martedì 10 febbraio 2009

Don Aldo Trento restituisce l'onorificenza a Napolitano

da Il Foglio di oggi 10 febbraio 2009
Aldo Trento è dal 1989 uno dei più noti missionari della Fraternità San Carlo Borromeo in Paraguay. Ha sessantadue anni ed è responsabile di una clinica per malati terminali di Asunción. Il 2 giugno scorso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli aveva conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella della solidarietà. Ieri Trento ha restituito l’onorificenza a Napolitano a causa della mancata firma del decreto che avrebbe arrestato il protocollo medico per Eluana Englaro. “Come posso io, cittadino italiano, ricevere simile onore quando Lei, con il suo intervento, permette la morte di Eluana, a nome della Repubblica italiana?”. “Ho più di un caso come Eluana Englaro”, racconta Aldo Trento al Foglio. “Penso al piccolo Victor, un bambino in coma, che stringe i pugni, l’unica cosa che facciamo è dargli da mangiare con la sonda. Di fronte a queste situazioni come posso reagire al caso Eluana? Ieri mi portano una ragazza nuda, una prostituta, in coma, scaricata davanti a un ospedale, si chiama Patrizia, ha diciannove anni, l’abbiamo lavata e pulita. E ieri ha iniziato a muovere gli occhi. Celeste ha undici anni, soffre di una leucemia gravissima, non era mai stata curata, me l’hanno portata soltanto per seppellirla. Oggi Celeste cammina. E sorride. Ho portato al cimitero più di seicento di questi malati. Come si può accettare una simile operazione come quella su Eluana? Cristina è una bambina abbandonata in una discarica, è cieca, sorda, trema quando la bacio, vive con una sondina come Eluana. Non reagisce, trema e basta, ma pian piano recupera le facoltà. Sono padrino di decine di questi malati. Non mi interessa la loro pelle putrefatta. Vedesse i miei medici con quale umiltà li curano”. Don Aldo Trento dice di provare un “dolore immenso” per la storia di Eluana Englaro. “E’ come se mi dicessero: ‘Ora ti prendiamo i tuoi figli malati’. Il caso di Udine ha sconvolto tutti, medici e infermieri. L’uomo non si può ridurre a questione chimica. Come può il presidente della Repubblica offrirmi una stella alla solidarietà nel mondo? Così ho preso la stella e l’ho portata all’ambasciata italiana del Paraguay. Qui il razionalismo crolla lasciando spazio al nichilismo. Ci dicono che una donna ancora in vita sarebbe praticamente già morta. Ma allora è assurdo anche il cimitero e il culto dell’immortalità che anima la nostra civiltà”.

Ora solo Silenzio e Preghiera

Si consuma nel peggior dei modi anche per la sua sorprendente accelerazione il dramma della povera Eluana.
Da parte nostra, da parte di noi piccoli fedeli laici il dolore di esserci forse in certi istanti abituati alla sua storia e di averla vissuta come tanti reality show, comodi sulla nostra poltrona di casa. In questi momenti però, se una preghiera può essere innalzata nell'intimo della nostra coscienza è quella di capire un giorno per quale destino buono è stato necessario questo sacrificio.
Preghiamo inoltre il Padre Misericordioso di conservarci nell'umiltà e continuare, per quanto possiamo, ad essere quelle sentinelle del 3° millennio vigilanti nei confronti della cultura della morte che rappresenta una delle sfide antropologiche degli anni futuri.


Dopo la morte di Eluana Englaro si attende in tempi brevi una legge sul fine vita
Il tempo della preghiera e del raccoglimento

Un profondo dolore. E una grande amarezza per un epilogo che tutti temevano. Pur in presenza di forti polemiche, sono questi i sentimenti predominanti nelle reazioni in Italia alla morte di Eluana Englaro, avvenuta ieri sera nella clinica "La Quiete" di Udine. La donna è deceduta per arresto cardiocircolatorio dopo quattro giorni di sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione. Mentre questo accadeva, il Senato stava esaminando il disegno di legge (ddl) presentato sabato scorso, con il quale si voleva interrompere subito la procedura che ha poi presumibilmente portato alla morte di Eluana diciassette anni dopo il tragico incidente del quale era rimasta vittima. L'epilogo della vicenda azzera, nei fatti, i passaggi parlamentari di queste ultime ore. Dopo alcuni momenti di aspro confronto, il ddl, con l'accordo di maggioranza e opposizione, è tornato in commissione Sanità del Senato per essere integrato in un provvedimento organico sul fine vita, da approvare, questa volta, in tempi brevi. Si parla di due settimane. Il tentativo è quello di evitare che altri casi del genere possano verificarsi nel persistere del vuoto normativo. Appresa la notizia della morte di Eluana, la Conferenza episcopale italiana (Cei) ha diffuso il seguente comunicato: "In questo momento di grandissimo dolore, affidiamo al Dio della vita Eluana Englaro. Le preghiere e gli appelli di tanti uomini di buona volontà non sono bastati a preservare la sua fragile esistenza, bisognosa solo di amorevole cura. Siamo affranti in questa grave circostanza, ma non viene meno la speranza, che nasce dalla fede e consegna alla misericordia del Padre Eluana, la sua anima e il suo corpo. È questa speranza a renderci una cosa sola, accomunando quanti credono nella dignità della persona e nel valore indisponibile della vita, soprattutto quando è indifesa. Facciamo appello a tutti perché non venga meno questa passione per la vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale". Concetti ribaditi questa mattina dal presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, nel corso di una trasmissione televisiva: la vicenda Englaro ha suscitato "un grande dolore" ma anche "grande sconcerto", ha detto il porporato. E ha aggiunto: "Speriamo che il Signore illumini per fermare questa deriva davanti alla quale diventa evidente che una legge giusta è necessaria per impedire casi del genere. Non si può accettare a cuor leggero che questo possa accadere di nuovo". Questi - ha concluso il presidente della Cei - "sono i giorni della preghiera e del raccoglimento: considerazioni più profonde verranno più avanti". Intanto davanti agli occhi di tutti c'è "la risposta delle suore di Lecco che con tanto amore si sono prese cura per anni di Eluana". Le suore misericordine della clinica "Beato Luigi Talamoni" di Lecco, non appena ricevuta la notizia della morte di Eluana, si sono riunite nella cappella della struttura sanitaria nella quale operano, per la recita del rosario. A poca distanza dalla clinica si è contestualmente tenuto un altro momento di preghiera, organizzato nella basilica di San Nicolò. Padre Federico Lombardi, in una nota comparsa sul sito della Radio Vaticana, ha affermato: "Ora che Eluana è nella pace, ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata". Lo stesso auspicio è venuto da don Tarcisio Puntel, parroco di Paluzza (Udine), paese di origine della famiglia Englaro: "Sono vicino a Beppino - ha detto don Puntel - ma non posso non soffrire perché ha vinto la cultura della morte". In questa vicenda, ha aggiunto, "sono entrati tali e tanti elementi che alla fine forse hanno distratto un po' tutti. E quando si imbocca la strada del non ritorno non c'è veramente più nulla da fare".(©L'Osservatore Romano - 11 febbraio 2009)