Radiovaticana ci raccoglie una serie di pensieri per aiutarci sulla Parola della odierna messa .
Nella famiglia si gioca la sfida che Dio ci fa nell'educarci a crescere e donarci e nello stesso momento consolarci .
L’indissolubilità del matrimonio nelle catechesi di Benedetto XVI: icona dell'amore di Dio“Non sono più due, ma una sola carne”. Nel Vangelo di oggi, Gesù sottolinea l’indissolubilità del legame matrimoniale. E rammenta che fin da principio, Dio ha creato l’uomo e la donna affinché si unissero per diventare una sola carne. E ai farisei che gli ricordano come Mosè abbia dato agli uomini il diritto di ripudiare la donna, il Signore risponde che ciò fu permesso per la durezza dei loro cuori, “ma all’inizio non era così”. Sul matrimonio, icona dell’amore di Dio, Benedetto XVI si è soffermato in più occasioni. Ripercorriamo alcune sue meditazioni al riguardo nel servizio di Alessandro Gisotti: L’amore umano è “una via privilegiata che Dio ha scelto per rivelarsi all’uomo”. Benedetto XVI mette l’accento sullo straordinario legame tra il Sacramento del Matrimonio e il Mistero trinitario. Proprio in questa relazione d’amore, sottolinea il Papa, possiamo scorgere “l’immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino”:“Dio si è servito della via dell’amore per rivelare il mistero della sua vita trinitaria. Inoltre, il rapporto stretto che esiste tra l’immagine di Dio Amore e l’amore umano ci permette di capire che all’immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano”. (Discorso al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su matrimonio e famiglia, 11 maggio 2006)Il Papa rammenta che “il matrimonio e la famiglia sono radicati nel nucleo più intimo della verità sull’uomo e sul suo destino”. La Sacra Scrittura mostra che la vocazione all’amore “fa parte di quell’autentica immagine di Dio che il Creatore ha voluto imprimere nella sua creatura”:“La differenza sessuale che connota il corpo dell’uomo e della donna non è dunque un semplice dato biologico, ma riveste un significato ben più profondo: esprime quella forma dell’amore con cui l’uomo e la donna, diventando una sola carne, possono realizzare un’autentica comunione di persone aperta alla trasmissione della vita”. (Discorso al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su matrimonio e famiglia, 11 maggio 2006).“Per me – confida il Papa – è una cosa molto bella costatare che già nelle prime pagine della Sacra Scrittura, subito dopo il racconto della Creazione dell’uomo, troviamo la definizione dell’amore e del matrimonio”:“Siamo all’inizio e già ci è data una profezia di che cos’è il matrimonio; e questa definizione anche nel Nuovo Testamento rimane identica. Il matrimonio è questo seguire l’altro nell’amore e così divenire un’unica esistenza, una sola carne, e perciò inseparabili; una nuova esistenza che nasce da questa comunione d’amore, che unisce e così anche crea futuro”. (Incontro con i giovani della diocesi di Roma, 6 aprile 2006).Il Papa osserva che il Matrimonio è il primo Sacramento istituito da Dio già nella creazione. “E’ un sacramento – spiega – del Creatore dell’universo, iscritto quindi proprio nell’essere umano”:“Quindi il sacramento del matrimonio non è invenzione della Chiesa, è realmente “con-creato” con l’uomo come tale, come frutto del dinamismo dell’amore, nel quale l’uomo e la donna si trovano a vicenda e così trovano anche il Creatore che li ha chiamati all’amore”. (Incontro con i giovani della diocesi di Roma, 6 aprile 2006).Le famiglie cristiane, è allora l’esortazione del Pontefice, sono chiamate a testimoniare la bellezza del matrimonio, la sua dimensione d’amore infinito. Un compito ancor più urgente oggi, constata, di fronte al diffondersi di correnti culturali ispirate all’edonismo e al relativismo:“Consapevoli della grazia ricevuta, possano i coniugi cristiani costruire una famiglia aperta alla vita e capace di affrontare unita le molte e complesse sfide di questo nostro tempo. C’è oggi particolarmente bisogno della loro testimonianza.” (Angelus, 8 ottobre 2006)
sabato 14 agosto 2010
lunedì 9 agosto 2010
continua il discorso di Gesù ai discepoli sul valore della persona agli occhi di Dio e sull’inutilità delle preoccupazioni terrene.
Il richiamo del Santo Padre alla bellezza di ognuno agli occhi di Dio .
Una bellezza che offre testimonianze in questi santi sotto elencati di questa settimana.
2 spunti do riflessione in questa settimana : il n°2 della Spe salvi e il libro di Romano Guardini-"accettare se stessi"
Grazie, Santo Padre!
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Palazzo Apostolico di Castel GandolfoDomenica, 8 agosto 2010
Cari fratelli e sorelle,
nel brano evangelico di questa domenica, continua il discorso di Gesù ai discepoli sul valore della persona agli occhi di Dio e sull’inutilità delle preoccupazioni terrene. Non si tratta di un elogio al disimpegno. Anzi, ascoltando l’invito rassicurante di Gesù «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno» (Lc 12,32), il nostro cuore viene aperto ad una speranza che illumina e anima l’esistenza concreta: abbiamo la certezza che «il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova» (Enc. Spe Salvi, 2). Come leggiamo nel brano della Lettera agli Ebrei nella Liturgia odierna, Abramo s’inoltra con cuore fiducioso nella speranza che Dio gli apre: la promessa di una terra e di una «discendenza numerosa» e parte «senza sapere dove andava», confidando solo in Dio (cfr 11,8-12). E Gesù nel Vangelo di oggi – attraverso tre parabole – illustra come l’attesa del compimento della «beata speranza», la sua venuta, deve spingere ancora di più ad una vita intensa, ricca di opere buone: «Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma» (Lc 12,33). E’ un invito ad usare le cose senza egoismo, sete di possesso o di dominio, ma secondo la logica di Dio, la logica dell’attenzione all’altro, la logica dell’amore: come scrive sinteticamente Romano Guardini, «nella forma d’una relazione: a partire da Dio, in vista di Dio» (Accettare se stessi, Brescia 1992, 44).
A tale proposito, desidero richiamare l’attenzione su alcuni Santi che celebreremo questa settimana e che hanno impostato la loro vita proprio a partire da Dio e in vista di Dio. Oggi ricordiamo san Domenico di Guzman fondatore, nel XIII secolo, dell’Ordine Domenicano, che svolge la missione di istruire la società sulle verità di fede, preparandosi con lo studio e la preghiera. Nella stessa epoca santa Chiara di Assisi, - di cui faremo memoria mercoledì -, proseguendo l’opera francescana, fonda l’Ordine delle Clarisse. Ricorderemo il 10 agosto il santo diacono Lorenzo, martire del III secolo, le cui reliquie sono venerate a Roma nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Infine, faremo memoria di altri due martiri del Novecento che hanno condiviso il medesimo destino ad Auschwitz. Il 9 agosto ricorderemo la santa carmelitana Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, e il 14 agosto il sacerdote francescano san Massimiliano Maria Kolbe, fondatore della Milizia di Maria Immacolata. Entrambi hanno attraversato l’oscuro tempo della Seconda Guerra Mondiale, senza perdere mai di vista la speranza, il Dio della vita e dell’amore.
Confidiamo nel sostegno materno della Vergine Maria, Regina dei Santi che amorosamente condivide il nostro pellegrinaggio. A Lei rivolgiamo la nostra preghiera.
Una bellezza che offre testimonianze in questi santi sotto elencati di questa settimana.
2 spunti do riflessione in questa settimana : il n°2 della Spe salvi e il libro di Romano Guardini-"accettare se stessi"
Grazie, Santo Padre!
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Palazzo Apostolico di Castel GandolfoDomenica, 8 agosto 2010
Cari fratelli e sorelle,
nel brano evangelico di questa domenica, continua il discorso di Gesù ai discepoli sul valore della persona agli occhi di Dio e sull’inutilità delle preoccupazioni terrene. Non si tratta di un elogio al disimpegno. Anzi, ascoltando l’invito rassicurante di Gesù «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno» (Lc 12,32), il nostro cuore viene aperto ad una speranza che illumina e anima l’esistenza concreta: abbiamo la certezza che «il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova» (Enc. Spe Salvi, 2). Come leggiamo nel brano della Lettera agli Ebrei nella Liturgia odierna, Abramo s’inoltra con cuore fiducioso nella speranza che Dio gli apre: la promessa di una terra e di una «discendenza numerosa» e parte «senza sapere dove andava», confidando solo in Dio (cfr 11,8-12). E Gesù nel Vangelo di oggi – attraverso tre parabole – illustra come l’attesa del compimento della «beata speranza», la sua venuta, deve spingere ancora di più ad una vita intensa, ricca di opere buone: «Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma» (Lc 12,33). E’ un invito ad usare le cose senza egoismo, sete di possesso o di dominio, ma secondo la logica di Dio, la logica dell’attenzione all’altro, la logica dell’amore: come scrive sinteticamente Romano Guardini, «nella forma d’una relazione: a partire da Dio, in vista di Dio» (Accettare se stessi, Brescia 1992, 44).
A tale proposito, desidero richiamare l’attenzione su alcuni Santi che celebreremo questa settimana e che hanno impostato la loro vita proprio a partire da Dio e in vista di Dio. Oggi ricordiamo san Domenico di Guzman fondatore, nel XIII secolo, dell’Ordine Domenicano, che svolge la missione di istruire la società sulle verità di fede, preparandosi con lo studio e la preghiera. Nella stessa epoca santa Chiara di Assisi, - di cui faremo memoria mercoledì -, proseguendo l’opera francescana, fonda l’Ordine delle Clarisse. Ricorderemo il 10 agosto il santo diacono Lorenzo, martire del III secolo, le cui reliquie sono venerate a Roma nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Infine, faremo memoria di altri due martiri del Novecento che hanno condiviso il medesimo destino ad Auschwitz. Il 9 agosto ricorderemo la santa carmelitana Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, e il 14 agosto il sacerdote francescano san Massimiliano Maria Kolbe, fondatore della Milizia di Maria Immacolata. Entrambi hanno attraversato l’oscuro tempo della Seconda Guerra Mondiale, senza perdere mai di vista la speranza, il Dio della vita e dell’amore.
Confidiamo nel sostegno materno della Vergine Maria, Regina dei Santi che amorosamente condivide il nostro pellegrinaggio. A Lei rivolgiamo la nostra preghiera.
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