lunedì 23 novembre 2009

i laici partecipi della regalità di Cristo

Il cardinale Tarcisio Bertone ad Assisi
I laici partecipi della regalità di Cristo

Si è arricchita di diversi significati la celebrazione presieduta, domenica 22 novembre ad Assisi dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, nel decimo anniversario della riapertura al culto della basilica papale di San Francesco. Innanzitutto il ricordo di quel tragico terremoto del 1997 a causa del quale la basilica venne gravemente danneggiata. Quindi la poderosa opera di ricostruzione, in virtù della quale nel giro di poco meno di due anni, è stato restituito al culto un gioiello di architettura sacra. Infine la celebrazione della regalità di Cristo alla quale i laici, in forza del battesimo, sono chiamati a partecipare e a testimoniare nella vicinanza ai più poveri e agli emarginati. Motivi che il cardinale Bertone ha riassunto nella sua omelia. Dopo aver infatti salutato i presenti - dal custode del sacro Convento, padre Giuseppe Piemontese, e all'intera comunità dei Frati minori conventuali, al Legato Pontificio cardinale Attilio Nicora, al neo-eletto presidente della Conferenza episcopale umbra monsignor Vincenzo Paglia, all'arcivescovo-vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, e ad altre autorità religiose e civili - il cardinale ha preso lo spunto dalle letture dell'ultima domenica dell'Anno liturgico, e si è soffermato sulla regalità di Cristo, la quale, "trasmessa a noi attraverso la Croce, continua a manifestarsi al mondo di oggi mediante la comunità dei redenti". I laici, ha ricordato il porporato, proprio per questo loro identificarsi in Cristo, come insegna il concilio Vaticano ii, "sono chiamati ad operare per la promozione della persona umana, per animare di spirito evangelico le realtà temporali, e dare così testimonianza concreta che Cristo Re è liberatore e salvatore di tutto l'uomo e di tutti gli uomini". "Servire - ha concluso - è regnare, recita un'antica e sintetica formula usata per l'insegnamento catechistico. Cristo Re ha regnato sul legno della croce, dopo aver dato l'esempio ai discepoli con il gesto della lavanda dei piedi; san Francesco ha regnato amando sorella povertà, rivestito del solo saio ed animato da un sincero amore per il suo Signore e per i poveri", dunque anche "noi, cari fratelli e sorelle" "continuiamo il nostro cammino di fede per condividere, al di là della morte, la stessa corona di gloria". Successivamente il cardinale ha unito la sua voce al "grido di sofferenza" del vescovo Sorrentino per la situazione dei lavoratori della ditta Merloni, che rischiano il licenziamento. Rivolgendo parole di solidarietà a una loro rappresentanza, in basilica per partecipare alla messa, il cardinale ha chiesto ai responsabili un impeto di intelligenza creativa per affrontare con coraggio una situazione tanto grave e una povertà che si radica sempre di più tra le popolazioni. Propri0 in considerazione di queste sfide, il porporato, incontrando, al termine della messa, un gruppo di giornalisti, ha rinnovato ai politici italiani lo stesso appello che qualche giorno fa il cardinale Bagnasco aveva rilanciato a conclusione dell'assemblea della Conferenza episcopale italiana. In questo momento di crisi, ha detto in sostanza il segretario di Stato, è necessario l'impegno di tutti per affrontare le emergenze sociali create dai gravi problemi economici e sociali che affliggono il Paese. Tra le emergenze il cardinale ha anche ricordato quelle legate ai disastri naturali che hanno colpito di recente il Paese, in particolare l'Abruzzo. A proposito della situazione nelle zone terremotate di questa regione, egli ha ricordato le tante promesse fatte, anche da capi di Stato e di Governo, durante i lavori del g8 a Coppito, e anche successivamente nel corso di alcuni incontri in Vaticano. Promesse, ha detto, che ancora aspettano di divenire realtà. Molte di quelle promesse si riferivano alla ricostruzione delle chiese andate completamente distrutte.
(©L'Osservatore Romano - 23-24 novembre 2009)
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