ispirato il suo “Totus Tuus”. Subito dopo dà la mano a Santa Teresa di Lisieux, che Giovanni Paolo II aveva proclamato “Dottore”, esperta della scienza dell’amore. Santa Teresa di Lisieux dà la mano ai due grandi Dottori della scienza della fede, che sono Anselmo e Tommaso, che Giovanni Paolo II citava nella “Fides et Ratio”. Ho voluto anche integrare con due Sante della fine del Medioevo: Santa Caterina da Siena e Santa Giovanna d’Arco che hanno vissuto un momento molto drammatico per il mondo e per la Chiesa. C’erano allora tanti problemi, tante ferite. Ci saranno poi due laiche: la venerabile Concita Armida de Cabrera, una grande mistica, e la Beata Chiara Luce Badano, morta nel 1990, che è anche la prima Beata del Movimento dei Focolari. Finiremo con la Festa di San Giuseppe, il 19 marzo. L’ultima meditazione è proprio dedicata a San Giuseppe, il patrono del Battesimo del Papa. Il girotondo si concluderà con lui.

D. - Quanto è importante questa sua esperienza per la comunità dei Carmelitani scalzi?

R. - Questa scelta del Papa di certo mi ha toccato personalmente, ma è stata anche motivo di grande gioia per i miei confratelli. E’ dunque una cosa che viviamo in comunità. Tutto l’Ordine del Carmelo, le Carmelitane, pregano per il Papa ma anche per il predicatore carmelitano. E’ una cosa che coinvolge veramente tutta la famiglia carmelitana.

D. - Coinvolge tutta la famiglia carmelitana e coinvolge tutta la comunità di fedeli. Cosa augura ai fedeli per questa Quaresima 2011?

R. - Auguro di prendere una più viva coscienza della loro vocazione alla santità. Troppe volte i fedeli pensano che i Santi siano un po’ come gli extraterrestri, cioè persone senza difetti, mentre invece non è così. I Santi erano persone come noi, con i loro limiti, le proprie ferite, avevano commesso anche loro dei peccati, ma ad un certo punto hanno deciso di seguire Gesù fino in fondo. Questo è ciò che auguro a tutto il popolo di Dio, per prepararsi anche a questo grande avvenimento che sarà davvero un qualcosa di grande per tutti: la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Ci si deve preparare prendendo più coscienza della vocazione personale alla santità e facendo dei passi avanti nella preghiera, nella vita cristiana, nella carità verso gli altri. (vv)

sabato 5 marzo 2011

Lo sapevamo e lo dicevamo....

5 marzo 2011

CRISTIANI PERSEGUITATI

Bhatti, vescovi pakistani
chiedono riconoscimento martirio

La Conferenza Episcopale del Pakistan, che si riunirà per la sua Assemblea Generale a Multan, in Punjab, dal 20 al 25 marzo, esaminerà la proposta di inoltrare ufficialmente alla Santa Sede la richiesta di dichiarare "martire" il Ministro cattolico Shahbaz Bhatti. Lo comunica all'Agenzia Fides mons. Andrew Francis, vescovo di Multan e presidente della Commissione Episcopale per il Dialogo Interreligioso in Pakistan.

Secondo il vescovo, estensore della proposta che sarà votata dalla Conferenza Episcopale, "Bhatti è un uomo che ha dato la vita per la fede cristallina in Gesù Cristo. È compito di noi Vescovi segnalare la sua storia e la sua esperienza alla Chiesa in Roma, per chiedere un riconoscimento ufficiale del suo martirio".

LOMBARDI: È LEGGE SU BLASFEMIA A ESSERE BLASFEMA
Un cattolico, il ministro per le minoranze pakistano Shahbaz Bbhatti, e un musulmano, il governatore dello Stato del Punjab, Salman Taseer: "Tutti e due sono stati uccisi per lo stesso motivo: perché si opponevano alla legge sulla blasfemia, una legge che in sè è veramente blasfema, perchè in nome di Dio è causa di ingiustizia e di morte". Lo ricorda, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano, il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico
Lombardi.

"Tutti e due sapevano bene che rischiavano la vita, perché erano stati esplicitamente minacciati di morte. E tuttavia non hanno rinunciato alla loro lotta per la libertà religiosa, contro il fanatismo violento, e ne hanno pagato il prezzo più alto con il loro sangue", afferma Lombardi, per cui la figura di Bhatti "già grandeggia come quella di un valoroso testimone della fede e della giustizia".

Le loro due morti, "ci ispirano paradossalmente anche un sussulto di speranza, perchè associano un musulmano e un cristiano nel sangue versato per la stessa causa. Non vi è più solo dialogo di conoscenza reciproca o dialogo negli impegni comuni per il bene delle persone. Dal dialogo nella vita si passa al dialogo della testimonianza nella morte, a prezzo del proprio sangue, perchè il nome di Dio non sia stravolto a strumento d'ingiustizia".

"Nella memoria di Taseer e di Bhatti, nella commossa gratitudine per come hanno vissuto e come sono morti - conclude p. Lombardi -, i veri adoratori di Dio continueranno a lottare - e se necessario a morire - per la libertà religiosa, la giustizia e la pace. Quale più forte incoraggiamento a camminare insieme verso Assisi?".
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giovedì 3 marzo 2011

LO DICEVAMO che....


Frattini: un martire. L’Europa codarda

«Adesso i codardi di quell’Europa che rifugge dalla condanna del fondamentalismo religioso verseranno le loro lacrime di coccodrillo, alleati di quei codardi che in Pakistan conoscono solo il sangue degli attentati». Non ha usato il linguaggio felpato della diplomazia il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nell’esprimere la più ferma condanna per l’uccisione di Shahbaz Bhatti. «Un simbolo della libertà religiosa che ha pagato con la vita», lo definisce il titolare della Farnesina, che conosceva personalmente il collega pachistano.

Signor ministro, a chi si riferisce quando parla di codardi dell’Europa?
Penso a coloro sempre molto attenti al <+corsivo>politically correct<+tondo>, fino al punto di non utilizzare mai, in un documento ufficiale, le parole "cristiani perseguitati". La ritengo una codardia politica che oggi, di fronte ad un nuovo martire, è ancor più scandalosa.

Che ricordo ha del ministro Bhatti?
Era una persona coraggiosa, che ho conosciuto in un momento particolarmente difficile per la vita del suo Paese. Lo incontrai a Roma lo scorso settembre e poi lo rividi a novembre ad Islamabad, quando eravamo tutti in ansia per la condanna a morte che pende sul capo di Asia Bibi. Nel suo ufficio, piccolo e modesto, mi presentò i leader delle varie minoranze religiose, non solo di quella cristiana cui apparteneva. E mi fece una confidenza che adesso posso svelare.

Di cosa si trattava?
Mi disse che i suoi avversari stavano cercando di togliere i fondi al ministero per le Minoranze religiose, un modo per ridurlo all’insignificanza e, quindi, alla chiusura. E mi chiese d’aiutarlo a far conoscere il suo lavoro nella comunità internazionale. Solo così avrebbe potuto salvare il suo ministero.

Nel comunicato emesso dalla Farnesina subito dopo l’uccisione del ministro Bhatti, si chiede alle autorità pachistane di far luce sull’assassinio e di confermare l’impegno a difendere la minoranza cristiana. Finora un impegno abbastanza scarso, non crede?
Il fatto che il presidente pachistano Zardari avesse riconfermato Bhatti nel recente rimpasto di governo è stato un segnale importante. Adesso deve compiere un passo in più, andando fino in fondo nel perseguire i responsabili di un delitto così atroce.

La legge sulla blasfemia non è stata cambiata...
Lo stesso ministro Bhatti era consapevole che questa legge, nella situazione politica interna, non si può abrogare. Lui proponeva delle modifiche che ne impedissero un’applicazione arbitraria ed assurda. La comunità internazionale deve continuare a fare pressioni perché la legge sulla blasfemia non sia più un’arma di ricatto nei confronti delle minoranze, uno strumento per condannare a morte i cristiani come Asia Bibi. Nel suo caso la condanna è stata congelata, ma noi chiediamo la sua definitiva assoluzione.

L’Unione europea ha finalmente adottato un testo in difesa della libertà religiosa nel mondo, ma nel documento non si fa alcun cenno a misure concrete nei confronti di quei Paesi dove le minoranze religiose sono perseguitate...
Non c’è stato quel coraggio politico. Abbiamo però chiesto all’Alto Rappresentante della politica estera della Ue, la signora Ashton, di riferire quanto prima al Consiglio su un piano d’azione a tutela della libertà religiosa. Ed io sarò molto attento alla sua relazione. L’Europa può e deve fare di più. Come abbiamo fatto per Sakineh e per Asia Bibi, io credo che la foto di Shahbaz Bhatti dovrebbe campeggiare sulla facciata di qualche palazzo delle nostre istituzioni, a ricordare una grande battaglia di libertà con i suoi eroi ed i suoi martiri.

Signor ministro, la crisi libica ci trova in prima linea. Non prova un po’ d’imbarazzo nel condannare adesso un personaggio come Gheddafi che è sempre stato considerato un partner privilegiato, accolto con tutti gli onori dal governo italiano?
Guardi, è lo stesso imbarazzo che dovrebbero provare tanti leader del mondo. Dai britannici che hanno riconsegnato a Tripoli il terrorista della strage di Lockerbie, al presidente francese che ha ospitato Gheddafi per cinque giorni a Parigi, a tutti coloro che avevano votato a favore della Libia come membro della Commissione Onu per i diritti umani. Quel che conta è che oggi l’Italia, insieme con la stragrande maggioranza degli Stati del mondo, non vuol avere più niente a che fare con Gheddafi.

Che cosa intende fare il nostro governo?
Abbiamo deciso due importanti missioni umanitarie. La prima, su richiesta dell’Egitto e della Tunisia, prevede l’aiuto a circa 60mila egiziani che lavoravano in Libia ed ora sono fuggiti in Tunisia. Ci è stato chiesto di assisterli e di fare in modo che possano rientrare in patria sani e salvi. La seconda missione umanitaria si dirigerà in Cirenaica portando cibo e medicinali a una popolazione stremata.

Che cosa pensa di un eventuale intervento militare dall’esterno?
È un’ipotesi che ha già sollevato le perplessità della Lega Araba. Escludo categoricamente che l’Italia possa partecipare ad un’azione militare in Libia, per ovvi motivi legati al nostro passato coloniale. Al massimo, potremmo dare la disponibilità logistica delle nostre basi, ma anche in questo caso occorre un chiaro mandato internazionale dell’Onu. E, comunque, qualsiasi tipo d’azione deve tener presente il delicato contesto politico e culturale del mondo arabo.
Luigi Geninazzi

mercoledì 2 marzo 2011

Il Papa all'udienza generale: la libertà non si raggiunge con la violenza ma con l'amore



Alla udienza odierna su San Francesco di Sales un altro santo che ha contribuito a definire la santità del Laico

Giudizio di p.Lombardi

Padre Lombardi: cristiani pakistani colpiti dall’odio, libertà religiosa è urgenza drammatica



“L’assassinio del ministro pakistano per le minoranze, Shabbaz Bhatti, è un nuovo fatto di violenza di terribile gravità. Esso dimostra quanto siano giusti gli interventi insistenti del Papa a proposito della violenza contro i cristiani e contro la libertà religiosa in generale”: è quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti. “Bhatti – ha proseguito il portavoce vaticano - era il primo cattolico a ricoprire un tale incarico. Ricordiamo che era stato ricevuto dal Santo Padre nello scorso settembre e aveva dato testimonianza del suo impegno per la pacifica convivenza fra le comunità religiose del suo Paese. Alla preghiera per la vittima, alla condanna per l’inqualificabile atto di violenza, alla vicinanza ai cristiani pakistani così colpiti dall’odio - conclude padre Lombardi - si unisce l’appello perché tutti si rendano conto dell’urgenza drammatica della difesa della libertà religiosa e dei cristiani oggetto di violenza e persecuzione”. RealAudioMP3

Un vero fedele laico martire!!

Riportiamo il bell'articolo su radiovaticana !

Sgomento in Pakistan: ucciso il ministro cattolico Bhatti. Contrario alla legge sulla blasfemia aveva difeso Asia Bibi



La Chiesa e la comunità internazionale hanno appreso con dolore e sgomento la notizia dell’assassinio del ministro pakistano per le Minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti, ucciso da un commando di fondamentalisti a Islamabad. Il ministro ha sempre sostenuto la causa della libertà religiosa e difeso le aspirazioni dei cristiani e delle altre minoranze. Ha più volte denunciato gli abusi della legge sulla blasfemia, ha chiesto giustizia per Asia Bibi. Il suo impegno a tutela delle minoranze gli è costato la vita. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

42 anni, figlio di missionari cristiani e appartenente al Partito Popolare pachistano (Ppp), Shahbaz Bhatti era uno strenuo difensore della libertà religiosa, animato da una profonda fede. “Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni – diceva il ministro Bhatti – parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù”. Il ministro è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco a Islamabad. Secondo fonti locali, uomini armati avrebbero aperto il fuoco contro la sua auto. Era l'unico cristiano nella nuova compagine governativa guidata dal premier Yusuf Said Raza Gilani. Lo scorso mese era stato riconfermato alla guida del Ministero delle Minoranze religiose e alla sua nomina si erano opposti i gruppi religiosi islamici che hanno anche emesso contro di lui una fatwa, una sentenza giuridica islamica. Era un uomo coraggioso al fianco delle minoranze e delle persone più vulnerabili. Ha più volte chiesto la riforma della legge sulla blasfemia, che in Pakistan prevede l’ergastolo in caso di dissacrazione del Corano e la pena di morte per offese a Maometto. Ha lanciato numerosi appelli chiedendo la liberazione di Asia Bibi, la donna cristiana madre di cinque figli condannata a morte per blasfemia e detenuta in carcere nella provincia del Punjab. Per questo suo costante impegno, era nel mirino dei fondamentalisti, che lo hanno più volte minacciato di morte. Dopo l'uccisione, lo scorso 4 gennaio, del governatore del Punjab Salman Taseer, che aveva chiesto la grazia per Asia Bibi e l'abolizione della legge sulla blasfemia, Bhatti aveva confidato di essere sulla “lista nera” dei gruppi estremisti. Ma a chi gli diceva che sarebbe stato opportuno lasciare il Paese, il ministro rispondeva che non poteva abbandonare il Pakistan. Era convinto di dover proseguire nella battaglia contro il fanatismo dei gruppi estremisti, sempre più influenti in Pakistan. E soprattutto era convinto che doveva continuare ad impegnarsi in favore delle minoranze e in particolare della comunità cristiana. La Chiesa pachistana ricorda oggi il ministro Batthi esprimendo il proprio profondo cordoglio e sottolineando che si tratta di un giorno “triste e amaro” non solo per i cristiani, ma per tutto il Paese. L’arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, mons. Lawrence Saldanha, definisce l’omicidio del ministro Bhatti un “tragico esempio dell'insostenibile clima di intolleranza che viviamo in Pakistan”. Il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, aggiunge che l’assassinio “è una grande tragedia non solo per i cristiani del Pakistan, ma per tutto il Paese”. “Il fanatismo – spiega il presule – colpisce in modo indiscriminato tutti coloro che sono impegnati nella difesa della verità, della giustizia e della pace”. Il vescovo di Islamabad-Rawalpindi, mons. Anthony Rufin, ricorda che il ministro era “un cattolico devoto e appassionato sin dalla più tenera età”. Al microfono di Chris Altieri, mons. Anthony Rufin aggiunge anche che il ministro Bhatti viveva “sotto costante minaccia”:

“I was …
Ero in visita ad un villaggio quando ho ricevuto la notizia della morte del ministro Bhatti: ho interrotto la mia visita e adesso sto rientrando ad Islamabad. Questa notizia ci addolora molto; rattrista tutto il Paese. Lui se lo aspettava quasi, perché era per la verità. Le minacce c’erano, ma lui era molto coraggioso. Era consapevole del fatto che dicendo la verità si sarebbe esposto al rischio; sapeva che prima o poi sarebbe potuto capitare anche a lui”.

Il 12 settembre dell’anno scorso Benedetto XVI aveva ricevuto a Castel Gandolfo il ministro Shahbaz Bhatti, durante una sua visita a Roma. Ascoltiamo alcune parole del ministro nell’intervista concessa a Stefano Leszczynski in quell'occasione:

“I believe that …
Credo che cambiare la mente e il cuore delle persone sia la cosa più importante e noi abbiamo lanciato una campagna interreligiosa proprio per conseguire questo obiettivo. Stiamo facendo tutto il possibile affinché le persone - che sono fuorviate dai terroristi - si votino invece all’armonia e alla pace”.

Sul luogo dell'attentato sono stati trovati volantini di estremisti pakistani del Punjab che rivendicano l’assassinio e ricordano la ferma posizione del ministro Bhatti contro la legge sulla blasfemia. Il 5 gennaio scorso la Radio Vaticana aveva trasmesso un’intervista a Bhatti subito dopo la morte del governatore del Punjab Salman Taseer, ucciso da un estremista per aver aderito al fronte per l’abolizione della legge sulla blasfemia. L’intervista è di Kelsea Brennan Wessels:

“I think that it is difficult...
Penso che sia difficile, ma il cattivo uso della legge sulla blasfemia spero che faccia sì che le persone possano rendersi conto che questo omicidio è avvenuto in seguito all’istigazione da parte di fanatici, che usano la legge sulla blasfemia per istigare il popolo alla violenza. Quindi, penso che questa legge debba essere rivisitata e riesaminata per impedirne il cattivo uso. Comunque, dall’altra parte, gli estremisti religiosi stanno dicendo chiaramente che non tollereranno nessuna rettifica in questa legge”.(ap)

“Il ministro Bhatti – ha detto il vescovo di Faisalabad - ha sempre parlato a voce alta per difendere la verità. Questo è il motivo per cui i fanatici hanno voluto ridurlo al silenzio”.

Un Martire , davvero un Martire, consapevole delle sue responsabilità !!

ORRORE IN PAKISTAN

Il ministro pakistano per le Minoranze è stato assassinato a colpi d'arma da fuoco questa mattina. Lo riferiscono i media locali. Secondo le prime informazioni, uomini armati avrebbero aperto il fuoco contro la sua auto. In passato aveva ricevuto minacce da parte degli estremisti. Si era interessato alla vicenda di Asia Bibi e si era dichiarato a favore di un emendamento della legge sulla blasfemia.
- La Santa Sede: atto di terribile gravità
LA RAGIONEVOLEZZA :ESIGENZA STRUTTURALE DELL' UOMO...
La Provvidenza ci porta a seguire Gesù condottiero intrepido contro il Potere e la Mentalità dominante.

E' una salita verso un'estrema testimonianza per rivelare che il Grande Gioco del mondo è dominato dalla volontà di Potere a partire dai sui più stretti collaboratori.
Allora ci vuole questo ultimo suo slancio verso il martirio per affermare che invece L'Amore e la Presenza del Padre della Vita da senso a Tutto.
Ma noi rimaniamo con le sue parole perchè è ragionevole così, perchè tutela tutta la nostra liberta rilanciandoci al confronto con ogni istante della nostra vita per aprire gli occhi a ciò che accade ,ai suoi ,quelli del Padre, segni...alla sua Provvidenza per una totale nostra apertura .
La vita diventa sempre più ragionevolmente misteriosa e bella!


Mc 10,32-45
Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato.




+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti.
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore