mercoledì 28 novembre 2012

è necessaria e urgente l’opera educativa delle comunità cristiane affinché solleciti tutti alla partecipazione attiva e responsabile a questi appuntamenti elettorali

Il cardinale Scola ed il consiglio diocesano ci offrono criteri per le prossime elezioni !

«Dalla politica risposte all'altezza della situazione al servizio del bene comune»

Published: novembre 27, 2012

All'avvio di una lunga campagna elettorale che culminerà con le elezioni del Consiglio Regionale Lombardo e del Parlamento della Repubblica italiana, il Consiglio Episcopale della Diocesi di Milano offre alcune indicazioni per vivere questo tempo con responsabilità.

1. Come spiega Papa Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in Veritate, «la Chiesa non pretende minimamente d'intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell'uomo, della sua dignità, della sua vocazione» (n. 9).

Di fronte alla tentazione molto diffusa del disimpegno e del disinteresse sui temi del bene comune e delle scelte che lo realizzano e governano, è necessaria e urgente l'opera educativa delle comunità cristiane affinché solleciti tutti alla partecipazione attiva e responsabile a questi appuntamenti elettorali attraverso: un'adeguata informazione su programmi e candidati, l'esercizio del proprio voto, l'impegno attivo di un numero sempre maggiore di laici cristiani nell'attività amministrativa e politica.

A nessuno deve sfuggire l'importanza dell'esercizio del diritto-dovere del voto responsabilmente espresso: con esso si concorre a determinare l'indirizzo politico del proprio Stato e della propria realtà locale. Per questo motivo il Consiglio Episcopale si augura che il confronto tra le parti sia sereno e leale, si svolga su programmi ben articolati, in modo che gli elettori siano messi nella condizione di compiere la scelta che giudicano più valida.

2. In un momento in cui il perdurare della crisi economica sta generando paure e insicurezze che rendono più fragile il legame tra i cittadini, occorre che la politica sappia elaborare risposte all'altezza della situazione, capaci non soltanto di farci uscire dal periodo di difficoltà, ma di migliorarci.

Un clima di fiducia sarà realizzabile se insieme si lavorerà per salvaguardare dall'erosione dell'individualismo le questioni etiche rilevanti, promuovendo i valori ispirati alla retta ragione e al Vangelo. Per questo i cattolici faranno riferimento ai principi irrinunciabili dell'insegnamento del Magistero della Chiesa sulla famiglia, aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sul rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale, sulla libertà religiosa, sul diritto alla libertà di educazione dei genitori per i propri figli, sulla tutela sociale dei minori e delle vittime delle moderne forme di schiavitù, sullo sviluppo di un'economia che sia al servizio della persona e del bene comune, sulla giustizia sociale, sul ruolo da riconoscere ai principi di solidarietà e di sussidiarietà, sulla pace come valore supremo a cui tendere.

Su ognuno di questi punti sarà importante lavorare per costruire un consenso il più possibile condiviso e diffuso. Tutti i candidati, a maggior ragione i cattolici, si impegnino per ridare fiducia al Paese e ai suoi abitanti, presentando programmi e proposte realmente tese a costruire il bene comune: non prevalga la tentazione del disfattismo. Dai cattolici in particolare ci si attende l'impegno per rafforzare la credibilità di un impegno speso al servizio della politica: siano esemplari per rigore morale, attenzione alla gente, spirito di servizio, professionalità, capacità non solo di rifiutare ogni forma di corruzione ma anche di anteporre il bene comune ai propri anche legittimi interessi di parte.

3. Per evitare strumentalizzazioni il Consiglio Episcopale ricorda a tutti le disposizioni diocesane più volte ribadite in base alle quali le parrocchie, le scuole cattoliche e di ispirazione cristiana, le associazioni e i movimenti ecclesiali, non devono mettere sedi e strutture a disposizione delle iniziative di singoli partiti o formazioni politiche, e invita anche i consacrati ad attenersi a tali indicazioni. Si vigili per evitare che le attività pastorali vengano strumentalizzate a fini elettorali: durante questo periodo, è prudente non programmare iniziative che coinvolgano persone candidate o già impegnate a livello politico.

Sulla base di quanto stabilito nei direttori diocesani, gli appartenenti a organismi ecclesiali, a maggior ragione se occupano cariche di rilievo, qualora intendano mettersi a disposizione del bene comune candidandosi alle elezioni sono da considerarsi sospesi dai predetti organismi e lasceranno il proprio incarico in caso di elezione avvenuta. Ogni persona che riveste e mantiene compiti o ruoli di responsabilità nelle istituzioni e negli organismi ecclesiali è invitata ad astenersi rigorosamente da ogni coinvolgimento elettorale con qualsiasi schieramento politico.

In particolare, sulla base dei criteri stabiliti nella normativa canonica e offerti nei ripetuti interventi dell'episcopato italiano, ai presbiteri è richiesta l'astensione da qualsiasi forma di propaganda elettorale e di attività nei partiti e movimenti politici. Analoghi criteri prudenziali sono offerti all'attenta valutazione di diaconi e consacrati.



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martedì 20 novembre 2012

Utili criteri per capire qualcosa nell'orientare la proposta di centrodestra in Lombardia

LOMBARDIA/ Lupi (Pdl): Maroni o Albertini? Decideranno le le primarie

LOMBARDIA/ Lupi (Pdl): Maroni o Albertini? Decideranno le le primarie
LOMBARDIA/ Lupi (Pdl): Maroni o Albertini? Decideranno le le primarie

Maurizio Lupi

lunedì 19 novembre 2012

E' opinione comune che il Pdl abbia disperatamente bisogno della Lega. Per tornare ad avere qualche chance di vittoria in Lombardia e per condizionare i lavori del prossimo Parlamento. Ma la Lega, in Regione, ha già il suo candidato, Maroni. Albertini, dal canto suo, afferma da tempo che, se dovesse partecipare a primarie di coalizione, dovrebbe farlo in quanto espressione del Pdl. A quel punto, l'ipotesi di prendere i voti della società civile risulterebbe indebolita. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi.  

L'impressione è che Alfano stia prendendo tempo, per trovare un modo elegante di incoronare Maroni candidato del centrodestra

L'unico obiettivo è quello di non ripetere l'errore fatto in Sicilia, quando l'area dei moderati, che è maggioranza, è stata divisa. In Lombardia, se il Pdl corresse con un candidato e la Lega con un altro, saremmo destinati alla sconfitta. Dovremo fare di tutto, quindi, per salvaguardare l'unità. Non vedo che convenienza potrebbe esserci nel prendere tempo per trovare il modo di candidare Maroni.

Se alla Lega voi non regalate la Lombardia, poi la Lega non sia allea con voi alle politiche

Se fosse questa la ragione, i cittadini punirebbero entrambi i partiti. Non si può scegliere un candidato in base, esclusivamente, a ragionamenti aritmetici. 

Sta di fatto che la Lega non sembra intenzionata a candidare qualcuno che non sia Maroni

Anzitutto, noi rivendichiamo con forza il fatto che alla guida della coalizione debba esserci un candidato del Pdl, senza per questo dimenticare che i successi di questi anni di governo sono anche frutto del contributo della Lega. Detto questo, continueremo a lavorare affinché si determinino le condizioni per individuare una candidatura unitaria.

Quindi?

Credo che le primarie di coalizione in cui Albertini, sostenuto dal Pdl e della società si confronti con la Lega siano la strada migliore. Del resto, è lo stato lo stesso Maroni a invocarle. 

Albertini, finora ha detto che, nell'eventualità di primarie di coalizione, non si candiderebbe

Il suo ragionamento è corretto: afferma che la somma dei due partiti non può essere ritenuta sufficiente e che occorre tornare a interloquire con la società civile. La quale sarebbe espressa da una lista civica che lo appoggerebbe. Sono convinto che tale dialogo con la società rappresenti un valore aggiunto e non vedo perché dovrebbe inficiare la possibilità di una competizione per individuare un candidato unitario. D'altro canto, a sinistra, le primarie si faranno; e vi parteciperà Ambrosoli, ritenuto proprio espressione della società civile. Non per questo, i partiti spariranno dalla scena.

Sono in molti a invocare la cosiddetta società civile proprio per archiviare i partiti



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lunedì 19 novembre 2012

Come ripartire da questa crisi globale umana e del mondo?
Bisogna recuperare ciò che è accaduto all'inizio della nostra civiltà .
È il rapporto con l'origine, il rapporto con ciò che ci ha lanciato, fatto vivere.
Con quel fatto che ci ha mosso e spalancato la ragione e la libertà , che ci ha indicato un cammino, una salvezza , una promessa.
Bisogna mendicare questo rapporto considerando quanto ne abbiamo bisogno , quanto ne siamo dipendenti!
La vera lotta possibile è contro ogni borghesismo soffocante, conformismo opprimente.
Gridare, gridare , gridare!

USA, CINA, CRISI ECONOMICA…. E GESU' REDENTORE DELL'UOMO

Mentre gli americani votavano il loro debito pubblico schizzava verso i 16,2 trilioni di dollari, che – sommato al debito degli stati e degli enti locali e all'esposizione del governo federale verso Fannie Mae e Freddie Mac – raggiunge il 140 per cento del Pil.

Se si considera che il 21 gennaio 2009, quando Obama ha assunto la presidenza, il debito era a 10,6 trilioni e che, quindi, in quattro anni lo ha aumentato di 5,4 trilioni (cioè del 50 per cento), inquietano le parole con cui egli ha inaugurato il nuovo mandato: "il meglio deve ancora venire".

In effetti dal 1° gennaio 2013 c'è il rischio Fiscal Cliff, il "burrone fiscale" e la possibilità di una recessione che darebbe la mazzata finale all'economia occidentale.

Ma i media italiani si sono entusiasmati per quella frase di Obama sul "meglio" come se prospettasse la Terra promessa.

I giornali hanno dedicato decine di pagine alle elezioni Usa, mentre è passato quasi inosservato il XVIII Congresso del Partito comunista cinese.

Si dà il caso però che proprio la Cina si annuncia come nuova superpotenza mondiale. Basti pensare che è la prima fra i detentori stranieri del debito americano (1,2 trilioni di dollari).

Significa che oggi gli americani vivono indebitandosi con la Cina e probabilmente che la Cina potrebbe terremotare l'economia americana quando vuole.

Del resto la Cina, che ha un tasso di crescita quest'anno del 7,5 per cento e detiene le maggiori riserve valutarie del mondo, pare che detenga circa il 10 per cento del debito dell'eurozona (e sia il primo detentore straniero di titoli italiani).

Quindi capire chi è il "nuovo imperatore" uscito dalle lotte di fazione del Pc cinese è importante almeno quanto le elezioni presidenziali americane: Xi Jinping governa la più grande superpotenza demografica del pianeta (1 miliardo e 300 milioni di persone), la seconda economia mondiale e una forza militare che sta al terzo posto.

Questo Congresso del Pcc si trovava davanti a un bivio. Alla sua vigilia il dissidente cinese Wei Jingsheng  sulla "Sueddeutsche Zeitung" ha descritto così la situazione:

"L'economia cinese di mercato libero-a-metà è già giunta ad uno sviluppo che non è sostenibile. O essa cambia in una piena economia di mercato o rimarrà un'economia di capitalismo di Stato. In una situazione di mercato pieno, l'economia potrebbe continuare a svilupparsi in modo tranquillo. In questo scenario, l'ulteriore liberalizzazione dell'economia porterebbe alla caduta della dittatura del partito unico".

Ma c'è un'altra via.

"L'altra opzione" spiega Wei "è di espandere la cosiddetta economia di proprietà dello Stato [il capitalismo di Stato - ndr], che è di fatto un'economia di cui è proprietario il Partito comunista. Questo secondo scenario coincide in modo esatto con quanto il regime comunista ha fatto nell'ultimo decennio. Ed esso porterà all'inevitabile declino dell'economia".

Il Partito comunista, spiega padre Bernardo Cervellera, direttore di Asianews "controlla il 50 per cento dell'economia e gli oligarchi del partito in pratica sono dei ricchi magnati di una mega holding. Questa holding-partito ha tutta una serie di privilegi e monopoli rispetto agli imprenditori privati. Da qui vengono caste intoccabili, enormi diseguaglianze, esplosive ingiustizie e un insopportabile livello di spreco e corruzione".

In effetti lo stesso governo ha riconosciuto che nel solo 2010 sono stati denunciati 640 mila casi di corruzione ("anche se" osserva Cervellera "sono seguiti solo 24 mila processi, senza parlare delle poche condanne").

Wei aggiunge: "Il coefficiente Gini per la Cina ha già superato il livello 0.4 di allarme internazionale per pericolosi livelli di disuguaglianze. Oltre a ciò dalla base sta crescendo e sta per scoppiare una rivoluzione".

Negli ultimi due millenni del resto in Cina i rovesciamenti dinastici sono sempre avvenuti per i gravi squilibri sociali. In effetti i segni di questa esplosione già ci sono.

"Scioperi e rivolte" dice Cervellera "sono all'ordine del giorno: se ne contano almeno 200 mila ogni anno. Per ora non hanno potuto coagularsi per la repressione poliziesca del regime, ma il malcontento dilaga, fra la gente a anche fra gli investitori".

Fatte queste premesse diventa importante capire chi ha prevalso al Congresso. Dice Cervellera: "Il numero 1 e il numero 2 che sono stati eletti, cioè Xi Jinping, nuovo segretario generale del Pcc e Li Keqiang, erano noti come riformatori, ma da quando sono stati designati hanno 'dimenticato' le idee precedenti".

Fra l'altro Cervellera definisce questi nuovi timonieri come vittime e dittatori del Partito perché la famiglia di Xi Jinping, che faceva parte della fazione del Pcc combattuta da Mao durante la "rivoluzione culturale", subì pesanti violenze e Yu Zhengsheng in quegli anni "ha visto morire sei membri della sua famiglia". Li Keqiang poi era fra gli studenti che manifestavano prima del massacro di Piazza Tien an men.

Hanno studiato all'estero e sanno benissimo cosa sarebbe necessario fare. Ma – dice Cervellera – "sono stati portati al potere dai conservatori del partito, in primis dal vecchio Jiang Zemin, e devono difendere questa oligarchia che porterà l'economia cinese al collasso. Il potere li ha omologati e cooptati e loro garantiranno gli enormi interessi di quella casta di dittatori".

Dunque non c'è da aspettarsi un'apertura? E' un sogno immaginare che nel 2013, a 1700 anni esatti dall'Editto di Costantino, possa emergere a Pechino un imperatore che dia libertà?

Cervellera ne dubita: "ci vorranno almeno dieci anni. Deve cambiare ancora una generazione per arrivare ai fisiologici 70 anni che hanno visto crollare anche l'Urss.  Nei prossimi dieci anni la Cina diventerà la prima economia mondiale, spodestando gli Stati Uniti, o esploderà in una guerra civile".

Di certo i germi della libertà già dilagano. Al punto che pure il vecchio leader Hu Jintao ha recentemente avvertito che il Partito si è allontanato dal popolo, che dilaga la corruzione e si rischia il crollo.

Alla vigilia del Congresso anche Hu Deping, il figlio del vecchio riformista Hu Yaobang, "ha chiesto che il Partito dia maggiore attenzione ai diritti umani, una maggiore liberalizzazione dell'economia per dare fiato ai privati, l'indipendenza del potere giudiziario. Non passa mese" aggiunge Cervellera "che qualche think tank del Partito non metta in guardia dall'essere sordi alle richieste della popolazione, o chieda di ridurre l'abisso fra ricchi e poveri e fare riforme politiche. Ma per tutto questo occorre ridurre gli interessi dell'oligarchia e mettere in crisi il monopolio del potere del Partito".

Proprio Asianews ha tradotto in Italia lo straordinario saggio di Liu Peng, membro dell'Accademia delle scienza sociali di Pechino.

Egli afferma che il Partito non ha più alcun credito popolare e che – per evitare l'implosione – occorrono nuovi fattori di coesione: per questo propone il riconoscimento delle libertà religiose, la liberalizzazione dell'economia e l'affrancamento dello Stato dal controllo del Partito.

Del resto la Cina, nei decenni scorsi, ha potuto conquistare enormi fette di mercato perché non aveva i costi dello stato sociale e di livelli di benessere e civiltà che ha l'Occidente.

Ma il sapere, la tecnica e la scienza che sostengono questo suo boom sono tutti occidentali. Così pure i valori della libertà e della dignità umana che non rispetta.

Dunque come può andare avanti?

Nel 2002 l'Accademia delle scienze sociali di Pechino studiò la causa di questa superiorità dell'Occidente, sul piano della civiltà, del sapere, della scienza e della tecnica.

E arrivò alla conclusione che tale causa è "la vostra religione, il cristianesimo. Questa è la ragione per cui l'Occidente è stato così potente".

Oggi l'Occidente ha rinnegato quella sorgente di civiltà e perciò declina. A Oriente come a Occidente quelle sono le radici della costruzione della civiltà.

 

Antonio Socci

da "Libero" 18 novembre 2012

Per commenti vedi Facebook: "Antonio Socci pagina ufficiale"

 

 



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venerdì 16 novembre 2012

Tutto, ogni istante per Lui

Il ciellino Negri scrive a Ferrara. L'egemonia, la fede "in faccia al mondo" e il popolo dalla vita lieta

Sabato sul Foglio è stato pubblicato un articolo di Paolo Rodari intitolato "I penitenti. Don Julián Carrón porta Comunione e liberazione nel deserto. Nella chiesa, dopo tanta politica, s'apre la stagione dello Spirito" (lo potete leggere qui), accompagnato da una "noterella sui movimenti e la loro scelta religiosa" del direttore Giuliano Ferrara. A proposito di quell'articolo (e di un altro apparso sul Corriere della Sera) su tempi.it ha già scritto il nostro Rodolfo Casadei.

MA QUALE EGEMONIA. Oggi, ancora sul Foglio, è stata pubblicata una lettera di monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, intitolata "Ma quale egemonia, Cl continuerà a vivere la fede 'in faccia al mondo'". Nella sua missiva, il vescovo contesta la lettura del direttore del Foglio secondo cui il movimento di Comunione e liberazione si stia allontanando dalla politica per immergersi nella "vita dello spirito". Scrive Negri: «Non c'è un'immagine più lontana dalla sensibilità e dalla cultura di monsignor Giussani che questa. Egli, attraverso il suo carisma, ha precisamente fatto emergere dalla grande tradizione ecclesiastica ambrosiana un avvenimento di popolo, di popolo cristiano, caratterizzato da una fede ecclesiale e dal desiderio di comunicare questa stessa fede agli uomini, dentro le vicende concrete e quotidiane della società. Questo il messaggio della sua ultima intervista al Corriere della Sera, pochi mesi prima di morire: "Vivete coraggiosamente la fede in faccia al mondo"».

IL PROTAGONISTA DELLA STORIA. Giussani, racconta Negri, non riduceva mai il cristianesimo «a uno spiritualismo individualistico, pietistico e moralista» e non lo intendeva come «un'esperienza aristocratica, intellettualistica e moralistica». Per il fondatore del movimento, invece, cita Negri, «il protagonista della storia è il popolo cristiano: quel popolo che "mangia e beve, veglia e dorme, vive e muore non più per se stesso, ma per Lui, che è morto e risorto per noi"».

GLI ESEMPI NEL MONDO. Il vescovo ci tiene anche a confutare un ulteriore passaggio del ragionamento del direttore del Foglio in merito a una nuova presunta arrendevolezza di fronte al mainstream mondano. «La storia della vita di Comunione e Liberazione è la storia di una realtà ecclesiale: con grandi e quotidiani esempi di quella che il concilio ha chiamato "la santità comune del popolo di Dio", e io ho visto e vedo tantissime testimonianze in questo senso. Ma è certamente anche la storia dei limiti e degli errori, che accompagnano inevitabilmente ogni esperienza umana».

NON CRIMINALIZZARE. Infine, conclude Negri, «nessuno ha comunque il diritto di leggere in modo esclusivamente negativo la storia di Cl. Lo dico per le centinaia e centinaia di migliaia di persone che si sono aiutate a vivere di fede, che hanno vissuto la loro testimonianza negli ambienti: la loro è stata ed è una vita buona, sacrificata e lieta». «A nessuno concedo il diritto di criminalizzare questa storia di cui mi sento orgogliosamente partecipe, oggi più che all'inizio. Con tutta la mia amicizia e con un augurio sincero che tu non cessi la tua grande battaglia per la libertà e la ragione, in questa società così triste e avvilita».


Categorie: Chiesa
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giovedì 15 novembre 2012

Udienza Generale, 14 novembre 2012, Benedetto XVI

Udienza Generale, 14 novembre 2012, Benedetto XVI

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 14 novembre 2012

[Video]

 

L'Anno della fede. Le vie che portano alla conoscenza di Dio

Cari fratelli e sorelle,

mercoledì scorso abbiamo riflettuto sul desiderio di Dio che l'essere umano porta nel profondo di se stesso. Oggi vorrei continuare ad approfondire questo aspetto meditando brevemente con voi su alcune vie per arrivare alla conoscenza di Dio. Vorrei ricordare, però, che l'iniziativa di Dio precede sempre ogni iniziativa dell'uomo e, anche nel cammino verso di Lui, è Lui per primo che ci illumina, ci orienta e ci guida, rispettando sempre la nostra libertà. Ed è sempre Lui che ci fa entrare nella sua intimità, rivelandosi e donandoci la grazia per poter accogliere questa rivelazione nella fede. Non dimentichiamo mai l'esperienza di sant'Agostino: non siamo noi a possedere la Verità dopo averla cercata, ma è la Verità che ci cerca e ci possiede.

Tuttavia ci sono delle vie che possono aprire il cuore dell'uomo alla conoscenza di Dio, ci sono dei segni che conducono verso Dio. Certo, spesso rischiamo di essere abbagliati dai luccichii della mondanità, che ci rendono meno capaci di percorrere tali vie o di leggere tali segni. Dio, però, non si stanca di cercarci, è fedele all'uomo che ha creato e redento, rimane vicino alla nostra vita, perché ci ama. E' questa una certezza che ci deve accompagnare ogni giorno, anche se certe mentalità diffuse rendono più difficile alla Chiesa e al cristiano comunicare la gioia del Vangelo ad ogni creatura e condurre tutti all'incontro con Gesù, unico Salvatore del mondo. Questa, però, è la nostra missione, è la missione della Chiesa e ogni credente deve viverla gioiosamente, sentendola come propria, attraverso un'esistenza animata veramente dalla fede, segnata dalla carità, dal servizio a Dio e agli altri, e capace di irradiare speranza. Questa missione splende soprattutto nella santità a cui tutti siamo chiamati.

Oggi - lo sappiamo – non mancano le difficoltà e le prove per la fede, spesso poco compresa, contestata, rifiutata. San Pietro diceva ai suoi cristiani: «Siate sempre pronti a rispondere, ma con dolcezza e rispetto, a chiunque vi chiede conto della speranza che è nei vostri cuori» (1 Pt 3,15). Nel passato, in Occidente, in una società ritenuta cristiana, la fede era l'ambiente in cui si muoveva; il riferimento e l'adesione a Dio erano, per la maggioranza della gente, parte della vita quotidiana. Piuttosto era colui che non credeva a dover giustificare la propria incredulità. Nel nostro mondo, la situazione è cambiata e sempre di più il credente deve essere capace di dare ragione della sua fede. Il beato Giovanni Paolo II, nell'Enciclica Fides et ratio, sottolineava come la fede sia messa alla prova anche nell'epoca contemporanea, attraversata da forme sottili e capziose di ateismo teorico e pratico (cfr nn. 46-47). Dall'Illuminismo in poi, la critica alla religione si è intensificata; la storia è stata segnata anche dalla presenza di sistemi atei, nei quali Dio era considerato una mera proiezione dell'animo umano, un'illusione e il prodotto di una società già falsata da tante alienazioni. Il secolo scorso poi ha conosciuto un forte processo di secolarismo, all'insegna dell'autonomia assoluta dell'uomo, considerato come misura e artefice della realtà, ma impoverito del suo essere creatura «a immagine e somiglianza di Dio». Nei nostri tempi si è verificato un fenomeno particolarmente pericoloso per la fede: c'è infatti una forma di ateismo che definiamo, appunto, «pratico», nel quale non si negano le verità della fede o i riti religiosi, ma semplicemente si ritengono irrilevanti per l'esistenza quotidiana, staccati dalla vita, inutili. Spesso, allora, si crede in Dio in modo superficiale, e si vive «come se Dio non esistesse» (etsi Deus non daretur). Alla fine, però, questo modo di vivere risulta ancora più distruttivo, perché porta all'indifferenza verso la fede e verso la questione di Dio.

In realtà, l'uomo, separato da Dio, è ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale, e proprio questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi che hanno avuto conseguenze tragiche nel secolo scorso, come pure della crisi di valori che vediamo nella realtà attuale. Oscurando il riferimento a Dio, si è oscurato anche l'orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo e ad una concezione ambigua della libertà, che invece di essere liberante finisce per legare l'uomo a degli idoli. Le tentazioni che Gesù ha affrontato nel deserto prima della sua missione pubblica, rappresentano bene quegli «idoli» che affascinano l'uomo, quando non va oltre se stesso. Se Dio perde la centralità, l'uomo perde il suo posto giusto, non trova più la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri. Non è tramontato ciò che la saggezza antica evoca con il mito di Prometeo: l'uomo pensa di poter diventare egli stesso «dio», padrone della vita e della morte.

Di fronte a questo quadro, la Chiesa, fedele al mandato di Cristo, non cessa mai di affermare la verità sull'uomo e sul suo destino. Il Concilio Vaticano II afferma sinteticamente così: «La ragione più alta della dignità dell'uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da Lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore» (Cost. Gaudium et spes, 19).

Quali risposte, allora è chiamata a dare la fede, con «dolcezza e rispetto», all'ateismo, allo scetticismo, all'indifferenza verso la dimensione verticale, affinché l'uomo del nostro tempo possa continuare ad interrogarsi sull'esistenza di Dio e a percorrere le vie che conducono a Lui? Vorrei accennare ad alcune vie, che derivano sia dalla riflessione naturale, sia dalla stessa forza della fede. Le vorrei molto sinteticamente riassumere in tre parole: il mondo, l'uomo, la fede.

La prima: il mondo. Sant'Agostino, che nella sua vita ha cercato lungamente la Verità ed è stato afferrato dalla Verità, ha una bellissima e celebre pagina, in cui afferma così: «Interroga la bellezza della terra, del mare, dell'aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo…, interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode. Ora queste creature così belle, ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è la bellezza in modo immutabile?» (Sermo 241, 2: PL 38, 1134). Penso che dobbiamo recuperare e far recuperare all'uomo d'oggi la capacità di contemplare la creazione, la sua bellezza, la sua struttura. Il mondo non è un magma informe, ma più lo conosciamo e più ne scopriamo i meravigliosi meccanismi, più vediamo un disegno, vediamo che c'è un'intelligenza creatrice. Albert Einstein disse che nelle leggi della natura «si rivela una ragione così superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordinamenti umani è al confronto un riflesso assolutamente insignificante» (Il Mondo come lo vedo io, Roma 2005). Una prima via, quindi, che conduce alla scoperta di Dio è il contemplare con occhi attenti la creazione.

La seconda parola: l'uomo. Sempre sant'Agostino, poi, ha una celebre frase in cui dice che Dio è più intimo a me di quanto lo sia io a me stesso (cfr Confessioni III, 6, 11). Da qui egli formula l'invito: «Non andare fuori di te, rientra in te stesso: nell'uomo interiore abita la verità» (De vera religione, 39, 72). Questo è un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere quella sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma così: «Con la sua apertura alla verità e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della coscienza, con la sua aspirazione all'infinito e alla felicità, l'uomo si interroga sull'esistenza di Dio» (n. 33).

La terza parola: la fede. Soprattutto nella realtà del nostro tempo, non dobbiamo dimenticare che una via che conduce alla conoscenza e all'incontro con Dio è la vita della fede. Chi crede è unito a Dio, è aperto alla sua grazia, alla forza della carità. Così la sua esistenza diventa testimonianza non di se stesso, ma del Risorto, e la sua fede non ha timore di mostrarsi nella vita quotidiana, è aperta al dialogo che esprime profonda amicizia per il cammino di ogni uomo, e sa aprire luci di speranza al bisogno di riscatto, di felicità, di futuro. La fede, infatti, è incontro con Dio che parla e opera nella storia e che converte la nostra vita quotidiana, trasformando in noi mentalità, giudizi di valore, scelte e azioni concrete. Non è illusione, fuga dalla realtà, comodo rifugio, sentimentalismo, ma è coinvolgimento di tutta la vita ed è annuncio del Vangelo, Buona Notizia capace di liberare tutto l'uomo. Un cristiano, una comunità che siano operosi e fedeli al progetto di Dio che ci ha amati per primo, costituiscono una via privilegiata per quanti sono nell'indifferenza o nel dubbio circa la sua esistenza e la sua azione. Questo, però, chiede a ciascuno di rendere sempre più trasparente la propria testimonianza di fede, purificando la propria vita perché sia conforme a Cristo. Oggi molti hanno una concezione limitata della fede cristiana, perché la identificano con un mero sistema di credenze e di valori e non tanto con la verità di un Dio rivelatosi nella storia, desideroso di comunicare con l'uomo a tu per tu, in un rapporto d'amore con lui. In realtà, a fondamento di ogni dottrina o valore c'è l'evento dell'incontro tra l'uomo e Dio in Cristo Gesù. Il Cristianesimo, prima che una morale o un'etica, è avvenimento dell'amore, è l'accogliere la persona di Gesù. Per questo, il cristiano e le comunità cristiane devono anzitutto guardare e far guardare a Cristo, vera Via che conduce a Dio.


Saluti:

Je salue tous les francophones présents venus du Canada et de France, spécialement les collégiens de Fénelon-Sainte-Marie ! Puissiez-vous annoncer avec joie l'Évangile par le témoignage courageux de votre foi, par une vie conforme au Christ, et par la force de votre charité. Je vous invite à vivre chaque jour dans la sainteté pour irradier sur notre monde la lumière de l'espérance.
Bon pèlerinage !

I greet the participants in the Conference of the Pontifical Council for Health Care Workers. I also greet the El Shaddai European Convention. I welcome the Westminster Cathedral Choir and I thank them, and the other choirs present, for their praise of God in song. Upon all the English-speaking pilgrims present at today's Audience, including those from England, Denmark, Gibraltar, South Africa, Hong Kong, Japan and the United States, I cordially invoke God's abundant blessings.

Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Gott ist keine Illusion, sondern höchste Wahrheit und Antwort auf die Suche unserer Vernunft und unseres Herzens. Der Herr selbst kommt uns bei unserem Suchen entgegen. Öffnen wir uns seiner Wahrheit und seiner Liebe. Maria, die Mutter der Glaubenden, möge uns dabei begleiten! Danke.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de la parroquia de san Francisco Javier, de Formentera, así como a los demás grupos provenientes de España, México, Venezuela, Chile y otros países latinoamericanos. Que el impulso de la fe os lleve a mirar y a hacer mirar a Cristo, verdadera vía que conduce a Dios. Muchas gracias.

Queridos peregrinos vindos de diversas cidades do Brasil e todos os presentes de língua portuguesa: sede bem-vindos! Neste Ano da Fé, procurai conhecer mais a Cristo, único caminho verdadeiro que conduz a Deus, para poder depois transmitir aos demais a alegria desse encontro transformador. Possa Ele iluminar e abençoar as vossas vidas! Obrigado pela visita!

Saluto in lingua araba:

الْبَابَا يَصْلِي مِنْ أَجَلْ جَمِيعَ النَّاطِقَيْنِ بِاللُّغَةِ الْعَرَبِيَّةِ... لِيُبَارِك الرَّبّ جَمِيعَكُمْ

Traduzione italiana:

Il Papa prega per tutte le persone di lingua araba. Dio vi benedica tutti.

Saluto in lingua polacca:

Witam przybyłych na audiencję Polaków. Bracia i siostry, myśląc dzisiaj o drogach wiodących do poznania Boga, dzielmy się z wszystkimi radością wiary, że Bóg stworzył wszechświat, człowieka, uczynił nas swoimi dziećmi. Niech nasza wiara, modlitwa, świadectwo życia będą hołdem uwielbienia Boga, naszego Ojca, który przemienia nasz sposób myślenia, hierarchię wartości, wybory i konkretne działania. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

Traduzione italiana:

Saluto i Polacchi venuti a quest'udienza. Fratelli e sorelle, pensando oggi alle vie che ci portano alla conoscenza di Dio, condividiamo con tutti la gioia della fede, perché è stato Dio a creare il cosmo, l'uomo, e a renderci suoi figli. Siano la nostra fede, la nostra preghiera e la nostra testimonianza di vita, un rendimento di lode a Dio, nostro Padre che trasforma il nostro modo di pensare, i giudizi di valore, le scelte e le azioni concrete. Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto in lingua russa:

Сердечно приветствую паломников из России, особенно группу катехизаторов из Епархии Святого Иосифа в Иркутске во главе с Епископом Монсеньором Кириллом Климовичем.
Да благословит Господь ваше паломничество и да сопутствует вам молитва святых Апостолов и мучеников Вечного Города!
Слава Иисусу Христу!

Traduzione italiana:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Russia, in particolare il gruppo di catechisti dalla Diocesi di San Giuseppe a Irkutsk con il Vescovo Mons. Сyryl Klimowicz.
Il Signore benedica il vostro pellegrinaggio e vi accompagni la preghiera dei Santi Apostoli e dei Martiri della Città Eterna.
Sia lodato Gesù Cristo!

* * *

Rivolgo un affettuoso benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai gruppi parrocchiali, alle associazioni e agli studenti. Saluto i partecipanti al Forum organizzato da Caritas Internationalis e i missionari, sacerdoti e laici, che prendono parte al corso organizzato dalla Pontificia Università Salesiana: la visita alla Sede di Pietro favorisca in tutti il rinnovamento spirituale e l'impegno nell'evangelizzazione.

Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Domani celebreremo la memoria di Sant'Alberto Magno, patrono dei cultori delle scienze naturali. Cari giovani, sappiate conciliare lo studio rigoroso con le esigenze della fede; cari ammalati, confidate nell'aiuto della medicina, ma in misura ancora maggiore nella misericordia di Dio; e voi, cari sposi novelli, con l'amore e la stima reciproca testimoniate la bellezza del Sacramento ricevuto.

 

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sabato 3 novembre 2012

Fondi per i malati di Sla, Saviano non la racconta giusta | Tempi.it

Tagli ai fondi per i malati di Sla. Saviano s'indigna a parole, la Lombardia risponde coi fatti

Non sia mai che l'Epresso parli bene della Lombardia. Nemmeno se la Regione più efficiente d'Italia aderisce (da tempo e nei fatti) all'appello (a parole ma senza fatti) dell'antitaliano per (sua) definizione Roberto Saviano perché il governo non chiuda i rubinetti dei fondi ai malati gravi o gravissimi, tra cui quelli colpiti da Sla (Sclerosi laterale amiotrofica). Lo scrittore napoletano, infatti, pur pronunciandosi nella sua rubrica sul settimanale – e di questo gli va dato merito – sul dovere dello Stato, «oggi e sempre, di tutelare e rendere dignitose» le vite di chi è colpito da queste dure malattie, preferisce non citare il caso dell'amministrazione regionale che più di tutte, da cinque anni a questa parte, di queste vite si occupa in concreto, stanziando soldi e offrendo servizi (gratis per di più).

UN APPELLO CHE NON CADE NEL VUOTO. Per fortuna già c'è chi è sensibile, e pronto a rispondere, da tempo, alle esigenze dei malati di Sla. Come ricordato pochi giorni fa dal governatore uscente della Lombardia, Roberto Formigoni, al terzo convegno di Arisla, l'Agenzia di ricerca per la Sclerosi laterale amiotrofica, tre sono i principali interventi che la Regione ha realizzato dal 2007 a favore dei malati di Sla: un contributo economico mensile alle famiglie di 500 euro, esteso fino a 2.500 a seconda della gravità dei casi; il ricovero di sollievo gratuito fino a 90 giorni presso strutture accreditate da Regione Lombardia (Rsa e Rsd); il contributo alla nascita e allo sviluppo del Centro clinico Nemo presso Niguarda (ed è di pochi mesi fa l'inaugurazione dell'ampliamento di circa 1.000 metri quadrati). Formigoni ha anche ricordato come questo sia «un settore in cui, a dispetto dei continui tagli delle risorse da parte del Governo nazionale, la produzione scientifica italiana è risultata al settimo posto mondiale e al quarto posto europeo (dati 2010)». «Stiamo cercando di far capire al Governo – ha aggiunto Formigoni – che non si possono dare gli stessi servizi con questi continui tagli. Bisogna rendersi conto che di solo rigore si può morire. Le continue e pesanti riduzioni di bilancio possono mettere in grande difficoltà anche la Lombardia, unica grande Regione in pareggio di bilancio da molti anni e con servizi sanitari di assoluta eccellenza».

@rigaz1
Categorie: Società
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