lunedì 11 settembre 2017

INCONTRO CON IL COMITATO DIRETTIVO DEL CELAM DISCORSO DEL SANTO PADRE Nunziatura Apostolica (Bogotá) Giovedì, 7 settembre 2017

...Non ci è lecito lasciarci paralizzare dall’aria condizionata degli uffici, dalle statistiche e dalle strategie astratte. Bisogna rivolgersi alla persona nella sua situazione concreta; da essa non possiamo distogliere lo sguardo. La missione si realizza sempre in un corpo a corpo...

...Se vogliamo una fase nuova e vitale della fede in questo continente, non la otterremo senza le donne..

La speranza in America Latina passa attraverso il cuore, la mente e le braccia dei laici

Vorrei ribadire quanto recentemente ho detto alla Pontificia Commissione per l’America Latina. È indispensabile superare il clericalismo che rende infantili i Christifideles laici e impoverisce l’identità dei ministri ordinati.

Anche se si è compiuto un notevole sforzo e alcuni passi sono stati fatti, le grandi sfide del continente rimangono sul tavolo e continuano ad attendere l’attuazione serena, responsabile, competente, lungimirante, articolata, consapevole, di un laicato cristiano che, in quanto credente, sia disposto a contribuire: nei processi di un autentico sviluppo umano, nel consolidamento della democrazia politica e sociale, nel superamento strutturale della povertà endemica, nella costruzione di una prosperità inclusiva fondata su riforme durature e capaci di tutelare il bene sociale, nel superare le disuguaglianze e salvaguardare la stabilità, nel delineare modelli di sviluppo economico sostenibili che rispettino la natura e il vero futuro dell’uomo – che non si esaurisce nel consumismo illimitato –, come pure nel rifiuto della violenza e nella difesa della pace.

Di più: in questo senso la speranza deve sempre vedere il mondo con gli occhi dei poveri e a partire dalla situazione dei poveri. Essa è povera come il chicco di grano che muore (cfr Gv 12,24), ma che ha la forza di spargere i piani di Dio.

La ricchezza autosufficiente spesso priva la mente umana della capacità di vedere, sia la realtà del deserto sia le oasi che vi sono nascoste. Propone risposte da manuale e ripete certezze da talkshow; balbetta la proiezione di sé stessa, vuota, senza avvicinarsi minimamente alla realtà. Sono sicuro che in questo difficile e confuso, ma provvisorio momento che viviamo, le soluzioni dei problemi complessi che ci sfidano nascono dalla semplicità cristiana che si nasconde ai potenti e si mostra agli umili: la purezza della fede nel Risorto, il calore della comunione con Lui, la fraternità, la generosità e la solidarietà concreta che pure sgorgano dall’amicizia con Lui.

Tutto questo lo vorrei riassumere in una espressione che vi lascio come sintesi, sintesi e ricordo di questo incontro. Se vogliamo servire, come CELAM, la nostra America Latina, dobbiamo farlo con passione. Oggi c’è bisogno di passione. Mettere il cuore in tutto quello che facciamo. Passione del giovane innamorato e dell’anziano saggio, passione che trasforma le idee in utopie praticabili, passione nel lavoro delle nostre mani, passione che ci trasforma in incessanti pellegrini nelle nostre Chiese come – permettetemi di ricordarlo – san Toribio di Mogrovejo, che non si installò nella sua sede: di 24 anni di episcopato, 18 li passò nei paesini della sua diocesi. Fratelli, per favore, vi chiedo passione, passione evangelizzatrice.

Affido voi, fratelli Vescovi del CELAM, le Chiese locali che rappresentate e l’intero popolo dell’America Latina e dei Caraibi, vi affido alla protezione della Vergine, invocata con i nomi di Guadalupe e Aparecida, con la serena certezza che Dio, che ha parlato a questo continente con il volto meticcio e moreno di sua Madre, non mancherà di far risplendere la sua luce benigna nella vita di tutti. Grazie.

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