domenica 7 dicembre 2008

Encomio di Ratzinger per il nuovo libro di Pera sul liberalismo e radici cristiane


Dalla bella intervista fatta all' ex presidente del senato Pera sul Settimanale Tempi voglio riportare questo stralcio avvincente .


E' bene andarsela a leggere . Mi colpisce la sua capacita razionale di raggiungere contenuti chiari circa il rapporto della fede a la vita e la ragione


Andatevela a leggere !





Dalla Spagna giunge la notizia che in una scuola di Valladolid saranno rimossi i crocifissi per ordine di un giudice, che ha sentenziato che la presenza di tali simboli «può provocare nei minorenni la sensazione che lo Stato sia più vicino alla confessione correlata ai simboli religiosi presenti nel centro pubblico che ad altre confessioni». Se potesse prendere parola nel tribunale di Valladolid cosa direbbe al giudice? Da imputato nel processo, direi: «Signor giudice, dove è scritto che siamo tutti uguali e abbiamo tutti la stessa dignità e nessuno può coartare la nostra libertà? Nel codice civile o penale? Sì. Nella Costituzione? Sì. E poi dove altro, prima del codice e della Costituzione? Io l’ho letto nella Bibbia e nel Vangelo. Lei lo sa? Sa che i nostri bei codici e le nostre belle costituzioni neppure esisterebbero se non si accettasse l’idea — che è a loro fondamento e che il cristianesimo ha messo all’onore del mondo — che siamo figli di Dio, uomini che Lui ama al punto di aver sacrificato Suo figlio?». E poi, ormai sul punto di ricevere la sentenza di condanna, direi: «Signori della corte, io sono per lo Stato laico, ma avete riflettuto che lo Stato laico non significa né Stato neutrale né Stato imparziale né Stato privo di valori riguardanti la persona, prima ancora che il cittadino? Avete pensato che, se togliete questi valori — che sono tipicamente religiosi, anche se non volete ammetterlo — distruggete anche lo Stato laico? Come laici vi rispetto, come laicisti invece qual siete vi combatto. Siete solo arroganti e non avete memoria». E dopo tale perorazione che si aspetta?Dieci anni senza condizionale, immagino.
In una parte del libro si immagina di scrivere delle Lettere americane in cui tale Johnny, uno yankee in giro per l’Europa, descrive il Vecchio Continente all’amata rimasta nel Nuovo. Un modo ironico per dipingere gli stili di vita, le istituzioni e i pregiudizi degli europei. Se oggi il nostro Johnny potesse scrivere un’altra lettera, come commenterebbe le decisioni degli Stati europei rispetto alla crisi economica? E cosa direbbe al suo amore sul fatto che in Europa sono tutti obamiani?
Scriverebbe che hanno reagito con l’unica ricetta che conoscono e piace loro un sacco: il socialismo di Stato. Ma potrebbe accadere di peggio, purtroppo. Potrebbe accadere che gli obamiani e poi gli americani diventino anch’essi europei, che s’inventino anch’essi l’Iri. Obama su quella strada c’è già, per questo da noi piace tanto. «God bless (and save) America!».