sabato 29 agosto 2009

Graham Greene:il potere e la gloria

Bello quest' articolo di Andrea Monda sul famoso libro di Greene


Rileggendo «Il potere e la gloria» di Graham Greene

Niente di edificante
Solo l'uomo com'è



di Andrea Monda

Nel 1948 Graham Greene scrive Il nocciolo della questione che contiene, nella prima pagina, questa citazione tratta da Charles Péguy: "Nessuno è così competente come il peccatore in materia di cristianesimo. Nessuno se non il santo". È una specie di manifesto della poetica dello scrittore inglese che parlerà sempre dell'uomo, dell'uomo che vive nella storia, cioè nel "già e non ancora", che è sempre a un tempo santo e peccatore.
Nei suo Saggi cattolici aveva peraltro affermato: "È un controsenso, infatti, voler ritrarre un'umanità peccatrice in una letteratura scevra di peccato". Il protagonista del capolavoro di Graham Greene, Il potere e la gloria, del 1940, è un prete, a un tempo santo e peccatore. Il romanzo nasce dall'esperienza del viaggio che lo scrittore inglese aveva fatto nel Messico da poco fuoriuscito dagli orrori della persecuzione anti-cattolica che oltre un decennio prima si era scatenata in quella nazione. Pur essendo radicata nella realtà messicana, la storia de Il potere e la gloria ha il sapore di una "favola eterna" al punto tale che il protagonista non ha nemmeno il nome. Questo anonimo prete forse permette, più di tante altre figure letterarie o cinematografiche di sacerdoti, di comprendere o quantomeno intuire il senso e il mistero del sacerdozio cattolico. Il lettore non ci troverà niente di "edificante" in questo crudo e cupo racconto, anzi toccherà con mano tutte le fragilità e le cadute che i sacerdoti, come gli altri uomini, vivono necessariamente sulla loro difficile via verso la santificazione.
La trama è apparentemente semplice e coincide con la storia di un prete corrotto e vigliacco durante la persecuzione anticristiana messicana. Non solo ha tradito la sua vocazione - ha avuto infatti una figlia da una relazione con una donna - ma continuamente manca alla sua missione fuggendo alla persecuzione di quegli anni feroci vivendo praticamente alla macchia e occultando i segni del suo ministero. Tutto il libro, sino al finale a sorpresa in cui il prete vigliacco ritrova il coraggio e vivendo da prete subirà il martirio della fede, è la descrizione di quel "continuamente". In un breve, intenso articolo nello stesso 1940, intitolato A casa e dedicato alla descrizione dei quartieri di Londra distrutti dai bombardamenti nazisti, Greene scrive: "Ci si abitua a qualunque cosa...". Però poi aggiunge: "Ci sono delle cose alle quali non ci si abitua mai perché non hanno connessione: la santità, la fedeltà e il coraggio degli esseri umani abbandonati al libero arbitrio: simili virtù appartengono ai vecchi edifici delle università e alle cattedrali, reliquie di un mondo con fede".
Il potere e la gloria parla di questa santità che spezza l'abitudine, che interrompe la "connessione" - viene in mente Eliot che chiamava la Chiesa "La Straniera" - che spezza l'abitudine, la catena del vizio. Il prete corrotto a un certo punto riacquista il coraggio e la fedeltà e proprio nel finale, smette di fuggire e, semplicemente, vive il sacerdozio in pienezza, fino in fondo, pagando con la vita la sua fedeltà a Cristo e la sua carità verso il prossimo.
Particolarmente efficaci sono i peraltro rari dialoghi del romanzo che intervengono nei momenti in cui il protagonista incontra persone, per lo più ostili, lungo il suo calvario. In particolare è illuminante il dialogo tra il prete e il suo carnefice, nel momento in cui sta per essere fucilato e con queste parole si rivolge al luogotenente, rivoluzionario, razionalista e ateo, che lo ha catturato: "Questa è un'altra differenza tra noi. È inutile che lavoriate per il vostro scopo, a meno che non siate un uomo buono voi stesso. E non ci saranno sempre uomini buoni nel vostro partito. E allora si avrà di nuovo tutta la vecchia fame, le violenze, l'arricchirsi ad ogni costo. Ma il fatto ch'io sia un codardo, e tutto il resto, non ha molta importanza. Posso mettere Dio lo stesso nella bocca di un uomo, e posso dargli il perdono di Dio. Anche se ogni prete della Chiesa fosse come me, non ci sarebbe nessuna differenza sotto questo aspetto".
Le rivoluzioni solamente umane hanno bisogno di eroi, di super-uomini, mentre la Chiesa di Cristo esige solo il sì di semplici e veri uomini, la loro totale adesione, perché la fede cristiana, come ricorda l'introduzione della Deus caritas est di Benedetto XVI, non è frutto di una grande idea o di una teoria filosofica ma di un incontro tra due persone, quella di Cristo con quella del credente, un incontro reale tra persone vere, con tutte le loro limitazioni.
Non può non venire in mente una delle più belle immagini di Chesterton - con cui Greene era imparentato per via della moglie - relative al mistero della Chiesa: nel saggio Eretici del 1905, in polemica con Shaw e la sua teoria del superuomo, Chesterton spiega che "quando, in un momento simbolico, stava ponendo le basi della Sua grande società, Cristo non scelse come pietra angolare il geniale Paolo o il mistico Giovanni, ma un imbroglione, uno snob, un codardo: in una parola, un uomo. E su quella pietra Egli ha edificato la Sua Chiesa, e le porte dell'inferno non hanno prevalso su di essa. Tutti gli imperi e tutti i regni sono crollati, per questa intrinseca e costante debolezza, che furono fondati da uomini forti su uomini forti. Ma quest'unica cosa, la storica Chiesa cristiana, fu fondata su un uomo debole, e per questo motivo è indistruttibile. Poiché nessuna catena è più forte del suo anello più debole".
Un successore di Pietro, Paolo VI, aveva molto apprezzato il romanzo di Greene e quando incontrò in udienza privata l'autore si complimentò con lui. Lo scrittore non perse l'occasione per far notare al Santo Padre che quel romanzo negli anni Quaranta era stato messo all'indice dal cardinale Giuseppe Pizzardo all'epoca prefetto del Sant'Uffizio (e Papa Montini non si fermò a toglierlo dall'indice, ma soppresse l'indice stesso).
La sorte paradossale di questo grande romanzo ripete la paradossalità interna alla vicenda raccontata dall'autore che immette in questa storia tutta la forza del cattolicesimo "paolino", quella forza che sta nella debolezza; anche la Chiesa, come ricordava Chesterton, è soggetta a questa condizione paradossale. In un altro dei suoi racconti più toccanti, L'ultima parola Greene immagina la morte dell'ultimo Pontefice che, con le sue ultime parole, converte il suo carnefice.
Il problema che spesso nasce nei confronti dei sacerdoti è quello della "dis-incarnazione" per cui il credente, spesso in ottima fede, vede nel sacerdote non un uomo in carne ossa ma un'idea astratta, l'idea dell'autorità perfetta, moralmente immacolata, trascinante e vincente. Il romanzo di Greene compie il fondamentale lavoro di riportarci con i piedi per terra e farci toccare con mano la carne e le ossa dei sacerdoti, quelli veri. Una formidabile iniezione di sano realismo, ecco cos'è questo splendido romanzo dello scrittore inglese.
In quanto profondamente cattolica l'opera di Greene si distingue per la sottolineatura data all'elemento materiale. L'autore cioè fa sentire fortemente il peso, la corporeità e la fisicità dell'esistenza umana e della sua fede nel cattolicesimo che, ricorda Romano Guardini, è la religione più materialista di tutte. Nel momento della conversione al cattolicesimo Graham Greene scelse come nome cristiano quello dell'apostolo Tommaso, l'apostolo incredulo che per credere vuole mettere il dito nelle ferite di Cristo. A una religione totalmente irrazionale, capricciosa e disincarnata Graham Greene contrappone la forza di una fede che coabita in un dinamismo vivificante tra corpo e anima, tra pensiero e materia, razionalità e affettività.



(©L'Osservatore Romano - 30 agosto 2009)
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lunedì 17 agosto 2009

Maria ed Il Pane

Il papa all' Angelus spiega benissimo il rapporto tra queste due figure per eccellenza!!!


BENEDETTO XVI
ANGELUS
Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo Domenica, 16 agosto 2009

Cari fratelli e sorelle!
Ieri abbiamo celebrato la grande festa di Maria Assunta in Cielo, e oggi leggiamo nel Vangelo queste parole di Gesù: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo” (Gv 6,51). Non si può non restare colpiti da questa corrispondenza, che ruota intorno al simbolo del “cielo”: Maria è stata “assunta” nel luogo dal quale il suo Figlio era “disceso”. Naturalmente questo linguaggio, che è biblico, esprime in termini figurati qualcosa che non entra mai completamente nel mondo dei nostri concetti e delle nostre immagini. Ma fermiamoci un momento a riflettere! Gesù si presenta come il “pane vivo”, cioè il nutrimento che contiene la vita stessa di Dio ed è in grado di comunicarla a chi mangia di Lui, il vero nutrimento che dà la vita, nutre realmente in profondità. Gesù dice: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51). Ebbene, da chi il Figlio di Dio ha preso questa sua “carne”, la sua umanità concreta e terrena? L’ha presa dalla Vergine Maria. Dio ha assunto da Lei il corpo umano per entrare nella nostra condizione mortale. A sua volta, alla fine dell’esistenza terrena, il corpo della Vergine è stato assunto in cielo da parte di Dio e fatto entrare nella condizione celeste. E’ una sorta di scambio, in cui Dio ha sempre la piena iniziativa, ma, come abbiamo visto in altre occasioni, in un certo senso, ha anche bisogno di Maria, del “sì” della creatura, della sua carne, della sua esistenza concreta, per preparare la materia del suo sacrificio: il corpo e il sangue, da offrire sulla Croce quale strumento di vita eterna e, nel sacramento dell’Eucaristia, quale cibo e bevanda spirituali.
Cari fratelli e sorelle, ciò che è accaduto in Maria, vale, in altri modi, ma realmente, anche per ogni uomo e ogni donna, perché ad ognuno di noi Dio chiede di accoglierLo, di mettergli a disposizione il nostro cuore e il nostro corpo, la nostra intera esistenza, la nostra carne – dice la Bibbia -, perché Egli possa abitare nel mondo. Ci chiama ad unirci a Lui nel sacramento dell’Eucaristia, Pane spezzato per la vita del mondo, per formare insieme la Chiesa, il Suo Corpo storico. E se noi diciamo sì, come Maria, anzi nella misura stessa di questo nostro “sì”, avviene anche per noi e in noi questo misterioso scambio: veniamo assunti nella divinità di Colui che ha assunto la nostra umanità. L’Eucaristia è il mezzo, lo strumento di questo reciproco trasformarsi, che ha sempre Dio come fine e come attore principale: Lui è il Capo e noi le membra, Lui la Vite e noi i tralci. Chi mangia di questo Pane e vive in comunione con Gesù lasciandosi trasformare da Lui e in Lui, è salvato dalla morte eterna: certamente muore come tutti, partecipando anche al mistero della passione e della croce di Cristo, ma non è più schiavo della morte, e risorgerà nell’ultimo giorno, per godere la festa eterna con Maria e con tutti i Santi.
Questo mistero, questa festa di Dio incomincia quaggiù: è mistero di fede, di speranza e di amore, che si celebra nella vita e nella liturgia, specialmente eucaristica, e si esprime nella comunione fraterna e nel servizio per il prossimo. Preghiamo la Vergine Santa, affinché ci aiuti a nutrirci sempre con fede del Pane di vita eterna per sperimentare già sulla terra la gioia del Cielo.
Dopo l'Angelus
Je suis heureux de saluer les francophones présents pour la prière de l’Angélus, particulièrement les jeunes venus d’Afrique. Hier nous avons eu la joie de célébrer la fête de l’Assomption de Marie et la liturgie nous a exhortés à tourner notre regard vers le ciel. Aujourd’hui, je vous convie à accueillir le don que le Christ nous fait de lui-même dans l’Eucharistie. En recevant dans la foi cette nourriture indispensable, le chrétien y puise la force qui permet de se donner tout entier à ses frères. Je vous invite donc à garder la porte de votre cœur toujours grande ouverte, et à être jour après jour, les témoins de la tendresse du Seigneur auprès de toutes les personnes qui sont dans le besoin matériellement ou spirituellement. Soyez sans relâche les messagers de la Bonne Nouvelle !
I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Angelus. May your time here at Castel Gandolfo and in Rome deepen your faith in our Lord, the living bread, who brings us the gift of eternal life. Upon you and your families I invoke Almighty God’s abundant blessings of joy and peace!
Von Herzen grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher hier in Castel Gandolfo. Das Brot und der Wein dieser Welt können uns nur eine vergängliche Freude bereiten. Wer hingegen im Sakrament des Altares den Leib und das Blut des Herrn empfängt, der bleibt in Christus, und Christus bleibt in ihm. Die Eucharistie schenkt uns Anteil an seinem Leben und führt uns auf dem Weg der wahren Weisheit und der Hingabe zur ewigen Herrlichkeit. Danken wir Gott jederzeit für alles, war er uns in Christus geschenkt hat. Der Herr segne euch und eure Familien.
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana y a quienes se unen a ella a través de la radio y la televisión. Que la contemplación continua del misterio de Cristo acreciente en nosotros el amor a sus preceptos y la esperanza en sus promesas, para que nuestro corazón no se deje vencer por las dificultades cotidianas sino que esté anclado en la fe en el Hijo de Dios que tiene “palabras de vida eterna”. Muchas gracias y feliz domingo.
Saúdo os jovens brasileiros da Comunidade Missionária Villareggia e demais peregrinos de língua portuguesa que quiseram participar neste momento diário de louvor e gratidão ao Verbo divino, que Se fez homem no seio da Virgem Maria para ficar connosco todos os dias até ao fim do mundo. Deixai Cristo tomar posse da vossa vida, para serdes cada vez mais vida e presença de Cristo!
Serdecznie pozdrawiam Polaków. W Ewangelii dzisiejszej Chrystus mówi: „Kto spożywa moje Ciało i Krew moją pije, trwa we Mnie a Ja w nim” (J 6, 56). Eucharystia jest sakramentem obecności Chrystusa, który z miłości daje nam siebie, jest pokarmem w naszej ziemskiej pielgrzymce ku niebu. Zachęcam was, szczególnie w tych dniach odpoczynku, byście adorowali Jezusa obecnego w kościołach, napotkanych na waszych wakacyjnych szlakach. Z serca wam błogosławię.
[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Nel Vangelo odierno Cristo dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui“ (Gv 6, 56). L’Eucaristia è segno della presenza di Cristo che per amore si dona a noi, ci nutre nel nostro pellegrinaggio terreno verso il cielo. Vi esorto, in modo particolare in questi giorni di riposo, ad adorare Cristo presente nelle chiese, che incontrate lungo vostri itinerari di vacanza. Di cuore vi benedico tutti.]
Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli della parrocchia San Silvestro in Faenza, e i giovani di Trescore, qui giunti attraverso la via Francigena. A tutti auguro una buona domenica.



© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

martedì 11 agosto 2009

Per rispondere alla crisi: diventare santi !

Cari amici per risolvere la crisi attuale mondiale il Papa ci insegna bisogna ripartire dall'io.Cioè bisogna riprendere Speranza. Essa è testimoniata dai santi.In modo particolare in circostanze estreme dai martiri!Guardando loro! Abbiamo lcosì un sostegno alla nostra fragilità; sono memoria a domandare al Signore la Grazia ,unica protagonista dell'uomo nuovo.



BENEDETTO XVI
ANGELUS
CastelgandolfoDomenica, 9 agosto 2009

Cari fratelli e sorelle!
Come domenica scorsa, anche quest’oggi – nel contesto dell’Anno Sacerdotale che stiamo celebrando – ci soffermiamo a meditare su alcuni Santi e Sante che la liturgia ricorda in questi giorni. Eccetto la vergine Chiara d’Assisi, ardente di amore divino nella quotidiana oblazione della preghiera e della vita comune, gli altri sono martiri, due dei quali uccisi nel lager di Auschwitz: santa Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein, che, nata nella fede ebraica e conquistata da Cristo in età adulta, divenne monaca carmelitana e sigillò la sua esistenza con il martirio; e san Massimiliano Kolbe, figlio della Polonia e di san Francesco d’Assisi, grande apostolo di Maria Immacolata. Incontreremo poi altre figure splendide di martiri della Chiesa di Roma, come san Ponziano Papa, sant’Ippolito sacerdote e san Lorenzo diacono. Quali meravigliosi modelli di santità la Chiesa ci propone! Questi santi sono testimoni di quella carità che ama “sino alla fine”, e non tiene conto del male ricevuto, ma lo combatte con il bene (cfr 1 Cor 13,4-8). Da essi si può apprendere, specialmente i sacerdoti, l’eroismo evangelico che ci spinge, senza nulla temere, a dare la vita per la salvezza delle anime. L’amore vince la morte!
Tutti i santi, ma in particolare i martiri, sono testimoni di Dio, che è Amore: Deus caritas est. I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male, dell’inferno che si apre sulla terra quando l’uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di dare la vita e la morte. Purtroppo però questo triste fenomeno non è circoscritto ai lager. Essi sono piuttosto la punta culminante di una realtà ampia e diffusa, spesso dai confini sfuggenti. I santi, che ho brevemente ricordato, ci fanno riflettere sulle profonde divergenze che esistono tra l’umanesimo ateo e l’umanesimo cristiano; un’antitesi che attraversa tutta quanta la storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo contemporaneo, è giunta ad un punto cruciale, come grandi letterati e pensatori hanno percepito, e come gli avvenimenti hanno ampiamente dimostrato. Da una parte, ci sono filosofie e ideologie, ma sempre più anche modi di pensare e di agire, che esaltano la libertà quale unico principio dell’uomo, in alternativa a Dio, e in tal modo trasformano l’uomo in un dio, ma è un dio sbagliato, che fa dell’arbitrarietà il proprio sistema di comportamento. Dall’altra, abbiamo appunto i santi, che, praticando il Vangelo della carità, rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che è Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell’uomo, creato a immagine e somiglianza divina.
Cari fratelli e sorelle, preghiamo la Vergine Maria, perché ci aiuti tutti – in primo luogo i sacerdoti - ad essere santi come questi eroici testimoni della fede e della dedizione di sé sino al martirio. È questo l’unico modo per offrire alle istanze umane e spirituali, che suscita la crisi profonda del mondo contemporaneo, una risposta credibile ed esaustiva: quella della carità nella verità.
Dopo l'Angelus
Je suis heureux, chers pèlerins francophones, de vous accueillir à Castel Gandolfo pour la prière de l’Angélus. L’Église, en ce dimanche, nous donne de reconnaître dans nos vies que la Bonne Nouvelle est nourriture et libération. Cette Bonne Nouvelle du Christ nous enracine dans la vérité et nous délivre de tout ce qui nous entrave tant au plan spirituel que moral. En suivant l’exemple du saint curé d’Ars, je vous invite à vous laisser transfigurer par l’Eucharistie qui est la source de tout amour. Je vous invite également à prier pour les vocations sacerdotales afin que Dieu donne à notre monde les prêtres dont il a tant besoin pour servir à la prière et à l’Eucharistie. Je demande à Dieu de vous bénir, ainsi que vos familles et vos amis.
I am pleased to greet the English-speaking pilgrims and visitors gathered for this Angelus prayer. The readings from today’s Mass invite us to put our faith in Jesus, the “bread of life” who offers himself to us in the Eucharist and promises us eternal joy in the house of the Father. During these summer holidays, may you and your families respond to the Lord’s invitation by actively participating in the Eucharistic sacrifice and through generous acts of charity. Upon all of you I invoke his blessings of joy and peace!
Von Herzen heiße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache hier in Castel Gandolfo willkommen und natürlich alle, die über Radio und Fernsehen mit uns verbunden sind. Der Sonntag ist, wir wissen es, der Tag des Herrn, der uns in besonderer Weise Gelegenheit gibt, Christus, dem Sohn Gottes, zu begegnen, der unser Leben als Mensch geteilt hat und uns sich selber schenkt. Im heutigen Evangelium hören wir, daß er sich zum Brot fur das Leben der Welt gemacht hat und unser Brot ist. Wer davon lebt, wer davon ißt, wird das wirkliche Leben finden, das ewige Leben. Schenken wir ihm den Platz in unserem täglichen Leben, der ihm gebührt, und er wird unseren Hunger nach dem wirklichen Leben und nach der großen Liebe stillen. Der gute Gott geleite euch auf allen euren Wegen!
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que se unen a esta oración del Ángelus. Especialmente en el Día del Señor, invito a todos a buscar en la Eucaristía el pan bajado del cielo, el alimento que perdura y da la vida eterna. Que la Santísima Virgen María interceda para que nunca falte este sustento de nuestra esperanza y nuestros esfuerzos por la paz. Feliz domingo.
Serdecznie pozdrawiam wszystkich Polaków. Szczególne słowa łączności kieruję dzisiaj do wielkiej rzeszy wiernych, którzy w te sierpniowe dni, pielgrzymują pieszo na Jasną Górę i do innych sanktuariów maryjnych. Niech wasz pielgrzymi szlak obfituje przeminą serc, darem Bożego miłosierdzia i opieką Matki Bożej. Waszym modlitwom polecam moją papieską posługę i intencje Kościoła. Z serca wszystkim błogosławię.
[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Oggi rivolgo una particolare parola di vicinanza alla moltitudine dei fedeli, che in questi giorni di agosto, vanno a piedi in pellegrinaggio a Jasna Góra (Częstochowa) e verso gli altri santuari mariani. Che il vostro cammino porti copiosi frutti: la conversione dei cuori, il dono della divina misericordia e la protezione della Madonna. Affido alle vostre preghiere il mio universale ministero e le intenzioni della Chiesa. Di cuore vi benedico tutti.]
Un cordiale saluto rivolgo infine ai pellegrini italiani, in particolare ai fedeli della parrocchia Nostra Signora della Salute in Cagliari, ai giovani della parrocchia Maria Madre di Dio, in Siracusa; all’Istituto secolare Compagnia di Gesù Maestro, di Mazara del Vallo; alla Compagnia dei tipi loschi del Beato Piergiorgio Frassati. Maria Santissima, che invochiamo con la preghiera dell'Angelus, ci aiuti a rispondere sempre fedelmente alla vocazione alla santità che Cristo rivolge ad ogni cristiano. Grazie per la vostra presenza. A tutti buona domenica!

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