mercoledì 13 agosto 2014

Vaticano denuncia i crimini del Califfato islamico | Tempi.it

Risposta a Socci?!

Vaticano denuncia i crimini del Califfato islamico. Warduni (Baghdad): «Usa e Ue intervengano subito»

isil-esecuzioneIl Vaticano condanna le «indicibili azioni criminali» compiute dall'autoproclamato Califfato in Iraq. Il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, guidato dal cardinale Jean-Louis Tauran ha reso pubblica una dichiarazione in cui denuncia «la situazione drammatica dei cristiani, degli yazidi e di altre comunità religiose ed etniche numericamente minoritarie in Iraq esige una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte dei responsabili religiosi, soprattutto musulmani, delle persone impegnate nel dialogo interreligioso e di tutte le persone di buona volontà. Tutti devono essere unanimi nella condanna senza alcuna ambiguità di quei crimini e denunciare l'invocazione della religione per giustificarli. Altrimenti quale credibilità avranno le religioni, i loro seguaci e i loro capi? Quale credibilità potrebbe avere ancora il dialogo interreligioso pazientemente perseguito in questi ultimi anni?».
Il documento cita nel testo tutti i crimini di cui si sono resi responsabili i terroristi musulmani jihadisti: i massacri, le crocifissioni, le conversioni forzate, i rapimenti, le distruzioni di luoghi e immagini sacre. «Nessuna causa – si legge – potrebbe giustificare una tale barbarie e certamente non una religione. Si tratta di un'offesa estremamente grave nei confronti dell'umanità e di Dio che ne è il Creatore». Il documento si chiude ricordando le parole di papa Francesco: «Che il Dio della pace susciti in tutti un desiderio autentico di dialogo e di riconciliazione. La violenza non si vince con la violenza. La violenza si vince con la pace!».
Il 15 agosto la Cei ha indetto una giornata di preghiera per i cristiani perseguitati, cui hanno aderito le maggiori associazioni e i movimenti religiosi.

hadba-mosul-minareto-stato-islamico600 RAGAZZE RAPITE. Sul territorio iracheno, intanto, continua a essere drammatica la situazione dei profughi e rovente la questione politica che vede contrapposti il presidente Fuad Masum e il premier al Maliki. La parlamentare yazida Vian Dakheel ha detto che i miliazi del Califfato tengono in ostaggio oltre 600 ragazze della minoranza religiosa nella prigione di Badushn, nella provincia di Ninive. Le ragazze sono state rapite insieme ad altri membri della minoranza yazida a Sinjar, località vicina a Mosul.

«NON VENDETE ARMI A QUESTA GENTE!». Monsignor Shlemon Warduni (qui l'intervista a tempi.it), vescovo ausiliario di Baghdad dei caldei, ha detto alla Radio Vaticana che «la cooperazione del mondo è molto debole ed è venuta molto tardi! Anche dall'Europa, anche dall'America… Voi dite: "Meglio tardi che mai", ma la nostra tragedia non è stata presa sul serio sin dall'inizio. Per questo il Patriarca e noi tutti abbiamo visto la noncuranza del mondo all'inizio, per almeno quasi un mese. Per questo siamo arrivati a questo punto. All'inizio, almeno, parlavano con una lingua dolce con i cristiani, ma solo per alcuni giorni… Poi sono però arrivati a cacciarli, a ucciderli se non diventavano musulmani. E questo non solo a Mosul, perché quattro giorni fa hanno "svuotato" tutta la Piana di Ninive: i bambini, gli anziani dormono per la strada… Una cosa tremenda! Noi vogliamo un'azione pronta, adesso, subito! Quanti bambini sono morti, quante donne sono state calpestate, quanti uomini sono stati uccisi! Perciò, Sua Beatitudine dice, e anche noi che lui, che il mondo deve intervenire molto presto, subito! Non deve vendere le armi a questa gente!».

USA E EUROPA INTERVENGANO. Warduni descrive una scena apocalittica con «150-200 mila persone che si trovavano all'aperto… Noi gridiamo a tutto il mondo: "Per favore, fate qualche cosa! Per favore non vendete le armi!". Noi non vogliamo la guerra! Noi non vogliamo uccidere gli altri, ma vogliamo i nostri diritti, vogliamo la pace! Vogliamo la sicurezza per i nostri bambini e le nostre donne, per le ragazze che vengono maltrattate. Se il governo si unisse con i curdi, con un cuore solo, certamente le cose sarebbero di altro tipo. Però anche gli americani, anche l'Europa devono intervenire! Anche se i curdi non sono con il governo…».




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MASSACRO IN CORSO DI CRISTIANI (COMPRESI DONNE E BAMBINI). QUALCUNO IN VATICANO DEVE VERGOGNARSI DAVANTI A DIO E AGLI UOMINI. VERGOGNA!!!!!!! – lo Straniero


MASSACRO IN CORSO DI CRISTIANI (COMPRESI DONNE E BAMBINI). QUALCUNO IN VATICANO DEVE VERGOGNARSI DAVANTI A DIO E AGLI UOMINI. VERGOGNA!!!!!!!

Il dramma in corso dei cristiani perseguitati vede i laici (perfino governi anticlericali come quello francese) quasi più sensibili del mondo cattolico ed ecclesiastico. Dove si trattano con poca sensibilità e qualche fastidio le vittime, mentre si usa una reticente cautela – cioè i guanti bianchi – verso i carnefici.

Duecentomila cristiani (ma anche altre minoranze) sono in fuga, cacciati dai miliziani islamisti che crocifiggono, decapitano e lapidano i nemici. In queste ore mi giungono pure notizie ufficiose di efferatezze indicibili su donne e bambini (speriamo non siano vere).

Considerando questo martirio dei cristiani che sono marchiati come "nazareni" senza diritti, braccati, uccisi, con le chiese bruciate e la distruzione di tutto ciò che è cristiano, la voce del Vaticano e del Papa – di solito molto interventista e vigoroso – è stata appena un flebile vagito.

Neanche paragonabile rispetto al suo tuonare cinque o sei volte "vergogna! Vergogna! Vergogna!" per gli immigrati di Lampedusa, quando peraltro gli italiani non avevano proprio nulla di cui vergognarsi perché erano corsi a salvare quei poveretti la cui barca si era incendiata e rovesciata mentre erano in mare.

 

LA NOTA (STONATA)

 

Ha ragione Giuliano Ferrara. Che di fronte all'orrore che si sta consumando nella pianura di Ninive, il Vaticano abbia partorito, giovedì (in grave ritardo oltretutto), una semplice "nota" di padre Federico Lombardi dove, a nome del Papa, si chiede alla "comunità internazionale" di porre fine al "dramma umanitario in atto" in Iraq, è quel minimo sindacale che ha l'unico obiettivo di salvare la faccia.

Anche perché è ben più di un "dramma umanitario" e nulla si dice su cosa bisognerebbe fare. Inoltre – osserva Ferrara – "nulla, nella dichiarazione freddina, viene detto su chi siano i responsabili di questi 'angosciosi eventi'. Non un accenno alle cause che hanno costretto le 'comunità tribolate' a fuggire dai propri villaggi".

Ormai la forza con cui Giovanni Paolo II difendeva i cristiani perseguitati è cosa passata e dimenticata. E anche la limpidezza del grande discorso di Ratisbona di Benedetto XVI – che era una mano tesa all'Islam perché riflettesse criticamente su se stesso – è cosa rimossa.

Quella dell'attuale pontificato è una reticenza sconcertante di fronte a dei criminali sanguinari con i quali – dicono i vescovi del posto – non c'è nessuna possibilità di dialogo perché nei confronti dei cristiani loro stessi han detto "non c'è che la spada".

Una reticenza che è ormai diventata consueta nell'atteggiamento di papa Bergoglio, che non pronuncia una sola parola in difesa di madri cristiane condannate a morte per la loro fede in Pakistan o in Sudan (penso ad Asia Bibi o a Meriam), che si rifiuta perfino di invitare pubblicamente a pregare per loro, che quando c'è costretto parla sempre genericamente dei cristiani perseguitati e arriva ad affermare, come nell'intervista a "La Vanguardia" del 13 giugno: "i cristiani perseguitati sono una preoccupazione che mi tocca da vicino come pastore. So molte cose sulla persecuzione che non mi sembra prudente raccontare qui per non offendere nessuno".

Per non offendere chi? I criminali sanguinari che crocifiggono i "nemici dell'Islam"? Non è sconcertante?

Ci sono migliaia di innocenti inermi in pericolo di vita, braccati e laceri, in fuga dagli assassini e Bergoglio si preoccupa di "non offendere" i carnefici?

Perché tutti questi riguardi quando si tratta del fanatismo islamista? Perché nemmeno si osa nominarlo? E perché si chiede alla comunità internazionale di mettere fine al "dramma umanitario" senza dire come?

 

L'ESEMPIO DI WOJTYLA

 

Oltretutto il papa poteva seguire l'esempio di Giovanni Paolo II. Ci aveva già pensato questo grande pontefice infatti a elaborare la nozione di "ingerenza umanitaria", venti anni fa: quando si deve impedire un crimine contro l'umanità e non vi sono più altri mezzi diplomatici è doveroso, da parte della comunità internazionale, un intervento militare mirato e proporzionato che scongiuri il perpetrarsi di orrori incombenti.

Bastava a Bergoglio ripetere questo principio che è stato già recepito a livello internazionale.

D'altra parte che di questo ci sia bisogno lo dicono i vescovi di quelle terre: "Temo che non ci siano alternative in questo momento a un'azione militare, la situazione è ormai fuori controllo, e da parte della comunità internazionale c'è la responsabilità di non aver fatto nulla per prevenire o fermare tutto questo".

Lo ha dichiarato Bashar Matti Warda, l'arcivescovo di Erbil che si trova in prima linea, immerso nel dramma.

E' troppo comodo – da parte di certi cattolici – lanciare generiche denunce contro l'Occidente, contro il "silenzio colpevole" (di chi?), quando da anni fra i notabili cattolici si evita accuratamente di denunciare i fanatici islamisti con nome e cognome, quando si ha cura solo di sottolineare che il loro non è il vero Islam (che com'è noto è rose e fiori), quando non si richiama mai energicamente il mondo islamico al dovere di rispettare le minoranze cristiane e si evita di chiedere un intervento concreto della comunità internazionale per mettere fine al massacro.

 

L'INAUDITO

 

Del resto Bergoglio non solo non ha chiesto ingerenze umanitarie, ma nemmeno ha lanciato operazioni di soccorso umanitario o iniziative di solidarietà a livello internazionale che coinvolgessero il vasto mondo cattolico. Tardiva è stata anche l'attivazione della diplomazia.

Domenica scorsa, all'Angelus, non ha detto una sola parola sulla tragedia in corso e ha perfino taciuto sull'iniziativa della Chiesa italiana che ha indetto una giornata di preghiera per il 15 agosto a favore dei cristiani perseguitati.

Anche pregare per i cristiani perseguitati è "offensivo" verso i musulmani?

Quantomeno quella dei vescovi italiani sarà una vera e seria preghiera cristiana. E non capiterà di rivedere l'imam che, invitato in Vaticano per l'iniziativa di pace dell'8 giugno scorso con Abu Mazen e Peres, ha scandito un versetto del Corano dove si invoca Allah dicendo "dacci la vittoria sui miscredenti".

Quasi un inno alla "guerra santa" islamica nei giardini vaticani. Un incidente inaudito.

Alla preghiera indetta dalla Cei non accadrà. Ora ci si aspetta almeno che il Papa, prima o poi, si associ all'iniziativa dei vescovi, magari replicando la preghiera in piazza San Pietro per la pace in Siria che, come ricordiamo, combinata con la diplomazia, qualche buon effetto lo ebbe.

Auspicabile sarebbe anche un'attivazione di tutta la cristianità per iniziative di aiuto e di solidarietà ai perseguitati.

Ma pare proprio che non sia questa l'aria. Sembra di essere tornati indietro allo smarrimento dei cupi anni Settanta, alla subalternità ideologica dei cristiani, a quel buio che fu dissolto solo dall'irrompere del grande pontificato di Giovanni Paolo II.

 

Antonio Socci

 

Da "Libero", 10 agosto 2014

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