mercoledì 16 ottobre 2013

Priebke. Che senso ha sputare sul morto? | Tempi.it

Che senso hanno i calci e gli sputi al cadavere del mostro Priebke? Esiste un limite anche per l'odio

Portata via la salma di Priebke tra proteste e scontri con le forze dell'ordineIl prefetto di Albano è l'unica persona decente: «Ho autorizzato le esequie di Priebke perché per me i morti sono tutti uguali». Già, la morte, è l'unica forza della natura che ha il potere di renderci davvero tutti uguali. È la "livella" come la chiamava il nostro Principe Antonio de Curtis, in arte Totò.

E invece no. Pare che, nel caso in questione, l'Italia abbia scoperto anche il tremendo primato di ospitare gente che pretende di contendere l'uguaglianza alla morte. Come è potuto accadere? Semplice. Complice una stampa e un universo di spettacolo digitale, dalla tv al famoso social network, che non dice e, tantomeno, rivela nulla della realtà, ci sono degli italiani che si sono fatti trascinare all'assalto di un funerale, a sputare e a tirar calci a una bara. Italiani che hanno chiamato questa infamia: giustizia. Guardate le loro facce livide. Sono lì. Su tutti i giornali. E dai giornali, quasi benedette, urlano la loro furia cieca e folle. Che pena.

Priebke, funerali ad Albano Laziale: protestano sindaco e cittadiniChe pena vedere scene di violenze intorno a un cadavere. E che ulteriore infamia leggere di queste cose sui giornali senza udire nessuna voce che si alzi per condannare con parole inequivocabili l'assalto a un funerale, l'infierire su un morto, i calci e gli sputi a una bara.

Chiaro che fucilare 335 civili in rappresaglia di 33 militari vittime di un attentato partigiano fu atto mostruoso. Ma è trascorso quasi un secolo da quei fatti. Che senso ha rinfocolare la memoria e prendersela con il cadavere di un criminale di guerra che fu, e che con la sua morte non c'è più? Come è potuto accadere che autorità, intellettuali, giornali, abbiano messo addirittura in discussione la legittimità della sepoltura di un uomo?

Scontri tra militanti di destra e i cittadini in protesta davanti al convento dove si trova la salma di PriebkeChe pena queste personalità di Stato, di cultura, di giornalismo collettivo, di Chiesa cattolica, di comunità ebraica, che hanno offerto il destro alla disumanità di quella plebe vuota che per una sera ha trasformato Albano nel girone più melmoso dell'inferno dantesco, là dove non meriterebbe di apparire neppure «quella sozza e scapigliata fante/ che là si graffia con l'unghie merdose».

Da quanto tempo i popoli rendono sepoltura ai morti, amici o nemici che siano? L'Aiace e l'Antigone di Sofocle, tragedie ben riflessive sul tema della liceità morale di lasciare insepolto il cadavere dì un nemico ucciso, furono rappresentate tra i greci già cinque secoli prima di Cristo. Esiste un limite anche per l'odio. Spingere la vendetta fino all'insepoltura del nemico non è onorare le vittime del nemico. Né tantomeno la giustizia. «Non costituisce un affronto a quest'uomo – dice Ulisse del cadavere di Aiace – bensì alle leggi degli dèi». E con gli dei, cioè «con la misura con cui avrete giudicato sarete giudicati», se la vedranno gli istigatori e la plebe che hanno infierito sul cadavere di Priebke.

@LuigiAmicone
Categorie: Interni
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Sguardo del fariseo e sguardo di Gesù

Dal Vangelo secondo Luca cap 11

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle.

 «La sintesi migliore, quella che mi viene più da dentro e che sento più vera, è pro- prio questa: “Sono un peccatore al quale il Si- gnore ha guardato”. [...] Io sono uno che è guar- dato dal Signore» («Intervista a Papa Francesco», a cura di Antonio Spadaro, La Civiltà Cattolica, III/2013, p. 451)



martedì 15 ottobre 2013

Non riduciamo ad un invito farisaico ma curioso perché dentro una certezza.


Lc 11,37-41
Date in elemosina, ed ecco, per voi tutto sarà puro.


Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

Parola del Signore


 per noi il fattore di consistenza della vita è questa soddi- sfazione, per cui la certezza non è di uno che sa già tutto e poi, al limite, deve spiegarla agli al- tri, però in fondo per sé non si aspetta più nien- te, una certezza - diciamo - saccente, presuntuosa; no, la nostra è una certezza curiosa.

Giornata inizio anno 2013 

Si può stare davanti alla verità dopo averla conosciuta, curiosamente , con la lealtà  che ci aiuti a rivedere la nostra posizione di vista oppure in difesa di un qualcosa da difendere.
Ma noi siamo dentro la verità , siamo dentro la certezza che dobbiamo riconoscere,  non la possiamo dominare ed ingabbiare in schemi.

Allora una volta conosciuta
e riconosciuta c'è da alzare una manifestazione di esultanza! Il termine di questo percorso di riconoscimento, cioè la fede, è la Lode ed il ringraziamento.

lunedì 14 ottobre 2013

Oggi , ma oggi, invito ad un Rapporto !

Canto al Vangelo (Sal 94)
Alleluia, alleluia.
Oggi non indurite il vostro cuore, 
ma ascoltate la voce del Signore.
Alleluia.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:

«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. 

 Se il mio oggi è il rapporto con questa Presenza, allora il domani è la scoper- ta, la curiosità per come questa Presenza tor- nerà a manifestarsi di nuovo, a manifestare di nuovo la Sua vittoria.  

Giornata inizio Anno fraternità CL 2013


Se il mio oggi..

Un eterno istante dentro un istante eterno

Se il mio oggi così denso non passa è per un rapporto!

Dentro questa paura che svanisca questo istante di un ricordo bello di una vacanza bella è necessaria la memoria di questo rapporto in ogni istante oggi perché'oggi non diventi subito domani!

Perché non ci sia lo smarrimento di un vuoto, l'ingoio dentro il nulla e la paura

Tutto recupero dentro questo rapporto oggi!

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sabato 5 ottobre 2013

Incontro con i giovani dell'Umbria - Visita pastorale ad Assisi, 4 ottobre 2013



Anzi, la società in cui voi siete nati privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia - questi diritti individuali -, privilegia le relazioni che durano finché non sorgono difficoltà, e per questo a volte parla di rapporto di coppia, di famiglia e di matrimonio in modo superficiale ed equivoco

"Ma, Padre, io ho un figlio di 30 anni e non si sposa: non so cosa fare! Ha una bella fidanzata, ma non si decide". Ma, signora, non gli stiri più le camicie! E' così!


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venerdì 4 ottobre 2013

Incontro con le monache di clausura nella Basilica di Santa Chiara - Visita pastorale ad Assisi, 4 ottobre 2013

E questa è la vostra strada: non troppo spirituale! Quando sono troppo spirituali, io penso alla fondatrice dei monasteri della concorrenza vostra, Santa Teresa, per esempio. Quando a lei veniva una suora, oh, con queste cose… diceva alla cuoca: "dalle una bistecca!"

E la seconda cosa che volevo dirvi, brevemente, è la vita di comunità. Perdonate, sopportatevi, perché la vita di comunità non è facile.

Il diavolo approfitta di tutto per dividere! 

Curare l'amicizia tra voi, la vita di famiglia, l'amore tra voi. E che il monastero non sia un Purgatorio, che sia una famiglia.

Queste due cose volevo dirvi: la contemplazione sempre, sempre con Gesù; Gesù, Dio e Uomo. E la vita di comunità, sempre con un cuore grande

E il segno ne è la gioia


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Incontro con il Clero, persone di Vita Consacrata e Membri di Consigli Pastorali - Visita pastorale ad Assisi, 4 ottobre 2013

La Chiesa cresce, ma non è per fare proselitismo: no, no! La Chiesa non cresce per proselitismo. La Chiesa cresce per attrazione, l'attrazione della testimonianza che ognuno di noi da al Popolo di Dio

Ora, brevemente, vorrei sottolineare alcuni aspetti della vostra vita di Comunità.

1. La prima cosa è ascoltare la Parola di Dio.

Bisogna essere antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne che trasmettono! Si riceve e si trasmette

2. Il secondo aspetto è quello del camminare.
camminare con il nostro popolo, a volte davanti, a volte in mezzo e a volte dietro: davanti, per guidare la comunità; in mezzo, per incoraggiarla e sostenerla; dietro, per tenerla unita perché nessuno rimanga troppo, troppo indietro, per tenerla unita, e anche per un'altra ragione: perché il popolo ha "fiuto"! Ha fiuto nel trovare nuove vie per il cammino, ha il "sensus fidei", che dicono i teologi. 

ai novelli sposi, io do questo consiglio: "Litigate quanto volete. Se volano i piatti, lasciateli. Ma mai finire la giornata senza fare la pace! Mai!"

E se i matrimoni imparano a dire: "Ma, scusa, ero stanco", o soltanto un gestino: è questa la pace; e riprendere la vita il giorno dopo.

3. Dunque: ascoltare, camminare, e il terzo aspetto è quello missionario: annunciare fino alle periferie

in questa diocesi, ci sono bambini che non sanno farsi il Segno della Croce? Pensateci. Queste sono vere periferie esistenziali, dove Dio non c'è.

Ma sono anche persone, realtà umane di fatto emarginate, disprezzate. Sono persone che magari si trovano fisicamente vicine al "centro", ma spiritualmente sono lontane.

Non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni.



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Anche quel pane ha bisogno di essere ascoltato, perché Gesù è presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E qui è Gesù nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone

Ai bambini disabili e ammalati dell'Istituto Serafico - Visita pastorale ad Assisi, 4 ottobre 2013

VISITA PASTORALE AD ASSISI

INCONTRO CON I BAMBINI DISABILI E AMMALATI OSPITI DELL'ISTITUTO SERAFICO

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Assisi
Venerdì, 4 ottobre 2013

Video

 

Noi siamo fra le piaghe di Gesù, ha detto lei, signora. Ha anche detto che queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltate, di essere riconosciute. E mi viene in mente quando il Signore Gesù andava in cammino con quei due discepoli tristi. Il Signore Gesù, alla fine, ha fatto vedere le sue piaghe e loro hanno riconosciuto Lui. Poi il pane, dove Lui era lì. Il mio fratello Domenico mi diceva che qui si fa l'Adorazione. Anche quel pane ha bisogno di essere ascoltato, perché Gesù è presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E qui è Gesù nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Sull'altare adoriamo la Carne di Gesù; in loro troviamo le piaghe di Gesù. Gesù nascosto nell'Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe. Hanno bisogno di essere ascoltate! Forse non tanto sui giornali, come notizie; quello è un ascolto che dura uno, due, tre giorni, poi viene un altro, un altro… Devono essere ascoltate da quelli che si dicono cristiani. Il cristiano adora Gesù, il cristiano cerca Gesù, il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù. E oggi, tutti noi, qui, abbiamo la necessità di dire: "Queste piaghe devono essere ascoltate!". Ma c'è un'altra cosa che ci dà speranza. Gesù è presente nell'Eucaristia, qui è la Carne di Gesù; Gesù è presente fra voi, è la Carne di Gesù: sono le piaghe di Gesù in queste persone.

Ma è interessante: Gesù, quando è Risorto era bellissimo. Non aveva nel suo corpo dei lividi, le ferite… niente! Era più bello! Soltanto ha voluto conservare le piaghe e se le è portate in Cielo. Le piaghe di Gesù sono qui e sono in Cielo davanti al Padre. Noi curiamo le piaghe di Gesù qui e Lui, dal Cielo, ci mostra le sue piaghe e dice a tutti noi, a tutti noi: "Ti sto aspettando!". Così sia 

Il Signore vi benedica tutti. Che il suo amore scenda su di noi, cammini con noi; che Gesù ci dica che queste piaghe sono di Lui e ci aiuti a dare voce, perché noi cristiani le ascoltiamo.

  * * *

A seguire le altre parole che Papa Francesco aveva preparato per questa occasione e che ha consegnato dandole per lette:

Cari fratelli e sorelle

voglio iniziare la mia visita ad Assisi con voi, vi saluto tutti! Oggi è la festa di San Francesco, e io ho scelto, come Vescovo di Roma, di portare il suo nome. Ecco perché oggi sono qui: la mia visita è soprattutto un pellegrinaggio di amore, per pregare sulla tomba di un uomo che si è spogliato di se stesso e si è rivestito di Cristo e, sull'esempio di Cristo, ha amato tutti, specialmente i più poveri e abbandonati, ha amato con stupore e semplicità la creazione di Dio. Arrivando qui ad Assisi, alle porte della città, si trova questo Istituto, che si chiama proprio "Serafico", un soprannome di san Francesco. Lo fondò un grande francescano, il Beato Ludovico da Casoria. 

Ed è giusto partire da qui. San Francesco, nel suo Testamento, dice: «Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi: e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo» (FF, 110).  

La società purtroppo è inquinata dalla cultura dello "scarto", che è opposta alla cultura dell'accoglienza. E le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili. In questa Casa invece vedo in azione la cultura dell'accoglienza. Certo, anche qui non sarà tutto perfetto, ma si collabora insieme per la vita dignitosa di persone con gravi difficoltà. Grazie per questo segno di amore che ci offrite: questo è il segno della vera civiltà, umana e cristiana! Mettere al centro dell'attenzione sociale e politica le persone più svantaggiate! A volte invece le famiglie si trovano sole nel farsi carico di loro. Che cosa fare? Da questo luogo in cui si vede l'amore concreto, dico a tutti: moltiplichiamo le opere della cultura dell'accoglienza, opere anzitutto animate da un profondo amore cristiano, amore a Cristo Crocifisso, alla carne di Cristo, opere in cui si uniscano la professionalità, il lavoro qualificato e giustamente retribuito, con il volontariato, un tesoro prezioso. 

Servire con amore e con tenerezza le persone che hanno bisogno di tanto aiuto ci fa crescere in umanità, perché esse sono vere risorse di umanità. San Francesco era un giovane ricco, aveva ideali di gloria, ma Gesù, nella persona di quel lebbroso, gli ha parlato in silenzio, e lo ha cambiato, gli ha fatto capire ciò che vale veramente nella vita: non le ricchezze, la forza delle armi, la gloria terrena, ma l'umiltà, la misericordia, il perdono.  

Qui, cari fratelli e sorelle, voglio leggervi qualcosa di personale, una delle più belle lettere che ho ricevuto, un dono di amore di Gesù. Me l'ha scritta Nicolás, un ragazzo di 16 anni, disabile fin dalla nascita, che abita a Buenos Aires. Ve la leggo: «Caro Francesco: sono Nicolás ed ho 16 anni; siccome non posso scriverti io (perché ancora non parlo, né cammino), ho chiesto ai miei genitori di farlo al posto mio, perché loro sono le persone che mi conoscono di più. Ti voglio raccontare che quando avevo 6 anni, nel mio Collegio che si chiama Aedin, Padre Pablo mi ha dato la prima Comunione e quest'anno, in novembre, riceverò la Cresima, una cosa che mi dà molta gioia. Tutte le notti, da quando tu me l'hai chiesto, io domando al mio Angelo Custode, che si chiama Eusebio e che ha molta pazienza, di custodirti e di aiutarti. Stai sicuro che lo fa molto bene perché ha cura di me e mi accompagna tutti i giorni!! Ah! E quando non ho sonno… viene a giocare con me!! Mi piacerebbe molto venire a vederti e ricevere la tua benedizione e un bacio: solo questo!! Ti mando tanti saluti e continuo a chiedere ad Eusebio che abbia cura di te e ti dia forza. Baci. NICO». 

In questa lettera, nel cuore di questo ragazzo c'è la bellezza, l'amore, la poesia di Dio. Dio che si rivela a chi ha il cuore semplice, ai piccoli, agli umili, a chi noi spesso consideriamo ultimi, anche a voi, cari amici: quel ragazzo quando non riesce ad addormentarsi gioca con il suo Angelo Custode; è Dio che scende a giocare con lui. 

Nella Cappella di questo Istituto, il Vescovo ha voluto che ci sia l'adorazione eucaristica permanente: lo stesso Gesù che adoriamo nel Sacramento, lo incontriamo nel fratello più fragile, dal quale impariamo, senza barriere e complicazioni, che Dio ci ama con la semplicità del cuore.  

Grazie a tutti di questo incontro. Vi porto con me, nell'affetto e nella preghiera. Ma anche voi pregate per me! Il Signore vi benedica e la Madonna e san Francesco vi proteggano. 

* * *

Dopo avere lasciato la cappella il Santo Padre, affacciandosi ad una finestra, ha rivolto le seguenti parole alle persone presenti all'esterno dell'edificio: 

Buongiorno! Vi saluto. Grazie tante per tutto questo. E pregate per tutti i bambini, i ragazzi, le persone che sono qui, per tutti quelli che lavorano qui. Per loro! Tanto bello! Che il Signore vi benedica! Pregate anche per me! Ma sempre! Pregate a favore, non contro! Il Signore vi benedica.

 



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mercoledì 2 ottobre 2013

Berlusconi, Letta, Napolitano, il Pd e la crisi di governo | Tempi.it

Berlusconi, Letta, Napolitano, il Pd. L'irresponsabilità ha molte madri. E la catastrofe non è automatica

berlusconi-lettera-copertina-tempiAnticipiamo l'editoriale che apparirà nel numero di Tempi in edicola da domani, giovedì 3 ottobre.

Alla vigilia del dibattito parlamentare richiesto da Enrico Letta e suggerito dal presidente Giorgio Napolitano, riceviamo una lunga e bella lettera di Silvio Berlusconi. La pubblichiamo volentieri e senza commento. Si commenta da sé, per la mole di ragioni e di evidenze che porta. Detto ciò, a giornale non ancora in stampa (serata di martedì 1 ottobre, per cui non siamo ovviamente nelle condizioni di registrare quanto emergerà in Parlamento), dopo la decisione maturata da Berlusconi di «porre un termine al governo» non ci sfugge la posta in gioco. E non ci sfugge nemmeno il fatto – ecco l'osservazione che facciamo alla lettera del leader Pdl – che Berlusconi non ha scelto la via della crisi a causa del "ricatto" di Letta sull'Iva, bensì a causa della sua condanna definitiva e a causa della condotta poco avveduta del Pd, suo alleato di governo, deciso ad affrettare i tempi della decadenza da senatore del suo avversario storico e ad accompagnarlo alla porta del parlamento come epilogo di un qualsiasi «caso personale».

Dunque, tanto può sembrare irresponsabile far cadere un esecutivo nato come ancora di salvezza per l'Italia. Tanto è irresponsabile che, mentre sventola la bandiera della salvezza nazionale e si sta al governo con lui, si faccia di tutto – a fronte dei suoi problemi giudiziari ben noti a tutti gli attori politici e istituzionali fin dalla nascita delle "larghe intese" – per spingere Berlusconi a rovesciare il tavolo. A parte il diritto alla difesa che gli è stato negato in sede parlamentare (diritto sostenuto perfino dal non sospetto Luciano Violante, il quale, in risposta, ha ricevuto insulti e aggressioni anche dall'interno del Pd), su tutto svetta la questione della retroattività della legge Severino. Tutti abbiamo potuto leggere sui giornali i pareri di illustri costituzionalisti, di destra e di sinistra (Capotosti, Onida, Ainis, Zanon, solo per citarne alcuni), che hanno espresso stessi dubbi e stesso consiglio: si può e si deve chiedere chiarimenti alla Corte costituzionale. A Berlusconi non è stato concesso neanche questo. In nome di che? Della responsabilità nazionale? Suvvia, non siamo ipocriti. Infine, il presidente della Repubblica ha richiamato l'urgenza di un'amnistia giusto il giorno in cui Berlusconi ha rovesciato il tavolo.

Tutto ciò per dire che l'"irresponsabilità" ha molte madri e nemmeno Enrico Letta ne è esente. Dopo di che, non ce n'è una sola, delle circostanze drammatiche che attanagliano l'Italia, che non gridi "pace" e non "vendetta", "responsabilità" e non "muoia Sansone". Che fare? Di certo non c'è nulla di automatico. Né le elezioni (tanto più con questa legge elettorale) né un governo rabberciato col voto di fiducia di transfughi rappresentano di per sé soluzioni. Perciò, vada come vada, tutto in democrazia si può fare. Purché, trovandoci al dunque di scelte decisive per il futuro di un popolo, ci si faccia – come si diceva una volta – un bel segno di croce e ci si metta una mano sulla coscienza. Usiamo questa libertà di non arrenderci agli automatismi che portano alla catastrofe. Ed evitiamoci, per favore, lo spettacolo clericale e inutile delle rampogne e dei mea culpa col petto degli altri.

@LuigiAmicone


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